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Lost and Delirious

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Messaggio Da Light. Gio Gen 22, 2009 12:52 am

27.

Si svegliò tardissimo quella mattina.
Alzandosi, inciampò su una pantofola. Scostò le spesse tende nere e inondò la camera di luce. Diede un’occhiata alla sveglia: le undici. Ron doveva essere già andato al lavoro. Si infilò un paio di jeans e una felpa pescata senza guardare dall’armadio.
Sceso in cucina, mise sul fuoco la caffettiera e poi si sedette. Il cervello iniziò lentamente ad attivarsi e la mente di Harry iniziò riempirisi di grigi pensieri.

All’alba – o meglio, qualche ora dopo – del terzo giorno che non vedeva Draco , si sentiva uno schifo. Avrebbe potuto negarlo, ma preferì essere sincero con se stesso.
Tre giorni passati nella più oscura malinconia. E rabbia, tristezza, e solitudine. Aveva preso in mano il cappotto circa una dozzina di volte, pronto a materializzarsi di fronte a Draco, pronto a parlare senza grida, a fare la pace di cui tanto sentiva il bisogno.
Ma il suo orgoglio era grande quanto il Big Ben, lo sapeva bene. Per non parlare di quello di Draco.

- Alzati e ripigliati, Harry! Sei a pezzi – gli aveva detto Ron il giorno prima, guardandolo vegetare sul divano, a fare zapping con una faccia da funerale.

Pensò a quanto stupido fosse il suo orgoglio, e lo maledisse stringendo i pugni. Eppure non poteva ignorarlo, quel dannato orgoglio. Perché mai sarebbe dovuto andare lui da Draco? Perché non poteva essere lo stesso Draco a fare uno sforzo? Scosse la testa, accumulando angoscia.
Erano tre giorni che accumulava angoscia. Sentiva che più passava il tempo, più la situazione diventava tragica e irrimediabile.
Ron aveva asserito che era una stronzata. Semplice. Avrebbero fatto la pace, entro poco, e fine della storia. Vedendolo titubante, Ron aveva insistito.

- Dai, Harry, ammettilo. Avete litigato per una stron-za-ta. Perché non dovreste risolvere tutto? E’ logico. Credi a me.

La moka fischiò. Harry si alzò e spense il fuoco.

Logico, aveva detto Ron. Ci aveva pensato e ripensato tutta la notte. Aveva rivisto la faccenda con logica. E più ci pensava, più era scettico. Sapeva bene il perchè.
Quando mai si era fidato della logica? Quando mai si era servito della logica negli ultimi anni? Aveva forse sconfitto Voldemort con la logica? Lui si fidava delle sensazioni, dell’istinito, della prontezza, non della logica.

Si rese conto di essere ancora in piedi davanti al piano cucina. Fece per versarsi del caffè, quando sentì, non troppo lontano da lui, un piccolo pop.
Qualcuno si era materializzato in salotto. Rimase fermo dov’era, il cuore all’impazzata.
- Draco… sei tu?
Senza che avesse deciso di farlo, si era mosso quasi di corsa verso il salotto. Era così convinto che fosse Draco che fece una smorfia quando riconobbe il cappotto di cachemire bianco di Pansy.
- Ciao Harry – salutò lei, accennando un timido sorriso.
- Ciao… - non riuscì a dire nulla. Non aveva la minima idea di cosa ci facesse Pansy Parkinson nel suo salotto.
La ragazza tossicchiò, in evidente imbarazzo di fronte al silenzio di Harry.
- Ah, ehm… scusa. Vieni, accomodati pure. Siediti.
- Grazie.
- Per cosa… a cosa devo questa visita? Sei… sola?
- Oh, sì, sì. Sono sola – cinguettò. Si guardò attorno, fermandosi a osservare la lampada, il televisore, lo specchio. Poi spostò lo sguardo su di lui, inespressiva.
- Senti, Harry, io non so come dirtelo… non ho belle notizie. Niente affatto… - scosse la testa.
Harry non seppe che dire. L’assurdità della situazione gli bloccava la lingua. Cosa voleva dirgli di tanto sconvolgente? Una parte di lui rispose prontamente alla domanda, ma Harry la ignorò.
- Ho saputo di te e Draco.
- Ah…
- E non sai come mi dispiace.
Immagino, pensò Harry. Cercò di non riderle in faccia.
- E non è certo l’ideale parlartene adesso, - continuò lei, - subito dopo una rottura si è molto…
- Rottura? – sbottò Harry, interrompendola. Pansy corrugò la fronte, figendo stupore.
Sentiva un irrefrenabile desiderio di prenderla a pugni.
- Io e Draco non ci siamo lasciati – disse gelido. Pansy mantenne la sua espressione.
- Se corrughi la fronte ancora un po’, ti terrai le rughe fino alla tomba.
Pansy ridacchiò. In un modo che a Harry ricordò disgustosamente la Umbridge.
- Hai ragione. E’ solo che… Draco mi ha detto così.
- Avrai capito male.
- Ho capito benissimo.
Harry scosse la testa. Non ci credeva. Perché diavolo avrebbe dovuto dirle una cosa del genere?
- Draco sa che sei qui?
- In questo momento è al colloquio con mio zio. Sai, per il lavoro…
- Lo sa?
- Gliel’ho detto, sì. Lui è convinto che sia meglio aspettare. Ma io no… prima lo sai, meglio è. Togliere il cerotto fa male, ma farlo dopo è peggio.
- Dirmi cosa?
- Che… che… - Pansy tolse lo sguardo, guardando in basso. – Vedi, Dray ha capito che è meglio che stia un po’ con me. Per vedere come vanno le cose.
Harry scoppiò a ridere.
- Che diamine vai blaterando, Pansy?
L’espressione della ragazza s’indurì. Harry vide un lampo di fuoco nel suo sguardo.
- Non fa ridere. Accettalo, Harry Potter. Dray non ti appartiene.
Si alzò dal divano con un gesto veloce. Harry la imitò.
- E perché tutte queste cose non è venuto a dirmele di persona? Che assurdità!
- Lo farà. Sai, non è facile per lui. I suoi… i suoi sensi di colpa… è una persona così tenera… e poi… non vuole affrontare la cosa. Per questo sono venuta, Harry. Per dirtelo, per strappare il cerotto. Lui non ha il coraggio di… di dirtelo. A volte, un piccolo gesto può essere difficile da confessare.
- Cosa… cosa vuoi dire?
Pansy accennò un sorriso.
- Ci siamo baciati.
Harry si dimenticò di respirare. La cosa non aveva senso. Eppure il tono di Pansy era così fermo, così sicuro. Sentiva una forte pressione sotto la pelle: era l’odio che provava per Pansy.
- Io… io non… - balbettò. Vide il sorriso di Pansy distendersi e prendere forma.
- Rassegnati, Potter. Draco è mio, adesso.
Lo schiaffo colpì la guancia di Pansy con un rumore secco.
Harry si rese conto della cosa solo quando la sua mano tornava giù al suo posto, e la guancia di Pansy iniziava a diventare rossa.
Prima che la ragazza girasse sui tacchi e si smaterializzasse, colse nel suo sguardo la stessa feroce scintillia che aveva visto prima.
Harry crollò a terra, lanciando un urlo rabbioso.
Sentì gli occhi inumidirsi. Si alzò, cercando di non scoppiare a piangere. Si guardò attorno, smarrito, senza sapere cosa fare. Poi vide il mobiletto dei liquori.
Aprì lo sportello e iniziò a cercare.



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Ultima modifica di Light. il Dom Set 20, 2009 4:48 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Konrad37 Sab Gen 24, 2009 7:36 pm

ma...ma...ma che stronza...è_é...non la poteva uccidere...
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Messaggio Da Gianfo Sab Gen 24, 2009 9:02 pm

secondo me nn è vero... pansy sta solo architettando qlcs.... ma l'amore alla fine trionferà????
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Messaggio Da Light. Dom Gen 25, 2009 2:47 am

Chi vivrà, vedrà. E la resa dei conti sarà tosta XD
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Messaggio Da OvittaCopuLli Lun Gen 26, 2009 8:08 pm

sempre più interessante..bella bella davvero!!
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Messaggio Da Ardesia Mer Gen 28, 2009 8:52 pm

Sono andata avanti fino al 21. Ommioddio è una droga questa fanfiction!!!!!Bravissimo,sei una bomba a scrivere!
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Messaggio Da Light. Mer Gen 28, 2009 9:34 pm

28.


Un anno prima.


Era un caldo giovedì di fine luglio quando Evangeline Parkinson cominciò a dubitare della sanità mentale di sua figlia.
Dal giorno in cui avvenne la caduta dell’Oscuro Signore era stata attenta, fino all’esagerazione, al comportamento di sua figlia. E ogni sera faceva un sospiro di sollievo, dopo aver notato che anche quel giorno Pansy non aveva mostrato alcuna difficoltà nell’affrontare la cosa.
Forse le sue paranoie erano insensate, si ripeteva. Eppure non poteva ignorare il carattere lunatico, a tratti iracondo e tendente al dramma, della propria figlia. Per diciotto anni aveva cresciuto e preservato con amore infinito quella sua unica creatura, e mai si sarebbe perdonata se l’avesse persa per una stupida mancanza di attenzione. Se l’eccessiva paranoia avrebbe potuto contribuire al bene di Pansy, allora era ben accetta.
Fu proprio quando iniziava a credere che non sarebbe successo nulla che i suoi peggiori timori ebbero luogo. Il primo urlo lo sentì un martedì sera.
Stava pulendo il tavolo in giardino, dove c’erano ancora i resti della loro cena, quando il silenzio della sera fu rotto da un breve, straziante grido. Portò immediatamente lo sguardo alla finestra della camera di Pansy, che era illuminata. Era stata sua figlia ad urlare, poteva riconoscere quella voce tra mille.
Corse di sopra, fino alla camera, dove trovò Pansy comodamente distesa sul letto, con un libro in mano. Vedendo la madre entrare trafelata, la ragazza corrugò la fronte.
- Che succede, mamma? – chiese con stupore.
- Stai bene? Perché hai urlato? – domandò Evangeline, preoccupata come mai lo era stata.
- Eh? Non ho urlato, mamma. Che stai dicendo?
Passò la seguente mezz’ora a negare, fin quando Evangeline accettò l’idea di essersi sbagliata, di aver sentito probabilmente il pianto del figlio dei vicini. O almeno così disse a Pansy: a se stessa non riusciva a mentire.
La stessa scena si ripetè la mattina seguente. E la donna pianse silenziosamente in camera sua, dopo aver passato un’ora a cercare di convincere Pansy ad ammettere la verità. Evangeline stava potando la siepe del vialetto, quando aveva sentito quel secondo, orribile urlo. E in quell’urlo non solo aveva riconosciuto senza ombra di dubbio la voce di sua figlia, aveva anche sentito tutto il dolore che doveva provare. Aveva pianto per così tanto tempo nascosta nella penombra della camera da letto che si accorse all’improvviso che erano le due del pomeriggio, e né lei né Pansy avevano pranzato.
Uscì dalla stanza, asciugatasi le lacrime, e chiamò sua figlia a gran voce, chiedendole cosa desiderasse per pranzo. Ma non ottenne risposta.
Trovò un biglietto sul tavolo della cucina. Pansy era andata a trovare un’amica, e probabilmente sarebbe rimasta da lei per pranzo.
Evangeline approffittò di quell’inattesa solitudine per sedersi sul divano e ragionare con calma, senza lacrime né altro. Forse sua figlia era stanca, spossata. Le serviva una sfogo, un’attività, e quelle urla non erano altro che la conseguenza di una frustrazione repressa. Non c’era alcun problema, si disse, niente di cui preoccuparsi.
Ripetendosi nella mente queste parole, Evangeline si alzò, e senza pensarci troppo si recò nella camera di Pansy. Non sapeva cosa cercare, ma iniziò comunque a rovistare in giro.
Non dovette farlo a lungo: nel cassetto del comodino trovò una foto di Draco Malfoy. Era stata scattata a Hogwarts, qualche anno prima, e il ragazzo ammiccava tronfio nella sua direzione e poi scoppiava a ridere. La donna voltò la foto, e per poco non scoppiò a piangere.
Sul retro dell’istantanea, Pansy aveva scritto “Draco” innumerevoli volte. Le lettere si sovrapponevano tra loro, e l’inchiostro rosso cremisi le faceva accapponare la pelle.
Furono delle ore di tormento quelle che la separarano dal pomeriggio successivo, un caldo giovedì di fine agosto. Era entrata in camera di sua figlia, con l’intenzione di parlarle della foto che aveva trovato il giorno prima. Ma quando entrò, e vide sua figlia parlare freneticamente da sola, non riuscì a proferire nulla. Pansy alternava pezzi di discorso senza senso a lunghe risate isteriche.
Evangeline, superato lo shock iniziale, cercò di fermarla, di parlarle, ma per sua figlia era invisibile. Pansy gesticolava in direzione dell’armadio, e tutto il resto non era degno d’esser notato. Spesso cambiava tono, da una parola appena mormorata passava a gridare a pieni polmoni, ma le risate che inseriva tra una frase e l’altra erano costanti.
Evangeline sentiva un brivido correrle lungo la schiena ogni volta che Pansy emetteva quella stridula risata. Non riusciva a trovare un senso in ciò che sua figlia diceva, ma poteva cogliere qualche parola ricorrente, come “Dray”, o “destino”.
Quando capì che l’unico modo per aiutarla era chiamare il San Mungo, la cosa cessò: Pansy si calmò, e iniziò a respirare forte.
Abbracciò sua figlia forte come non aveva mai fatto, e pianse di gioia.
Pansy, dal canto suo, non disse più una parola. Ad ogni domanda o parola della madre, rimaneva inespressivamente in silenzio. Il sollievo che Evangeline aveva provato stringendo forte sua figlia durò ben poco. Il timore che fosse diventata incapace di capire o pensare era intollerabile.
Per tre giorni cercò di farla comunicare, con ogni parola o gesto possibile. L’unica reazione che otteneva era uno sguardo terrorizzato ogni volta che accennava a portarla al San Mungo.
E nuovamente provò un breve ed ingannatore sollievo, il quarto giorno, quando sua figlia ruppe il silenzio. Si rese conto quasi subito che Pansy non parlava con lei, anche se la guardava negli occhi. Parlava e basta. E la cosa più agghiacciante era ciò di cui parlava.
Evangeline non capiva quasi nulla, ma sentì frasi sconnesse sull’amore, sulla morte, e sul dolore. Sentì sua figlia parlare di Draco Malfoy, di Harry Potter, di Lord Voldemort, e del suo defunto padre. La sentì blaterare di assassinii, dell’inferno, e di Hogwarts.
Cercò di portarla in ospedale più volte, durante quella lunga giornata, ma ogni volta che lo faceva, Pansy iniziava ad urlare e a colpirla. E quando sentiva i colpi della figlia, vedeva anche nei suoi occhi un luccichio ardente, che le faceva paura.
Verso le sette di sera, prese coraggio, e decise di portare sua figlia al San Mungo, costasse quel che costasse. La salute di sua figlia era più importante di qualsiasi schiaffo ricevuto.
- Andiamo – le sussurrò piano, cingendola per le spalle. La ragazza strillò a pieni polmoni, e si dimenò. Evangeline teneva duro, piangendo. Avrebbe fatto di tutto per il bene della figlia.
La trascinò giù dalle scale, forte di un’energia che non pensava di avere. Pansy si attaccò al divano, scalciando e continuando ad urlare. Evangeline cercò di stringerla tra le proprie braccia, pronta a compiere un smaterializzazione congiunta, quando un calcio la colpì sulla bocca dello stomaco, mozzandole il respiro.
La momentanea mancanza di ossigeno le offuscò la mente, e le fece perdere ogni forza. Vide sua figlia saltarle addosso, facendola rovinare a terra. La botta che prese in testa le portò crudelmente via la lucidità che stava recuperando grazie all’ossigeno che pian piano riprendeva a fluire nei polmoni. Un’enorme paura la sovrastò, mentre sentiva il peso del corpo di sua figlia sopra di lei. Scorse – e il terrore fece capolino nei suo occhi – Pansy prendere un cuscino dal divano.
L’ultima cosa che vide prima che la stoffa azzurra le oscurasse la vista fu il feroce volto di sua figlia. Non potè credere a ciò che stava succedendo, non potè credere che sua figlia la stesse soffocando con un cuscino, sul pavimento del loro salotto. Ma pian piano non potè più pensare a niente, e l’oscurità la soffocò, in una tremenda, tormentata agonia.

****

Quattro mesi dopo.


Pansy si sedette sulla sdraio del giardino. Era una bellissima giornata di sole.
Chiuse gli occhi, sospirando. Aveva avuto il suo bel da fare. Erano state giornate dure, senza ombra di dubbio.
Erano state due settimane di progetti, come le piaceva definirle. Finalmente era riuscita ad andarsene da quell’orribile luogo, dove tutti pensavano che fosse pazza, e così aveva potuto dedicare due settimane a progettare.
Cercò di non pensare al periodo trascorso là dentro. Ricordare l’odore asettico dei camici dei dottori le faceva venire la nausea. E pensare al bianco candore che infettava ogni cosa le faceva venire mal di testa. Lei voleva una vita colorata, non bianca. Voleva fiori, e pesche. E voleva l’amore. Dopo tanta agonia, ora era finalmente libera di vivere, e di amare.
Aveva pianificato ogni cosa, la sua riscossa era pronta per esser messa in pratica.
C’era chi diceva che fosse impazzita. C’era chi diceva questo ed altro.
Ma a lei non importava nulla. Le bastava pensare a lui, a ciò che sarebbero potuti diventare insieme, lei e lui, per sempre uniti. Questo – per il momento – le bastava.
Pansy aprì gli occhi, osservando quell’insolito sole di dicembre.
Avrebbe dovuto aspettare poco meno di un anno per attuare ciò che aveva tanto ponderato, ma sarebbere stata un’attesa più che giustificata. Pensò al futuro pieno di promesse, e alla sua nuova vita, ricca di fiori e pesche. Scoppiò in una lunga risata.
Pansy aveva spalancato le porte alla sua follia.


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Messaggio Da Konrad37 Gio Gen 29, 2009 8:34 pm

oddio...
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Messaggio Da Ardesia Ven Gen 30, 2009 8:18 pm

Porca vacca.... certo che l'hai sviluppato benissimo il personaggio di Pansy..la parte da schizzoide le calza apennello! non vedo l'ora di leggere gli ultimi 2 capitoli..ti pregooo postali veloce!!
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Messaggio Da OvittaCopuLli Ven Gen 30, 2009 10:14 pm

cavoli..non dirò mai abbastanza volte quanto mi piace questa fanfic!!...è davvero bellissima..mi mancherà quando sarà finita:(...
pansy è davvero pazza..paura!!!!
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Messaggio Da Gianfo Lun Feb 02, 2009 4:34 am

pansy è come una sketch all'ennesima potenza XD
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Messaggio Da Light. Lun Feb 02, 2009 4:28 pm

Vero, non ci avevo pensato Wink
Con questo capitolo si chiude la serie di flashback della storia... ora gli ultimi 2 capitoli sono tutti per il finale. Come ho già detto a Chia, sto aspettando una giornata in cui mi sento particolarmente sadico per scriverli XDXD
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Messaggio Da Ardesia Gio Feb 05, 2009 10:03 pm

Noooo non puoi dire così!!! Sadico???perchè??mi fai morire così... ti prego dimmi che non vuoi fare ciò che penso.....
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Messaggio Da Konrad37 Ven Feb 06, 2009 9:21 pm

Ardesia ha scritto:Noooo non puoi dire così!!! Sadico???perchè??mi fai morire così... ti prego dimmi che non vuoi fare ciò che penso.....
oddio...ha cosa pensi?se pensi ha quello che penso io???...oddio...NO GIAN TI PREGHIAMO!
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Messaggio Da Light. Ven Feb 27, 2009 7:43 pm

29.

Non sapeva esattamente da quanto tempo fosse in quella posizione. Delle ultime ore – o forse minuti – ricordava tutto e niente. Forse era rimasto a fissare il soffitto accasciato sul divano, come stava facendo in quel momento, per l’intero pomeriggio. O forse era andato a spasso per la casa, canticchiando stonatamente. Ammesso che fosse pomeriggio…
L’idea di alzarsi e controllare l’ora era tanto assuda quanto dolorosa. L’inestimabile dose di bourbon che aveva graziosamente ingerito iniziava a farsi sentire. Spostò leggermente la testa, cercando per il salotto la bottiglia vuota, ma non la trovò. Vide invece altre due bottiglie stappate: gin e vodka.
Sospirò lentamente, maledicendo la propria stupidità. Perché diavolo gli era saltato in mente di ubriacarsi fino alla nausea? Solitamente non beveva neanche un bicchierino con Ron, preferiva bere succo di zucca… Gli saltò in mente Ron. Ecco cosa doveva fare: aspettare che Ron tornasse a casa. Lo avrebbe aiutato, come ai vecchi tempi, gli avrebbe preparato del caffè, e lo avrebbe lasciato sfogare. E gli avrebbe detto che tutto sarebbe tornato a posto, che le cose tra lui e Draco si sarebbero sistemate come succede sempre tra veri innamorati.
Harry scosse la testa. Non sapeva bene perché, ma ciò che gli aveva detto Pansy lo aveva ferito. Era come se fosse tutto vero, tutto già scritto. Rassegnati, Potter. Draco è mio, adesso.
Harry cercò di alzarsi piano, scacciando quelle parole dalla testa. Non poteva essere vero, assolutamente. L’unico modo per saperlo era parlarne con Draco, cercarlo e poi parlarne. Di certo non sarebbe venuto lui, non se ciò che gli aveva detto Pansy fosse vero.
Sentì mille aghi penetrargli nella testa, e gemette per il dolore. Basta alcool, pensò.

Un piccolo pop risuonò nel corridoio vuoto. Harry sentì un rumore di passi veloci.
- Harry? – fece una voce che il moro riconobbe come la più bella del mondo. Si alzò di scatto, emozionato, ignorando il dolore alla testa.
Draco entrò nella stanza, fissandolo. Con gran dispiacere di Harry, non stava sorridendo. Aveva, anzi, uno sguardo rigido e cupo.
- Draco… - mormorò, cercando di resistere la stanchezza.
- E’ vero che hai picchiato Pansy? – domandò l’altro.
Harry ammutolì. Tra tutte le cose che Draco avesse potuto dire quella era la meno probabile.
- Rispondi. Hai picchiato Pansy, sì o no?
- Io… io le ho dato solo uno schiaffo – rispose Harry, spaesato.
Draco lo investì con uno sguardo duro come l’acciaio.
- Non farlo mai più. Hai capito? Mai più.
- Lei… lei mi ha detto che… - Harry scosse la testa. Non doveva giustificarsi, non ne aveva il motivo. – Lascia stare.
- Cosa ti ha detto? Che ti ho mollato, Harry? Eh?
Harry sentì gli occhi inumidirsi. La durezza della voce di Draco era affilata come una spada.
- Beh, è così. Abbiamo chiuso… è finita.
Harry scosse la testa. Non ci credeva, non aveva senso.
- Cosa cazzo stai dicendo, Draco? COSA?
- CHE AMO PANSY!
Fu peggio di qualsiasi ferita avesse mai ricevuto in vita sua. Si lasciò cadere sul divano, incredulo. E così i suoi sospetti erano fondati, i suoi timori peggiori erano veri.
- Non dire sciocchezze, Draco… Tu ami me… - sibilò, senza guardarlo.
- Non è vero Harry. Te l’ho mai detto? – disse, e scoppiò in una risata fredda come il ghiaccio.
Harry si alzò in piedi, e lo abbracciò.
- Non fare così, Draco, non fare lo stronzo! TU MI AMI, COME IO TI AMO, noi due…
Draco lo colpì alla bocca dello stomaco con un pugno, che lo fece cozzare nuovamente sul divano. La situazione era così irreale che si sentiva come uno spettatore esterno. Riprese fiato, poi si alzò.
- Perché fai così? – chiese, la voce tremante.
- Perché devi accettarlo, Harry. Io adesso ho capito… ho capito che il nostro non era vero amore, non era un amore… sano. Con Pansy posso essere davvero felice, Harry. Io sono un uomo e lei è una donna, capisci? Possiamo avere un bambino, possiamo diventare una famiglia. E lei è una ragazza così dolce, e buona… Tra noi due è stata un’avventura, Harry. Lo capirai anche tu prima o poi, vedrai – disse Draco, calmo.
Harry scosse la testa.
- Sei impazzito, Draco. Cosa ti ha fatto quella stronza? Cosa?
Draco scoppiò a ridere.
- Non c’entra niente Pansy… Sono IO che sono cambiato. Mi sono svegliato, grazie a lei. Ti prego, Harry, non farla difficile. Io… io non riesco ad amarti. Io non ti vedo nemmeno come amico adesso… tu sei… tu sei… diverso. Sei Harry Potter, cristo santo. Io non ti… non ti devo parlare. Noi due dobbiamo allontanarci.
- BASTA! – urlò Harry, spingendolo. – Smettila con tutte queste stronzate! IO TI AMO, brutto idiota. Non ce la faccio senza di te… non ce la faccio senza di te.. non ce la faccio…
- Farai meglio a sopravvivere, Harry. C’è Ron con te. E Luna, e tutti quelli lì. E’ stata una cosa… originale... ma è finita. Cerca di accettarlo fin da ora.
- Tu sei la mia persona… tu sei la mia roccia, tu… senza di te… non c’è senso…
- Nemmeno se ti dico tutte queste cose? Harry, Harry, svegliati. Anche tu puoi non amarmi più. Pensa al fatto che IO non ti amo affatto, e il gioco è fatto.
Harry lanciò un urlo straziante. Non ce la faceva più, voleva che tutto finisse. La crudeltà della situazione era troppo grande da sopportare. Sentiva il dolore per la perdita di Draco iniziare a farsi strada nel suo cuore. Non sarebbe riuscito a sopportarlo, lo sapeva bene. Draco era tutta la sua vita.
- Ti prego, Draco… cerca di… di…
- Di…? Cosa? Se non ti amo, Harry, non c’è niente da fare.
Harry cercò di prendergli le mani, ma Draco lo colpì di nuovo.
- Ora basta! Cerca di essere un uomo, Harry! ACCETTALO, accetta la realtà! Lascia stare me e Pansy d’ora in poi, non voglio un povero depresso tra i piedi, tra noi due E’ FINITA.
- Non ti credo… - disse Harry, sfinito.
- Cosa devo fare per rendermi credibile? Lo vuoi capire che adesso devi solo prenderla bene, e tornare sereno, e.. che ne so, trovare un’altra persona. Cerca di essere felice, senza di me.
- Non ti credo, non ti credo… non ti credo… - mormorò Harry, lasciandosi cadere a terra.
- E allora sentimi. Sei un legilimens, no? Senti cosa provo per te. Scoprirai che è molto meno di quanto pensi.
Harry lo guardò negli occhi, in quelle due sfere grigie che tanto conosceva. Sospirò due o tre volte, poi irruppe nel flusso mentale del ragazzo. Quante volte aveva sognato di farlo, quando ancora non sapeva bene se Draco l’amasse o no…
- Sentimi, Harry… - sibilò Draco, accennando un sorriso.
Ciò che sentì fu peggio di ogni sua aspettativa. Nei sentimenti di Draco non c’era amore, ma neanche calore. Draco non provava alcunchè per Harry, nemmeno un sentimento flebile. Il gelo che c’era all’interno del suo cuore era odio. C’era tanta rabbia, frustrazione, prepotenza nei suoi confronti... Harry troncò la connessione, in preda ai brividi.
- Tu… tu… mi odi.
Draco scoppiò a ridere, estasiato. Fece qualche passo verso l’uscita.
- Finalmente l’hai capito. Addio, Harry Potter. Addio.
Si diresse alla porta di casa, e uscì sbattendola, lasciando la casa in un cupo silenzio.
Harry rimase immobile. Ciò che provava era troppo devastante per poter essere compreso e superato. Ringraziò il cielo quando vide la bottiglia di bourbon sopra lo stereo. Accorgendosi che era ancora mezza piena, la prese in mano. Sapeva di non fare una mossa geniale, ma iniziò comunque a tracannare il bourbon al suo interno, senza quasi respirare.


****


Uscito dalla casa di Potter e Weasley, fu investito dalla luce del sole.
Si guardò attorno, osservando quelle grandi case vittoriane, identiche tra loro. Aveva sempre odiato le case vittoriane, per non parlare dei quartieri di periferia.
Fece qualche passo nel tiepido sole di dicembre, spettinandosi i corti capelli biondi. Sentì la pelle pallida riscaldarsi velocemente, nonostante il freddo pungente. Dopo aver controllato che nessuno fosse nelle vicinanze, si smaterializzò con un lieve svolazzo del cappotto.

Ricomparve in una camera buia, dove un fuoco screpitava sommessamente. Accese la luce della stanza, e si tolse il cappotto. Si sedette su una sedia, sospirando. Era andato tutto bene, fortunatamente. Anche se era stato parecchio difficile…
Aggirò il calderone gigante che si trovava al centro della stanza, e raggiunse il lavandino. Si sciaquò il viso due o tre volte, poi tornò a sedersi. Guardò l’orologio, e iniziò a spogliarsi. Rimase nudo davanti al calderone, canticchiando per alcuni minuti.
Poi iniziò a sentire una strana sensazione. All’improvviso i capelli di platino iniziarono ad allungarsi, e a diventare più scuri. Le sembianze del viso cominciarono a cambiare, diventando più delicate e femminili. Gli occhi grigi divennero velocemente neri. Quando la chioma di capelli corvini ricrebbe del tutto, anche il corpo si era trasformato.
Pansy Parkinson guardò lo specchio dove cinque minuti prima poteva vedere il volto di Draco Malfoy, e sorrise. Si alzò con tutta la grazia di una ragazza felice e innamorata, e si avvicinò al calderone. Con un veloce movimento di bacchetta, fece scomparire dal fondo i resti ancora caldi della Pozione Polisucco.


****


Ron stava percorrendo il vialetto di casa quando la porta si spalancò.
Il ragazzo che ne uscì era indubbiamente Harry, anche se Ron non l’aveva mai visto in tali condizioni. Barcollava scendendo i gradini d’ingresso, e lanciò un urlo quando lo vide.
- Ron! – gli si avventò contro, abbracciandolo.
- Harry?! – fece il rosso sbigottito. – Che diavolo…
L’altro scosse la testa. Teneva in mano – e Ron si chiese come avesse fatto a non accorgersene prima – la sua Firebolt. Aveva le guance rigate, e due occhiaie spaventose.
- Cos’è successo, Harry? – chiese Ron, preoccupato. – Sei distrutto… E sai da… bourbon. Sei ubriaco fradicio. Ma che diamine è successo?
- Niente, niente. Adesso devo andare.
- E dove? Cosa ci fai con la scopa in mano?
- Devo volare.
- E dove? – ripetè Ron. Harry scosse la testa.
- Dove tutto è cominciato. Adesso non ho tempo per spiegarti. Devo andare.
La voce era leggermente incrinata, anche se faceva di tutto per coprirla. Ron lo prese saldamente per un braccio.
- Non puoi andartene via in queste condizioni.
- Non rompere le palle, Ron… lasciami andare. Devo andare.
Ron sospirò. Non sapeva se fidarsi a lasciarlo andare. Sentiva una vocina interiore che gli intimava di prendere Harry e portarlo di peso in casa.
- Ti prego, Harry…
- No, IO ti prego, Ron.
Si guardarono negli occhi per alcuni istanti. Poi Ron mollò la presa.
- Va bene, allora. Vai.
- Grazie.
Harry si allontanò di qualche passo, e salì sulla scopa. Controllò in giro, poi si voltò verso l’amico.
- Ron… sul tavolo della cucina, c’è una lettera per… Draco. Gliela puoi consegnare?
- Perché? Che cosa sta succedendo?
- Niente. Solo una lettera.
Harry si voltò e spiccò il volo. Salì rapido verso il cielo. Ron potè giurare di aver visto una lacrima rigare il volto dell’amico prima che questo si alzasse in volo. Vedendo Harry allontanarsi, sentì crescere in lui una velenosa inquietudine, che lo fece quasi tremare.
- HARRY! – urlò in direzione dell’amico, - QUANDO TORNI MI SPIEGHI TUTTO, OKAY?
Il ragazzo sulla Firebolt voltò la testa, ma Ron non potè udire alcuna risposta. Vide solo un’infinita tristezza nei suoi occhi.
- PERCHE’ TORNI, VERO, HARRY?? HARRY? HARRY!
Ma ormai Harry era lontano, veloce e solo nel cielo, e la voce di Ron si perse nel vento.



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Alla prossima per l'ultimo capitolo! Very Happy


Ultima modifica di Light. il Gio Ago 13, 2009 10:38 pm - modificato 2 volte.
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Messaggio Da Konrad37 Ven Feb 27, 2009 8:25 pm

O.O...ommioddio mi ha trasmesso una rabbiosa tristezza impotente questo capitolo...la parkinson deve schiattare a mio parere!!!>_<
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Messaggio Da Kla32 Ven Feb 27, 2009 8:31 pm

Cacchio! *O*
E' stupendevole! XD Sadicissimo! Grande Gian, sono ancora senza parole per il tuo talento e per il tuo genio Very Happy
Ora, non per farti pressioni, ma non vedo l'ora di conoscere il seguito, muahahah XD
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Messaggio Da OvittaCopuLli Ven Feb 27, 2009 8:40 pm

Konrad37 ha scritto:O.O...ommioddio mi ha trasmesso una rabbiosa tristezza impotente questo capitolo...la parkinson deve schiattare a mio parere!!!>_<
sono d'accordo con te!!!

bellissimo capitolo..come sempre..grande gian^^ cheers
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Messaggio Da Light. Ven Feb 27, 2009 11:04 pm

Grazie a tutti ^^ L'ultimo capitolo lo posterò presto... dovrebbe essere facile da scrivere... è dell'epilogo che ho paura. Very Happy
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Messaggio Da Kla32 Ven Mar 27, 2009 12:23 am

Direi che posso sbizzarrirmi con i complimenti che ti meriti, anche a costo di suonare ripetitiva.
Svolgi uno splendido lavoro con questa fanfiction, non solo per la bellezza della storia in se stessa, ma anche per come sai raccontarla, che certamente non è da poco. Per questo motivo mi tiri tremendamente dentro alla storia, e or-ora che mi ha preso ben bene, ci fai aspettare, ci lasci sulle spine! XD
No va be', non ho nessuna intenzione di metterti fretta perché so che è una cattivissima consigliera, ma spero aggiornerai presto questa storia che ha appassionato tutta l'utenza e della quale non vediamo l'ora di leggere il seguito Wink
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Messaggio Da Light. Dom Mar 29, 2009 1:04 pm

Devo fare un annuncio: sono un emerito imbecille! XD
Ieri stavo spulciando i file del mio hard disk esterno, e nella cartellaLost and Delirious invece che 29 documenti word ce n'erano 28. Guardo bene e vedo che manca il file relativo al capitolo 24. Controllo nel Mac e scopro che quel file è ancora nella cartella File Ricevuti di MSN. (Piccola parentesi: una volta che MaryJane mi beta un capitolo, io lo controllo, poi lo posto sul forum, poi lo taglio e lo porto nell'hard disk esterno) Il dubbio, quindi, di non aver postato il cap.24 diventa una certezza quando vengo qui e controllo questo topic. Il sunto è che non avete letto il 24, perchè sono distratto come non mai e non l'ho pubblicato Razz
Ormai il danno è fatto, ma potete almeno leggerlo adesso, se volete! Per problemi di limite di caratteri, non ho potuto nè inserirlo all'interno del messaggio relativo al cap.23, nè dentro il messaggio relativo al 25. Perciò l'ho diviso in due parte, una subito dopo il 23, e l'altra subito prima il 25. Vabbè andate a guardare a pagina 15, si capisce prima. E SCUSA, SCUSA, SCUSA a tutti voi!
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Messaggio Da Kla32 Dom Mar 29, 2009 8:29 pm

XD Ma suvvia, sono cose che capitano, non abbatterti ^^
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Messaggio Da OvittaCopuLli Mar Mar 31, 2009 9:40 pm

XD....bello anche il 24...ora aspettiamo la fine(curiosa:)
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Messaggio Da CiGNeTTa Gio Apr 23, 2009 8:12 pm

bellissimaaa!!!!!cavoli...devo farti davvero i complimenti, scrivi proprio bene!!!
premetto che:
-sono assolutamente contraria al pairing Harry/Hermione
-non amo particolarmente Draco come personaggio
-in generale non mi piacciono le OOC
eppure trovo questa ff fantastica!!!!
i tuoi personaggi sono veri(seppur molto lontani dall'originale) e coerenti a se stessi, l'intreccio è coinvolgente e la stotia ben scritta...molto ben scritta...bellissima. non vedo l'ora di leggere la conclusione!
complimenti ancora!
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Messaggio Da Light. Gio Apr 23, 2009 11:52 pm

grazie! sono davvero contento che ti sia piaciuta! Wink
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