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Lost and Delirious

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Messaggio Da Konrad37 Lun Lug 27, 2009 12:52 am

ma...la fanfic finisce cosi???T___T
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Messaggio Da Light. Gio Ago 13, 2009 11:43 pm

Oddio no, certo che no. In realtà l'ultimo capitolo l'ho scritto dopo gli esami, ma - chiamatemi idiota perchè me lo merito - non mi ero dimenticato di postarlo...
Domani lo recupero dall'altro pc e lo inserisco. Scusate del ritardo incredibile!!
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Messaggio Da Light. Ven Ago 14, 2009 11:50 am

30.


Dove tutto è cominciato.


Il sottile manico della Firebolt risplendeva ai suoi piedi. Il sole aveva appena iniziato a tramontare e donava un riflesso rossastro a tutto ciò che Harry poteva contemplare. Chiuse gli occhi, inspirando lentamente, respirando il profumo di Hogwarts.

Qui, dove tutto è cominciato
.

Riaprì gli occhi, che iniziarono a lacrimare per il vento. Diede un’intensa occhiata allo spettacolare panorama che aveva dinanzi. Il parco del castello era partecipe di una bellezza sconfinata alla luce del crepuscolo. Gli alberi ondeggiavano, vittime della brezza serale, e la superficie del lago non poteva essere più immobile.

Un’altra lacrima gli scivolò lungo il viso, ma il vento non ne era più responsabile. Iniziò a tremare e si chiese nuovamente se avrebbe davvero fatto ciò che aveva intenzione di fare. Fece un passo avanti, come se temesse di venir tentato dall’idea di tornare indietro. Decise di non pensare, di lasciare la ragione indietro, di abbandonarla come aveva già abbandonato tutti gli altri – tranne lui.

Invece di riflettere sul se e sul come, avanzò di un altro passo. Abbassò lo sguardo, e si rese conto che ormai solo una decina di centimentri separava i suoi piedi dal vuoto. La pietra grigia del parapetto della torre, su cui poggiavano i suoi piedi, dieci centimentri più avanti scompariva. Un salto e non c’era più. Harry scoppiò a ridere.

Cercò di capire chi fosse quel ragazzo che rideva. Era ancora lui, o non lo era più? Era ancora Harry?

Scosse la testa, e si asciugò la guancia. Il vento sibilava forte nelle sue orecchie, e lui non aveva tempo per fermarsi a pensare. Doveva dire addio, e poi lasciarsi andare, arrendersi per la prima, ed ultima, volta nella sua vita. Eppure non era pronto a dire addio a lui.

Draco. Draco. Draco.
Chiuse gli occhi e pensò al suo volto, al suo profumo, ai suoi occhi luminosi. Improvvisamente rabbrividì, al ricordo di ciò che aveva sentito dentro Draco, di ciò che aveva letto dentro la sua anima. Tutto l’amore che Harry provava per lui – che lo distruggeva minuto dopo minuto, secondo dopo secondo – era pari solo all’odio con cui Draco lo ricambiava. Com’era possibile che covasse tanto gelo nei suoi confronti? Lui, da cui pensava di essere amato. “Se non ti amo, Harry, non c’è niente da fare” – rabbrividì di nuovo.

Si chiese perché la testa gli girasse così tanto, calda e dolorante, nonostante fosse dicembre e lui fosse a centinaia di metri d’altezza. Poi si ricordò di essere ancora ubriaco - su questo non vi era alcun dubbio. Un movimento veloce catturò la sua attenzione, in fondo al parco. Alla sua stessa altezza, sopra il campo da Quidditch, un bolide sfrecciante tracciava un’orbita casuale.

Un’immagine affiorò nella sua mente, vivida e chiara più che mai. Una ricordella in mano a un ragazzo pallido con lo sguardo da sbruffone. La prima volta che era salito su una scopa era inoltre stata la prima volta con cui si era scontrato con quel piccolo Serpeverde che all’epoca avrebbe volentieri preso a pugni. Il pensiero di Draco gli provocò una fitta di dolore, acuto e intenso, che lo colpì all’improvviso e iniziò a crescere in una spirale senza fine. Si chiese perché mai la sua storia – la loro storia – si fosse conclusa così. Perché diamine il suo romanzo avesse un finale tanto tragico. Si domandò quali divinità – certamente perfide e bastarde – avessero permesso un esito tanto crudele per lui, Harry Potter, il Prescelto, colui che aveva sconfitto il mago oscuro più malvagio e temibile di tutti i tempi. Scosse la testa, sospirando: a tutto ciò non c’era una risposta. C’era solo la realtà, senza risposte e senza pietà; c’era lui, in quell’istante, sul ciglio di una torre, ubriaco e sofferente. Com’era giunto a quel punto?

Cos’era successo? Dove si era perso? Dove?

Mi sono smarrito… non trovo più la strada di casa.

Harry sorrise amaramente. Smarrito e delirante, avanzò di qualche altro centimentro. Si sentiva pronto, e se anche non lo fosse stato l’avrebbe fatto comunque. Doveva farlo in quello stesso istante, ora che il dolore era ancora così intenso e acuto da bruciare la carne del suo corpo, il suo sangue, e il cuore.

Mi farò una capanna di giunchi al tuo cancello…


****

Il crepuscolo tingeva il parco e le sue panchine di un rosso spettrale. Strigendosi nella giacca, ringraziò il ragazzo del chiosco e raggiunse la solita panchina, un caffè fumante tra le mani guantate. Osservò il sottile strato di neve che copriva il parco, già macchiato di numerevoli impronte. Sospirò rumorosamente, conscio di trovarsi in uno stato di sconfinata tristezza. Erano già tre giorni che non vedeva Harry, e la situazione stava diventando a dir poco insopportabile. Quello stronzo non poteva svanire nel nulla, non dopo che aveva permesso a Draco di innamorarsi di lui. Non ci si comporta così, Cristo Santo! Scosse la testa, cercando di dominare la collera crescente. Sapeva benissimo che era tutta una questione di orgoglio. Chi si sarebbe fatto sentire per primo?

Draco decise in quello stesso momento – e fanculo tutto l’orgoglio che aveva – che sarebbe stato lui. Avrebbe perso, certo, ma avrebbe rivisto Harry, e quello era l’importante. Scoppiò a ridere, di una risata liberatoria e, ci avrebbe giurato, allegra. Si era crogiolato per giorni in pene che non doveva sopportare, che poteva evitare. Avrebbe finito il suo caffè, senza fretta, e poi sarebbe andato da lui. L’avrebbe rivisto, e tutta la pena che aveva patito sarebbe stata dimenticata. Perché Draco sapeva – ed era l’unica certezza della sua vita - che nulla aveva senso. Nulla, senza Harry.

- MALFOY! – un urlo squarciò la quiete di Green Park. Si alzò di scatto, guardandosi intorno, e vide Ron correre nella sua direzione. Lo raggiunse, senza fiato e paonazzo in volto.
- Ti-ti… ho… trovato… finalmente…
- Calmati, Weasley. Respira, o farai un colpo – disse Draco, disorientato. Ron scosse la testa.
- Non c’è… tempo – rispose, con una voce che non lasciava presagire niente di buono. Draco gli mise una mano sulla spalla, allarmato.
- Cos’è successo? – chiese piano. Qualcosa iniziò a ronzare nella sua testa. Un rumore sordo, silenzioso, ma che non riusciva ad ignorare. L’immagine di Harry prese possesso della sua mente.
- Cos’è successo? – ripetè, sempre più preoccupato.
- Harry… - farfugliò Ron, lo sguardo stralunato. – Io… Harry se ne è andato… non so dove. Ha detto che andava dove tutto è cominciato. Con la Firebolt. Ma era strano… Ubriaco, senza dubbio. Io… l’ho lasciato, ma… Sconvolto, scombussolato. Dove tutto è cominciato.
- Okay, calmati adesso. Calmati – il rumore sordo aumentò. Il cuore di Draco iniziò a battere più forte… Scacciò via ogni brutto pensiero. Fanculo i presentimenti, si disse. Non era successo niente di grave, nulla di cui preoccuparsi.
- Ora dimmi, Weasley: cos’è successo? Prima, intendo. Cos’era successo?
Ron sgranò gli occhi.
- Cosa cazzo vuol dire? Speravo me lo dicessi tu! Io son tornato a casa, e l’ho trovato in quelle condizioni… io… io credevo vi foste visti.
Draco scosse la testa freneticamente.
- No, cazzo, no! Non lo vedo dalla… litigata.
- Senti, era strano… io non so cosa volesse…
- Cosa diavolo intendi per strano?
- Non l’avevo mai visto così… era come… - si bloccò a bocca spalancata. Iniziò a frugare nella borsa a tracolla e ne estrasse una lettera.
- Mi ha dato questa. Per te.
Draco gli strappò la lettera di mano, impaziente e sempre più agitato. Le mani gli tremavano quando la aprì e iniziò a leggere.

- Continuerò a vivere in questo tristo mondo, che di te privato non è migliore di una stalla? –
Shakespeare aveva ragione, Draco. Ora lo capisco, e capisco anche Pauline. Ti amo.
Harry.


La terra scomparve sotto i suoi piedi. Si inabissò, insieme a Ron, alla luce, al chiosco, agli alberi. La consapevolezza lo colpì come un macete sulla nuca a piena forza, prima ancora che il suo cervello capisse a pieno titolo. Si sentì soffocare, avvolto da ogni dove da un buio opprimente e mortale. Il panico gli impedì di respirare, di muoversi, di formulare un pensiero coerente. La voce di Ron gli giungeva come se i due fossero alle estremità opposte di un campo da calcio. Non capiva quel che il ragazzo stesse dicendo, o urlando, perché non importava. Lui era lì, solo, e sapeva.
Il peggio era successo, e lui non poteva fare nulla.

Il buio opprimente lo stava uccidendo, soffocando dall’alto e dal basso, da destra e da sinistra. Respira, si disse. Respira, combatti. Ma tutto era perduto, non poteva fare niente ormai…

Il volto di Harry balenò nella sua mente all’improvviso, illuminando l’oscurità come un fulmine in piena notte. Non tutto era perduto, non poteva saperlo. Non poteva scavare una fossa e lasciarsi morire, non senza essere certo di quel che sapeva. Come un secondo baluginante fulmine, il volto di Severus Piton sostituì quello di di Harry. I suoi occhi scuri lo investirono infuocati.
Non lasciarti mai abbindolare dalle passioni umane, Draco. Agisci. La voce di Piton ruppe la sordità di Draco. Le sue parole suonarono chiare e vere. Agisci, gli aveva detto Piton. E non aveva la minima intenzione di deluderlo.

Draco inspirò a pieni polmoni e si accorse che l’oscurità si era diradata. Alcune persone lo aveva circondato, i volti preoccupati. Ron lo stava strattonando, lo sguardo folle. Gridava il suo nome.
- Weasley…
- Draco! Porca puttana, cosa ti è successo? Stai bene? Ti sei… non lo so…
Draco si allontanò da lui, scuotendo la testa.
- Non c’è tempo. Devo andare.
Prima che qualcuno potesse dire o fare qualcosa, piroettò su se stesso e si smaterializzò, sotto lo sguardo attonito di Ron e dei Babbani presenti.


****
Doveva ammettere che era tutto molto teatrale.
In tutti gli anni della sua adolescenza aveva rischiato spesso la morte, e molte volte aveva cercato di immaginare come sarebbe successo, come avrebbe detto addio alla sua vita. Ma alla fine era riuscito a sopravvivere – sempre. Non era morto quando aveva affrontato l’Ungaro Spinato nel campo della scuola, e non era morto nel cimitero di Little Hangleton quando Voldemort era risorto. Era sopravvissuto all’Ufficio Misteri, quando era morto Sirius, e aveva superato indenne anche l’ultima battaglia, quella in cui aveva portato a termine il suo compito.

Di certo non aveva mai pensato – mai – che tutto si sarebbe concluso così. Non aveva mai amato la cerimoniosità, eppure non gli dispiaceva l’aspetto teatrale di tutto ciò. Il castello, il tramonto, l’amore non corrisposto che lo aveva condotto lì. Sorrise per l’ennesima volta, pensando a Pauline e a quanto le assomigliasse. Si ricordò che l’ultima volta che aveva visto quella pellicola era con Draco.
Draco. Una lacrima solitaria gli rigò il volto.

Smarrito e cieco, prese un ultimo respiro. Si chiese un’altra volta quanta pazzia egli portasse con sé, quanto folle doveva essere per trovarsi lì, in quel momento, in quell’istante. Aprì la bocca e la sua voce risuonò limpida nell’aere nonostante il forte vento.

- Io con l’anima entrerò nella tua casa. Entro di corsa nella segreta casa.

Non capì se tutto fosse rallentato, in una sorta di scorrimento lento, oppure troppo veloce, quando vide il proprio piede staccarsi dal suolo. Poi l’aria lo colpì in pieno volto, forte e invincibile, quando il suo corpo iniziò la caduta. Si sentì precipitare, più veloce di quanto pensasse, e capì che da lì non poteva tornare indietro. Aveva compiuto il suo salto nel vuoto, la sua ultima sfida.

Decise, qualche istante prima di toccare il suolo, che non sarebbe morto avvolto da quel vortice di suoni e colori così poco familiare, che sarebbe morto con un diverso ritratto negli occhi.

Chiuse gli occhi, mentre continuava a cadere, e cercò nei suoi ricordi il volto di Draco – dannato, perfetto, divino. Cercò di ammirare nulla al di fuori di quello, prima dell’oscurità. E ci riuscì.



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Messaggio Da Konrad37 Ven Ago 14, 2009 2:27 pm

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Messaggio Da CiGNeTTa Dom Ago 16, 2009 11:43 am

oddio...beh, dai, ci sta...io sono per il lieto fine, però....
comunque scrivi dannatamente bene, potresti descrivere un piatto di broccoli e farci sciogliere tutti lo stesso....
bella, mi è piaciuta!!
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Messaggio Da Light. Mer Ago 19, 2009 4:17 pm

Non è mica finita!! C'è l'Epilogo!
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Messaggio Da CiGNeTTa Dom Ago 23, 2009 1:22 pm

allora aspettiamo l'epilogo!!!=DDD
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