Lost and Delirious

11.

Stesso parco, stessi alberi. Stessa panchina, stesso caffè.
E gli stessi due ragazzi.
- Sei…? – ripetè il moro, deluso. – Solo sei ore?
- Guarda che sono tantissime. Di recente andavo dalle tre alle quattro ore per notte… Quasi non ci credevo stamattina quando ho guardato la sveglia.
Harry cambiò totalmente espressione.
- Ah, se è così… direi che ha funzionato alla grande. Potrei avere un futuro come terapista del sonno.
O come schiavetto di sesso, pensò Draco, soffocando una risata. Non pensava ad altro dalla sera prima: desiderava spogliare quel moretto dagli occhi verdi come non aveva mai desiderato altro. Ovviamente preferiva ferirsi con un tagliacarte piuttosto che confidare la cosa a Harry.
In fin dei conti, sapeva che anche l’altro di certo non vedeva l’ora di arrivare al dunque, quindi era solo questione di essere pazienti.
Anche se molto lieve, sentì come una strana sensazione. Come se qualcosa di non materiale stesse cercando di irrompere nella sua testa.
La riconobbe subito, anche se mai era stata così lieve – così ben nascosta – da non accorgersene quasi.
Eresse immediatamente dei muri attorno alla sua mente, per bloccare chiunque stesse tentando di invadere i suoi pensieri.
Si guardò attorno, alla ricerca di qualche mago potente pronto ad affrontarlo, poi lanciò un’occhiata ad Harry.
Lo stava fissando, mezzo sorridente. Draco capì all’istante.
- Razza di stronzo, sei un Legilimens! – s’infervorò, stupito e arrabbiato.
Harry, cerando di avere un’espressione più innocente possibile, fece spallucce.
- Beh, sì. Me l’ha insegnato Silente. E tu, comunque, sei un Occlumante.
- Certo, ho preso lezioni da Piton e da zia Bellatrix quando… - si bloccò, lo sguardo illuminato di chi appena capito qualcosa che era palesemente ovvia.
- Ecco come facevi a sapere che soffrivo d’insonnia da più di un anno… Brutto idiota, quante volte mi hai letto nel pensiero?
- Beh, non molte. Anche se la mia tecnica è molto… raffinata… avevo paura di farmi scoprire. Ma non mi preoccuperei di ciò che ho captato in passato… piuttosto di ciò che ho captato ora – disse, poi scoppiò a ridere fragorosamente.
Draco avvampò, incapace di pensare che Potter fosse al corrente di tutto.
Dopo due buoni minuti, Harry smise di ridere, osservando il ragazzo seduto vicino a lui, zitto e imbarazzato.
- Okay, so che riesci a sopportare a malapena una cosa del genere. Scusa.
- Non voglio le tue stramaledette scuse, Potter. Non me ne frega un cazzo.
- Se lo dici tu… Alziamoci da qua, comunque. Facciamo due passi – disse Harry, lasciando la panchina e buttando il bicchiere del take-away in un bidone.
- Io so dove potremmo andare – disse Draco, alzandosi a sua volta.
- Dove?
- A casa tua.
Silenzio.
- Questo perché… - continuò il biondo, - … perché non ci sono mai stato. Insomma, non mi pare giusto che tu possa scorazzare per casa mia mentre io non ho mai visto il luogo dove vivi.
Silenzio.
- Va bene – disse infine Harry, incamminandosi verso l’uscita del parco.


****

Si sedette con grazia sulla panchina. Era ancora calda.
Poteva sentire il calore del suo corpo ancora presente, lì dove lui era rimasto seduto fino a pochi secondi prima
Poteva sentire ancora nell’aria quel suo tiepido profumo naturale. Un profumo che per lei aveva un solo valore, una sola essenza, un solo nome: amore.
C’era chi diceva che fosse impazzita.
C’era chi diceva questo ed altro.
Ma a lei non importava nulla.
Le bastava solo vederlo camminare da lontano, vederlo andare via.
Sì, le bastava.
Lo guardò finché la sua sagoma non scomparve, poi appoggiò la testa sul marmo freddo della panchina, e respirò l’aria che sapeva ancora di lui.
Sì, tutto questo, per ora, le bastava.

12.

- Odio la metropolitana – sentenziò Draco, dando un’occhiata all’orologio. Si trovavano lì da quasi un’ora.
Avevano preso la Victoria fino ad Oxford Circus, e da lì erano saliti sulla Central, dove da circa quaranta minuti stavano rischiando di morire di caldo.
- Beh, allora non avresti dovuto scegliere Londra come città dove vivere. Potevi andare a Manchester, lì la metropolitana non c’è.
Draco sbuffò. L’erede dei Malfoy in uno squallido monolocale di Manchester? Che grossa, sciocca assurdità.
- Chiudi il becco. Se abiti in culo al mondo non è colpa mia, Potter.
- Ealing Broadway non è affatto in culo al mondo – ribattè secco Harry.
- Si-trova-in-Zona-Tre – rispose l’altro a denti stretti.
Harry lo ignorò, sventolandosi con una piccola mappa della metropolitana che aveva sempre in tasca, nel vano tentativo di combattere il caldo.
- Sto cuocendo – disse Draco.
- Cazzo, sei sempre che ti lamenti! Siamo quasi arrivati – rispose, mentre la metro si stava allontanando da West Acton.
- Spero solo che tu abbia una casa fresca e grande.
- Si vede che non sei mai stato a Ealing Broadway.
- Ah, davvero? E si vede anche che se questo cazzo di tubo non arriva a destinazione entro due secondi giuro che mi Smaterializzo qui davanti a tutti? – ribattè Draco, alzando nervosamente la voce.
Fu proprio in quel momento che la metropolitana iniziò provvidenzialmente a rallentare.

****

Strade vuote e vialetti silenziosi si intrecciavano, alcuni in discesa e altri in salita, su un terreno quasi totalmente collinoso.
E poi case, ovunque. Case vittoriane, tutte pressoché uguali.
- Ma dove cazzo abiti? – esclamò a bassa voce Draco, seguendo Harry tra quelle stradine tutte identiche. Sembrava un grandissimo labirinto.
- Aspetta a vedere con chi abito – fu la secca risposta.
- Cosa intendi? – sbottò il Serpeverde. – Conosco quel tono.
Harry non rispose e continuò a camminare. Si fermò poco dopo davanti ad una delle tante identiche case vittoriane di quel quartiere.
- Ci siamo scelti una casa grande apposta per poter vivere insieme. Anche se non dovessimo… essere più single… ci starebbe spazio anche per i nostri eventuali partner. E poi la distanza dal centro non è un problema: se siamo di fretta, ci smaterializziamo.
- Ma voi chi? Di chi stai parlando?
- Di me e Ron. Dopo… dopo lo scontro finale, abbiamo deciso di vivere insieme. Io sarei dovuto andare a vivere con… lei. Ma poi è successo quel che è successo. Insomma, ci è sembrata un’ottima scelta.
Draco sbiancò.
- Mi stai dicendo che tu abiti con Lenticchia? Lì dentro, c’è Lenticchia?
Harry per poco non scoppiò a ridere.
- No, oggi non c’è, stai tranquillo. E’ via fino a domani sera.
Il biondo tirò un sospiro di sollievo, avanzando per il vialetto che conduceva alla porta d’ingresso. Harry l’aprì con una piccola chiave dorata, poi entrarono.
L’ingresso era spazioso e luminoso, come il resto della casa.
- Che te ne pare? – chiese Harry, quando furono nel salotto, illuminato dalle grandi vetrate in stile vittoriano.
- Niente male – fu il commento.
- Se vuoi… - iniziò il moro, titubante.
Il silenzio di Draco fu un chiaro invito a proseguire.
- Se vuoi… puoi fermarti qui per cena.
- Va bene – rispose Draco in fretta. Forse troppo in fretta.
Harry si fece scappare un sorriso. Colpito e affondato.
- Che cazzo ridi, Potter? – sbottò, alzandosi in piedi.
- E’ solo che mi son ricordato di aver invitato anche Luna stasera. Vabbè, sarà contenta che ci sia anche tu.
Il viso pallido di Malfoy perse, se possibile, quel poco colorito che aveva.
- Tranquillo, scherzavo – disse Harry, poi scoppiò a ridere.
Da quando si frequentava con Draco, si trovò a pensare, rideva molto, ma molto, più spesso.

****

- Eccola – disse piatto, aprendo la porta.
- Cosa sarebbe? – ribattè Draco.
- La stanza degli ospiti. Non ci ha mai dormito nessuno su quel letto, sei il primo.
Draco avanzò e si sedette sul letto, sprofondando nel materasso.
Harry rimase lì, in piedi, a guardarlo.
- Guarda che se non vuoi fermarti, nessuno ti…
- No, no, certo che voglio. Mi hai invitato a restare per la notte e io ho accettato. E’ solo che… Saremo i primi.
- Di che parli?
- Del letto. Saremo i primi a testarlo. Noi due.
Il cuore di Harry balzò in gola… sapeva che dentro di lui moriva dalla voglia di farlo… ma la sua parte razionale non ne era ancora del tutto sicura.
- Andiamo, Potter – sbottò Draco, - so benissimo che anche tu lo vuoi. E’ tutto così perfetto: noi due, in questa casa vuota. Lasciati andare.
Harry si avvicinò a Draco, e gli si sedette accanto. Non potè fare a meno che inspirare il suo profumo. Buono…
Lo vide emozionato – eccitato – al massimo, e capì di esserlo pure lui.
Ma, allo stesso tempo, capì che qualcosa non andava. Non poteva certo negare che desiderava passare una notte di sesso ardente con Malfoy con tutto il suo cuore, ma si sentiva improvvisamente “bloccato”.
Era tutto così strano… anzi, assurdo. Era davvero assurdo trovarsi lì, in procinto di fare sesso, con Draco Malfoy, e non con lei.
Si alzò in piedi, prima che il desiderio lo prendesse a tal punto da non poter più resistere.
- Ma dove…? – ruppe Draco il silenzio, spaesato e confuso.
- Non posso – disse secco Hatty. Banale, pensò, ma vero. Non poteva. Tutto qui.
Girò sui tacchi, e uscì di fretta dalla stanza, lasciando Draco attonito e solo.