Lost and Delirious

8.

Dal momento in cui aveva varcato la soglia di casa, non smetteva più di pensare una sola cosa. Una parola, in effetti: perché?
Perché, perché, perché?

Perché diavolo non si era scansato?
Perché aveva guardato – guardato – quella bocca rosea avvicinarsi senza muovere un muscolo?
Perché quando aveva sentito quel sapore in bocca, quella lingua muoversi frenetica, non si era limitato a morsicarla e tirare un pugno al proprietario?
Perché aveva iniziato a muovere anche la sua?
Perché le sue mani avevano iniziato a toccare la schiena di quel biondino che gli era disteso sopra?

Se solo potesse tornare indietro nel tempo, l’avrebbe fatto: si, si sarebbe levato, gli avrebbe urlato contro, e solo allora sarebbe scappato via. Non dopo aver pomiciato per due buoni minuti – assurdo-.
Ma l’avrei davvero fatto? si chiese subito. Vedendo la faccenda da un altro punto di vista, forse non era stata una brutta cosa… doveva ammettere – almeno con se stesso – che non gli era dispiaciuto. Quindi perché non rifarlo?
Perché è Draco Malfoy, diamine! Ho baciato Draco Malfoy, cazzo!

Fermandosi un attimo da quel frenetico pensare, andò in cucina a prepararsi un tè caldo. Quand’era nervoso o agitato, si concedeva sempre una tazza di tè… cosa che non aveva molto senso, visti gli effetti della teina, ma ormai era diventata un’abitudine.
Quando finalmente il tè fu pronto, Harry iniziò a sorseggiarlo. Ed a pensare di nuovo a quel che era appena successo… Draco Malfoy l’aveva baciato e lui… Lui aveva ricambiato. Una risposta gli venne in mente: quello non ero io.
Era impossibile che fosse stato lui… magari un impeto di follia lo aveva colto all’improvviso, controllando le sue azioni momentaneamente.
Con suo sommo dispiacere, dovette bocciare subito quell’ipotesi… era stato lui a ricambiare il bacio.
Come dimenticare quel momento? Si era sentito acceso, vivo.

Chiuse gli occhi per un istante.
Si immaginò per qualche secondo il viso di Draco.

Ce l’aveva bene in mente, impresso nella sua testa…si fece una domanda: cosa sarebbe accaduto se quel viso non fosse solo immaginario, se Draco fosse realmente là, vicino a lui, il suo viso d’alabastro a tre centimetri dal suo?
Non pensò nemmeno ad una risposta, perché il solo pensare alla cosa lo fece sobbalzare dentro.
Frustrato dall’idea, e incazzato con se stesso, finalmente trovò la vera, sincera, onesta risposta a tutte le due domande. Perché ho baciato Draco Malfoy?

Perché mi piace.

9.

Un commediografo inglese discretamente famoso diceva – o meglio, faceva dire al suo dilemmatico personaggio:

“Così ci fa vigliacchi la coscienza: così l’incarnato naturale della determinazione si scolora al cospetto del pallido pensiero”.

E Draco, a cui Shakespeare era sempre stato simpatico quasi quanto la McGranitt, si era lasciato abbandonare dal “pallido pensiero” ormai da una buona mezz’ora.
Immobile, silenzioso, gli occhi fissi su quella tazza di tè da cui doveva ancora bere. E, in testa, un flusso di pensieri – di frasi – continuamente ripetuti.

Non mi piace Harry Potter… Non mi piace Harry Potter… Non sono gay, non sono assolutamente gay… Non mi piace assolutamente Harry Potter…

Si sentiva quasi ridicolo, come protagonista di una sit-com. Ma quella era la sua vita reale e lui aveva appena baciato – per non dire assalito e slinguazzato – Harry Potter. Quello stesso ragazzo che per sette anni di scuola aveva odiato, picchiato, preso in giro, tentato di far espellere, e tanto altro ancora.
Quello stesso ragazzo che da alcuni giorni a quella parte aveva conosciuto meglio, con cui aveva stretto qualcosa di vicino all’amicizia, con cui aveva legato come non aveva mai fatto negli otto anni precedenti.
Nonostante tutto non aveva scuse. Si sentiva come malato, contaminato… come aveva davvero potuto baciare Harry Potter?
Non riusciva a capire… non riusciva a perdonarsi… a perdonare quel bacio folle – e passionale – e quel momento di eccitazione provato durante l’atto.
Si alzò di scatto, colpendo con impeto la tazza di tè, che andò ad infrangersi contro il muro della cucina.

E adesso? si chiese, trattenendosi dal prendere a pugni il primo oggetto sotto tiro.

Come cazzo faccio a guardarlo di nuovo in faccia?

Non era stato lui ad essere baciato, questo era il problema. Era lui che aveva baciato.
Non avrebbe potuto più guardarlo in faccia senza provare vergogna, un’infinita vergogna…

Anche se, d’altra parte, doveva notare che Harry ci era stato. Non solo non si era scansato, aveva anche preso parte attivamente a quel fatidico bacio. Non poteva permettersi di prenderlo in giro, di deriderlo, di dargli del “finocchio”… anche a lui era piaciuto, Draco ne era sicuro.

Risedendosi, pensò a quello che poteva fare ora. Aveva due alternative.
Poteva evitare Potter per sempre, non incontrarlo mai più, chiudere i rapporti con lui, per non subire l’umiliazione… o la paura di una storia con lui.
Oppure poteva affrontarlo, parlargli. Potevano chiarirsi, decidere cosa fare, insieme.
Quest’ultima scelta sembrò la più ragionevole… al massimo, se la discussione si fosse trasformata in qualcosa di troppo imbarazzante, avrebbe sempre potuto schiantare Potter e andarsene.

Così si alzò, pronto a raggiungere Harry a casa. Arrivato alla porta, però, si bloccò.

Dove cazzo abita Potter?

Accortosi di non avere la risposta, fece per voltarsi, rassegnato.

In quel momento, qualcuno suonò al suo campanello.

Si muoveva con grazia e velocità, facendo increspare solo lievemente la staticità dell’acqua fresca della piscina.
- Sei bravo a nuotare, eh?
Il ragazzo con poche bracciate arrivò al bordo della piscina, dove alzò gli occhi.
- Già… mi è sempre piaciuto nuotare – disse poi, rivolto al moro, che era disteso su di una sdraio.
- Io non ho mai nuotato un granché… sai, i miei zii preferivano lasciarmi a casa della signora Figg quando portavano Dudley in piscina – disse Harry.
- Dai, fai un tuffo anche tu – disse il biondo, coprendosi gli occhi dal sole accecante.
- Meglio di no, preferisco prendere un po’ di sole.
- Ma non farmi ridere… hai solo paura di far vedere che non sei bravo a nuotare. Non serve che lo fai, basta che galleggi un po’. Magari ti puoi tenere attaccato al bordo, come i bambini – disse Draco, scoppiando a ridere.
- Sei tu quello che si deve stancare, non io. Quindi nuota e zitto – rispose l’altro irritato.
Draco si strinse nelle spalle, e tornò a nuotare. Sentiva l’acqua fresca bagnargli ogni centimetro di pelle, sentiva l’amato odore del cloro ovunque attorno a sé. Si sentiva tornato bambino, quando nuotava con sua madre in quella grande piscina, e suo padre li guardava sorridendo disteso su una sdraio mentre leggeva il Profeta.
E, oltre a tutto ciò, si sentiva libero.
Libero come lo era una volta, libero come non avrebbe mai pensato di sentirsi ancora nella sua vita, non dopo quello che era successo.
Pensò a quante belle sensazioni poteva causare una semplice piscina, mentre continuava a nuotare imperterrito.
Arrivò al fondo della piscina, quando si voltò di scatto. Si era sentito osservato… e di fatto Harry lo stava fissando.
- Che fai, Potter, mi guardi il culo? – chiese strafottente, con lo stesso tono di quando, a scuola, lo scherniva davanti ai suoi compagni.
Harry si riscosse da quella specie di trance in cui era caduto. Con suo sommo – infinito – orrore, si accorse che in effetti stava davvero guardando il culo di Malfoy. Non solo il culo, in realtà, ma tutto il suo corpo.
- Che cazzo dici, Malfoy!?! – sbottò, chiudendo gli occhi e tornando a prendere il sole. Si sentiva le gote avvampare… Stava sbavando per il fisico di Malfoy. Assurdo.
Sentì gli occhi bruciare sotto le palpebre per il diretto contatto con i raggi solari a cui non era abituato, ma non osò muoversi né schiuderli.
Era stato scoperto da Malfoy mentre gli osservava con un certo interesse il culo… che vergogna disumana.
Cercò di non pensarci e di godersi il sole, ma era impossibile.
Dopo un po’ si accorse che il rumore dell’acqua mossa dal corpo di Malfoy non si sentiva più. Fece per aprire gli occhi, quando qualcosa gli piombò addosso.
O meglio, qualcuno.

Draco era lì, immobile, davanti alla porta.
Cosa cazzo faccio? si chiese.

Non sapeva se aprire o no. Certo, pochi secondi fa era intenzionato a parlare con Potter, ma ora che la cosa era prossima ad accadere – proprio in quel momento?!? - si sentiva un po’ titubante. Non avrebbe mai avuto la forza d’animo per parlare faccia a faccia con Potter riguardo al fatto che si erano baciati. Era una cosa inverosimile, impensabile.
Il campanello suonò di nuovo.

Prendendo coraggio, aprì la porta.
- Ciao… - disse Harry, sorridendo con poca convinzione.
- Ehilà – salutò l’altro. – Vieni… vieni pure dentro.
Aveva raramente provato tale imbarazzo nella sua vita. E, a giudicare dalla sua espressione, valeva la stessa cosa anche per Harry.
Questo, visibilmente teso, entrò a gran passi in casa, dirigendosi in salotto.
- Sono venuto per parlare di… - iniziò, ma si bloccò.
- Di…? – lo incalzò Draco, contento di non essere lui ad introdurre l’argomento.
- Di quello che stavamo dicendo prima – disse velocemente Harry.
Draco l’avrebbe volentieri appeso al muro. Nemmeno il coraggioso e impavido Harry Potter riusciva a combattere l’imbarazzo e parlare di un bacio.
Beh, di certo non l’avrebbe introdotto lui. Quindi decise di seguire la strategia di Harry: ignorare. Sapeva che era un atteggiamento da codardi ed ipocriti, ma non se ne fece un problema.
- E cosa stavamo dicendo prima?
- Parlavamo della tua insonnia. Che ti devi… stancare – finì la frase più rilassato. Lo strato di imbarazzo nella stanza si era leggermente affievolito.
- Ah, è vero. E cosa proponevi?
- Una bella nuotata.
- Sì, sì, ora ricordo. E dove? Non nel Tamigi, spero.
Harry sbuffò, sedendosi sul divano.
- Certo che no. Pensavo ad una piscina pubblica all’aperto. Magari di una città vicina a Londra dove oggi c’è il sole.
Draco rimase in silenzio per un po’.
- Forse ho un’idea migliore – disse infine.
- Sarebbe?
- Potremmo andare nella mia tenuta estiva. Lì c’è un parco con piscina.
Harry ammutolì… non avrebbe mai pensato che Draco fosse disposto a tornare a casa sua, visto l’isolamento lontano dal passato che aveva scelto dopo la morte della sua famiglia.
- Ma sarà disabitata da parecchio tempo… non credo che la piscina…
- Oh, non c’è problema. Non so come sia la casa, ma la piscina è incantata. Non necessita di cambio d’acqua o di manutenzione. L’abbiamo pagata una fortuna all’epoca, ma ne è valsa la pena. La troveremo come l’ho vista l’ultima volta, non preoccuparti.
Harry fece per dire qualcosa, ma si bloccò.
- Cosa c’è?
- Ne sei sicuro, Draco?
Il ragazzo rimase in silenzio per alcuni secondi. Non sapeva cosa dire, non conosceva la risposta. Ma cercò di fregarsene, di non pensarci.
- Certo.

Sentire il corpo bagnato di Draco sopra il suo gli procurò dei brividi.
- Cosa cazzo fai?
- Andiamo, Harry… Ignorare non serve a un cazzo di niente. E’ stupido non parlare del bacio che ci siamo dati e negare il fatto che… - si bloccò, non sapendo cosa dire.
Gli occhi di Harry caddero sugli addominali scolpiti di Draco, per poi scendere fino al costume blu, dal quale usciva una bionda peluria.
Draco rise.
- Ecco, appunto… - disse, avvicinando le sue labbra a quelle di Harry.
Ma questa volta il moro fu più veloce.
Allungando la testa, fu lui a baciare per primo.
E questo bacio se lo gustò bene, assaporando ogni momento. Con le mani esplorava il perfetto corpo di Draco, mentre questo faceva altrettanto con le sue. Una perfetta combinazione di braccia e lingue, di sospiri e occhiate furtive.
E tutto questo, lo fecero senza alcuna fretta. Con calma.
Perché nessuno dei due, stavolta, sarebbe scappato.