Lost and Delirious

5.

- Mi prendi in giro, vero? - chiese Draco, stupefatto.
Davanti al Notting Hill Gate Cinema una calca di persone si affollava per entrare.
- Certo che no... cosa c'è di male? Dai, muoviamoci, gli altri ci stanno aspettando dentro.
Alt! Retromarcia, Potter. Un conto era andare al cinema con lo Sfregiato, un altro era andarci anche con i suoi strambi amici. Non sarebbe rimasto per due ore al buio, condividendo pop corn con Lenticchia e Paciock.
- Chi ci sta aspettando? - chiese a denti stretti.
- Dai, Malfoy, so che non vedevi l'ora di rimanere al buio solo soletto con me, ma avremo altre occasioni per baciarci - disse Harry, ridendo, mentre si avviava già verso l'entrata del Gate.
- Puoi almeno dirmi che film si va a guardare? - chiese Draco, sbuffando.
- Lost and Delirious: L'altra metà dell'amore.
- Non è quel film con la lesbica che si suicida? Già visto, è proprio una m...
- Gran bel tatto, Malfoy - lo interruppe Harry, scocciato. - Si dà il caso che sia il mio film preferito. E che, siccome lo danno in replica, lo andremo a vedere.
Ecco, un momento perfetto per un Silencio ben piazzato. L'Incantesimo Tacitante era proprio quel che ci voleva per la voce supponente e fastidiosa di Potter.
- Se ci tieni tanto - disse l'altro, facendo spallucce. L'unica nota positiva di quel pallosissimo film era la sua durata abbastanza breve.
Una volta provvisti di biglietto si diressero vero la sala, all'entrata della quale ad aspettarli c'erano... Ron Weasley e Luna Lovegood.
Draco si fermò, scoccando al vicino un'occhiata di puro fuoco.
- Che c'è? - chiese Harry.
- Che c'è?! C'è che io non ho la minima intenzione di andare al cinema con la strega più svalvolata di tutta la Gran Bretagna, capito?
- Svalvolata? Luna è solo un po' stramba.
Detto questo si avviò verso i suoi due ex compagni di scuola.
- Ehi, Ron... Luna - salutò i due, sorridendo.
Ron non rispose al saluto, intento com'era a capire cosa diavolo ci facesse Harry con Draco Malfoy. L'espressione sul suo volto - degna delle migliori smorfie di Weasley ostentate durante i suoi sette anni scolastici - era un misto tra stupore e ripudio.
Luna, dal canto suo, canticchiava allegramente occhieggiando le pareti, estranea a ciò che stava succedendo.
- Forza, Draco, vieni a salutare - fece Harry, rivolto a Malfoy, sfoderando un ghigno dei più diabolici.
Caricandosi di tutto l'autocontrollo possibile, Draco arrancò verso il trio, immaginando i mille modi più crudeli per torturare Potter e farlo urlare di dolore.
Si presentò ai due con un flebile e sprezzabile "Ciao". Ron non rispose, e si limitò a muovere il capo, mentre Luna iniziò a fissarlo, gli occhi sgranati a grandi come palline da golf.
Prima che Draco si facesse scappare un monumentale "Ma che cazzo c'hai da guardare?", intervenne Harry.
- Forza, entriamo, prima che ci rubino i posti migliori.
- Vero - annuì Luna, - e speriamo che la sala sia pulita... l'ultima volta che sono andata al cinema ne sono uscita piena di Batteri Cinemini addosso.
Detto questo, entrò in sala quasi saltellando, con i suoi soliti orecchini rapanello dondolanti, sotto lo sguardo attonito di Draco.
Che Salazar ce la mandi buona, pensò.

****

- Certo che è stata una vera cogliona - commentò Draco, sorseggiando la sua birra.
- Ma non capisci un accidenti, Malfoy - disse Harry, scocciato. - Lei amava Tory, e la vita senza di lei non aveva più senso.
- Ho capito, ma poteva evitare di togliersi la vita - disse l'altro noncurante. - E, comunque, questo film fa schifo.
- Perchè non capisci una mazza di cinema, idiota di uno Slytherin.
Draco soffocò una risata... com'era bello far incazzare Potter...
Vedendolo finire la sua pinta, il biondo pensò a com'era strana la vita... chi avrebbe immaginato che loro due - Malfoy e Potter, nero e bianco, notte e giorno - si sarebbero ritrovati a bere birra insieme, entrambi lacerati nel cuore a causa di un mago oscuro del cazzo?
Nemmeno la Cooman... Anzi, soprattutto la Cooman non avrebbe mai potuto immaginarlo.
- Beh, io vado - disse Harry, alzandosi, - sono a cena da Tonks stasera.
- Da chi?
- Quell'auror giovane, carina, che cambia sempre colore di capelli.
- E perchè ti ha invitato a casa sua?
- Beh, in realtà è stato Lupin. Son gia dieci giorni che gli ho promesso che sarei andato a cena da loro, per vedere anche la loro nuova casa.
Draco fece spallucce, finendo la sua birra.
- Vabbè... Ciao.
Quando Harry gli diede le spalle per avviarsi, però, lo bloccò.
- Ehi, senti una cosa... come mai non c'era Paciock oggi? Non esce con voi?
Harry si bloccò, la schiena tesa. Senza voltarsi, riprese a camminare, ignorando la domanda.
- Ciao, Draco - si limitò a dire, - ci vediamo presto.
Draco rimase immobile e confuso, finchè Harry non sparì dalla sua vista. Perchè non aveva risposto?
Un'altra cosa, però, gli venne in mente: le ultime parole che aveva detto Harry.
Ci vediamo presto.
Lasciando una banconota sul tavolino, si alzò e s'incamminò verso la metropolitana.
Sul suo volto, faceva capolino l'ombra di un sorriso.

6.

Scese le scale lentamente, gli occhi ormai abituati al buio che regnava in quella casa, specialmente di mattina. Si sentiva stranamente riposato: quella notte era riuscito a raggiungere le quattro ore e mezza di sonno.
Arrivato in cucina, accese la luce. E quasi non fece un infarto quando vide una sagoma comodamente seduta al tavolo della cucina.
Potter stava allegramente sorseggiando del caffè e leggendo il Profeta del giorno.
- Buongiorno, Malfoy. Il caffè è già pronto - disse noncurante, mentre leggeva l'oroscopo del signor Astro Labio.
- COSA CAZZO CI FAI QUI? - urlò Draco.
- Calmati, razza di Serpe nevrastenica e rompipalle. Ti fa male - rispose l'altro, quasi sorridendo.
- Calmarmi? Calmarmi? Questa è irruzione di proprietà privata, Potter! Che c'è, sei diventato allergico al campanello?
- A parte che si dice irruzione in proprietà privata... e comunque so che ti scoccia sentire il campanello, anche perchè lo senti suonare di rado...
- E tu come fai a saperlo?
- Io? Ehm... immaginavo - rispose Harry impacciato.
Draco si sedette al tavolo, sbuffando. Con un leggero movimento di bacchetta fece levitare la moka e una tazzina fino al tavolo.
- Comunque... perchè sei qua? E, soprattutto, perchè a quest'ora?
Harry chiuse di colpo il giornale, il volto radioso.
- Perchè mi è venuta un'idea grandiosa!
Draco deglutì... se era come quella di due giorni prima, allora era a posto.
- Mi hai detto che soffri di perenne insonnia da ormai un anno, quindi...
- No che non te l'ho detto - sbottò Draco, aggrottando le sopracciglia. - Ti ho detto che soffrivo di insonnia, ma non da quanto tempo.
Harry si strinse nelle spalle. - Mi sa che ricordi male. Comunque... la mia idea è farti stancare il più possibile, così stasera avrai per forza sonno.
Draco lo fissò stralunato. Cioè, era tutto qui quello che la mente del Prescelto sapeva escogitare? Gli rise in faccia.
- Ah ah... che ridicolo che sei, Potter...
- Beh, almeno ho pensato a qualcosa. Forza, mettiti uno dei tuoi vestiti da Conte di Montecristo e andiamo a fare un bagno.
- A fare un bagno? Non so se te ne sei reso conto, ma fuori piove... E nelle piscine coperte non ci voglio andare.
- Non so se te ne sei reso conto, ma noi siamo maghi. E sappiamo fare una piccola cosuccia chiamata Materializzazione.
- Mi stai prendendo in giro, Potter? - chiese Draco, tagliente.
- Non sia mai - rispose l'altro, ridendo sotto i baffi.
- E a cosa stavi pensando? Hawaii? Zanzibar? Oppure il Nilo? Non so se la tua sublime mente ne è al corrente, ma dubito che perfino il tuo amato babbanofilo Silente riesca a farlo – disse Draco, sprezzante.
Il pugno di Harry lo colpì in pieno viso. Draco rotolò a terra, il naso sanguinante, cercando di capire cos’era successo.
- Non parlare di lui in questo modo, Malfoy… Tu non sai un cazzo di lui, tu non sai cos’ha… - urlò Harry, prima di finire scaraventato contro la cucina da un destro ben piazzato del biondo.
- Non farlo mai più – disse Malfoy tagliente, asciugandosi il naso con un fazzoletto di carta. Non era arrabbiato… si sentiva strano, quasi sollevato. Era passato un’eternità dall’ultima volta che aveva picchiato Potter e ora era come esser tornato finalmente a casa.
Fu obbligato a interrompere il suo sghembo ragionamento quando Harry lo spinse con tutta la sua forza contro il muro, facendogli sbattere la testa.
Draco si alzò di scatto, nonostante la vista annebbiata per via della botta, e si buttò a tutta velocità su Harry, che rovinò a terra, l’intero peso di Malfoy addosso.
I due rimasero fermi, ansimanti, per una decina di secondi, in quella strana posizione: Harry disteso, e Draco a cavalcioni sopra di lui.
Il primo pensiero che illuminò la mente del moro fu: Quant’è muscoloso…
Il biondo, dal canto suo, non pensò, ma agì. Senza indugi o attimi di attesa, slanciò il capo verso quello di Harry, unendo le sue labbra a quelle del ragazzo che aveva sotto di sé, quello stesso ragazzo che, al contrario di tutte le sue aspettative, stava ricambiando il bacio… o almeno lo stava facendo la sua lingua.

7.

Un anno prima.

Il ragazzo seduto sulla poltrona rossa si sentiva come un fragile palloncino, pronto a scoppiare da un momento all’altro per il troppo gas inserito dentro. Si sentiva in procinto di esplodere, pieno com’era di emozioni, tutte diverse tra loro.

Non sapeva cosa fare, aveva tante idee ma nessun modo per metterle in atto. Non aveva il tempo di metterle in atto. Non poteva permettersi il lusso di fermarsi a pensare, di sdraiarsi per terra e abbandonare tutto quello che provava dentro di sé. Rabbia, odio, frustrazione, dolore, voglia di correre all’infinito, di cadere in una piscina profonda mille metri, voglia di morire per dimenticare, voglia di vivere per vendicare.

Da quanto era lì, in quello stato?

Come poteva un semplice e fragile essere umano arrivare a quel punto? Come poteva quel ragazzo trovare il coraggio di infilarsi un pugnale tra le costole se voleva anche infilarlo in quelle di qualcun altro?

Si sentiva stanco, pieno, morto dentro. Si sentiva ardere, si sentiva consumare dalle troppe emozioni che covava. Non sapeva quanti minuti, ore, o giorni, fossero passati da quando si era lasciato cadere su quella poltrona. E non gli importava affatto saperlo.

Poi suonò il campanello. Era la prima volta che sentiva quel suono, in quella casa nuova e asettica, un suono che subito trovò fastidioso. Senza badare tanto a quel che faceva, portò il suo corpo fino alla porta, e aprì.

Si riscosse all’istante, almeno in parte, da quel torpore affannoso che da giorni lo assaliva. Non se ne stupì: la figura solenne e ombrosa di Severus Piton faceva sempre il suo effetto.

- Draco – sibilò l’uomo, avvolto come sempre nel suo nero mantello.

- Pro-professore…

- Mi fai entrare? – chiese Piton, gli occhi saettanti sul volto e sul corpo di Draco, come vigili controllori.

Il ragazzo, senza rispondere, spalancò la porta di casa e fece passare il suo ospite. Questo, fermatosi in salotto, continuò a osservare Draco, concentrato al massimo.
Il ragazzo resse il suo sguardo, e uno sforzo immane apparve sul suo viso. Dopo qualche secondo, Piton emise uno sbuffo d’impazienza.

- Andiamo, Draco! – sbottò.

- Perché diamine dovrei farle leggere la mia mente? Se vuole sapere qualcosa, la chieda direttamente a me – disse il ragazzo in risposta.

Piton si sedette di scatto sulla poltrona rossa del salotto e, sentendo com’era calda, capì che Draco doveva aver vegetato seduto lì da almeno due giorni interi.
- Volevo solo… sapere come stai. Hai un aspetto terribile.

- Davvero? Chissà perché… – disse sarcastico Draco. Il volto era sfinito e segnato per il mancato sonno.

- Non fare così… da quant’è che non mangi e che non dormi? Reagisci, Draco.

Il ragazzo, a quelle parole, scattò in piedi.
- Reagire? COME CAZZO POSSO REAGIRE? I miei genitori sono morti, Severus… MORTI. E tu, schifoso traditore, te ne stai lì, tranquillo, a dirmi che devo reagire. Ma vaffanculo!

Uno schiaffo colpì Draco in pieno viso.

- Non osare mai più parlarmi in questo modo, Draco. Ti conosco da diciotto anni, ricordatelo. E… - si bloccò, accorgendosi che gli occhi del ragazzo che aveva di fronte – il duro, freddo, egoista Draco Malfoy – avevano iniziato a lacrimare.

Come poche volte aveva fatto in vita sua, si scompose dal suo solito comportamento distaccato, e lo abbracciò.

Lo abbracciò finché non smise di piangere, in quella casa buia e silenziosa. Ad un certo punto, Draco si staccò dalla sua stretta, e lo guardò negli occhi.

- Perché sei qui? – chiese, la voce incrinata.

- Te l’ho già detto. Volevo sapere come stavi, volevo… voglio aiutarti. Questo momento sarà difficile da superare e io… io ti voglio bene come se fossi mio figlio. Devo vegliare su di te, non posso lasciare che tu ti smarrisca. Lucius non me l’avrebbe mai perdonato.

- Bugiardo – sibilò Draco, allontanandosi. – Tu sei qui perché vuoi sanare quello che hai fatto. Vuoi eliminare i tuoi sensi di colpa.

- Ma di che diavolo stai parlando, Draco?

- Non dire cazzate. Tu hai tradito tutti: me, il Signore Oscuro, i miei genitori.

- Tuo padre sapeva benissimo da che parte stavo, e non ha mai…

- Tu ti senti in colpa, non è vero? Tu hai ammazzato i miei genitori, tu hai…

- TACI! – urlò Piton, gli occhi neri come la pece, ansimante. Quando si calmò riprese a parlare, la voce più addolcita e calma.

- Ascolta, Draco. Lo so quello che stai provando. E so anche che in questo momento sei confuso. Ma devi superarlo, hai capito? – disse, afferrandogli le spalle e scuotendolo, - devi andare avanti. Non lasciarti mai abbindolare dalle passioni umane, Draco. Agisci.

Quella frase, che Piton gli ripeteva da quando era un bambino, fece segno.
Draco guardò quell’uomo negli occhi… quante volte lo aveva visto ridere, litigare, o parlare insieme a suo padre e sua madre. Come poteva escluderlo dalla sua vita, escludere lui, l’unica persona che costituiva ancora un legame con la sua ormai scomparsa famiglia?

Annuì semplicemente, togliendo lo sguardo. Voleva che se ne andasse, voleva rimanere solo. – So che ti preoccupi solo per me. Ho capito, andrò avanti. Ora però è meglio se…

- Draco.

- Che c’è?

- Non fingere con me.

- Non sto fingendo! Davvero, lo so che dovrò farmi coraggio e proseguire senza… senza di loro. Ma ci vorrà tempo…

- Lo so – disse Piton, la voce triste come mai Draco aveva udito. – Se ti serve qualcosa, qualsiasi cosa… sai di poter contare su di me.

- Certo. Ora è meglio se vado a riposarmi un po’, sono stanchissimo.

- Ottima idea – disse l’uomo, dirigendosi verso la porta.

Draco, che non vedeva l’ora di rimanere solo – per fare cosa non lo sapeva, voleva semplicemente stare solo – lo accompagnò all’uscita, sfoderando uno dei peggiori falsi sorrisi di tutta la storia.

Piton stava già oltrepassando la soglia di casa, quando si voltò.
- Un’ultima cosa, Draco. Me lo devi promettere…

- Promettere cosa? – sbottò il biondo irritato, quasi come sapesse già la risposta.

- Che non lo cercherai, che non gli farai del male. Non vendicarti.

Senza dire nulla, Draco annuì. Se avrebbe mantenuto la promessa non lo sapeva, ma per il momento voleva che quell’uomo se ne andasse da casa sua.

Severus Piton accennò un sorriso, poi si volse e richiuse la porta dietro di sé.

Anche se non aveva sonno – erano già tre giorni che non dormiva – Draco salì fino in camera da letto. Era buia, nonostante le persiane spalancate e la finestra aperta. Le si avvicinò, osservando fuori. Piton stava proprio in quel momento girando l’angolo alla fine della via.

Doveva ancora rendersene conto, ma quella visita inaspettata era servita a calmarlo, a placare i suoi turbamenti interni.

Nell’immobile silenzio di quella stanza, Draco sospirò.
Si sentiva solo, come non lo era mai stato.