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Lost and Delirious

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Messaggio Da Light. Mar Set 09, 2008 4:30 pm

Scusate il ritardo, ma ieri non ho avuto tempo di aggiornare ^^

Uhh , è anche uno dei miei capitoli preferiti. Buona lettura!



21.

Draco si lasciò cadere a terra, riprendendo fiato. Si appoggiò a una quercia, sentendo il legno fresco dell’albero dar ristoro alla sua schiena sudata. Era più di un’ora che lui e Harry marciavano in quella foresta, avanzando tra cespugli e rami.
- Ma dove diamine mi hai portato, Saetta?
- Ti ho detto che è una sorpresa, furetto impaziente che non sei altro – rispose Harry, lanciandogli un sassolino sulla testa. – Se tu non fossi andato a fare shopping con la tua migliore amica tutto il giorno, non saresti così stanco – continuò, accennando un ghigno.
- Non-sono-andato-a-fare-shopping – sibilò Draco a denti stretti. – Siamo andati a prendere un gelato insieme. Tutto qui.
- E’ la terza volta in una settimana.
- Che fai, Potter, mi controlli? Non posso andare a fare un giro con una vecchia amica senza destare le gelosie del Prescelto? – Draco scoppiò a ridere.
- Preferirei che tu uscissi con Rita Skeeter piuttosto che con quella. Ron ha detto che dopo la caduta di Voldemort è partita con la testa. Quella è fuori come un balcone, te lo dico io.
Draco sospirò, rialzandosi.
- Se vuoi credere a tutte le baggianate che dice Lenticchia, fai pure. Ma ti ho già detto che Pansy non è pazza, è solo cambiata.
Harry non disse nulla, riprendendo a camminare. Scosse la testa, pensando a quello che aveva detto Draco… non era affatto geloso di Pansy Parkinson.
Geloso. Tsè. Assurdo.

Perché mai Draco avrebbe voluto Pansy? Aveva lui, lo amava. Frena, Harry.

Draco non aveva mai esplicitato di amare Harry. Come del resto nemmeno lui l’aveva fatto nei confronti di Draco. Non si era mai posto il problema, ma ora il problema c’era, evidente come Grop in un mare di gnomi. Dopotutto, lui amava Draco?
Non lo sapeva.
Tutto quello che sapeva – senza ogni minimo dubbio – era che una vita senza Draco pareva impossibile solo da immaginare. L’idea di non averlo più era talmente assurda, talmente spaventosa, che solamente pensare alla cosa gli provocava turbamento.

Ma era lo stesso per Draco? Anche lui aveva sentito quello che aveva sentito Harry la prima volta che avevano fatto l’amore? Dopotutto si baciavano, si abbracciavano, scopavano. E quello che Harry faceva era, per lui, puro oro colato. Non poteva pretendere altro dalla vita, gli bastava Draco.

Il punto era capire se anche per Draco fosse lo stesso. Se anche lui sentiva battere il cuore a mille guardando Harry negli occhi. La sola idea che così non fosse era insopportabile.

Sì, mi sono innamorato, pensò Harry, inciampando in una radice.

- Attento – ruppe Draco il silenzio, afferrando il moro per una spalla. – Ti vedo pensieroso, piccolo fattucchiere fallito. Cosa c’è di tanto preoccupante?
Harry non rispose, perso nei suoi pensieri.

****

Draco sbadigliò, nell’oscurità della radura.
Osservò scettico la tenda che aveva maldestramente montato. Potter e le sue idee.
La prossima volta ci avrebbe pensato due volte prima di assecondare l’ennesimo slancio di follia del mite Grifondoro. Campeggio. Puah.
Non solo era una cosa da Babbani, ma inoltre non aveva mai capito perché si dovesse andare a dormire in una tenda all’aperto, quando a casa c’era un bel letto comodo e decisamente meno umido della terra. Assurdità da Babbani. E da Harry Potter.
Come se non bastasse, erano almeno trenta minuti che aspettava il suo amico boy-scout, che si era offerto tutto eccitato di andare a raccogliere legna.
Forse gli era successo qualcosa. Magari aveva fatto amicizia con uno scoiattolo.
Ridendo tra sé, Draco si alzò dal masso, e s’infilo tra gli alberi dove mezz’ora prima Harry era svanito nel buio della sera.
Camminò per un buon quarto d’ora, seguendo il sentiero appena segnato nella fitta vegetazione. Giunto ad una quercia dalle dimensioni spropositate, sentì un rumore d’acqua che scorreva. Un ruscello. Aggirò l’albero, e seguì il suono attraverso le piante.
Giunse in un vastissimo spazio aperto, una distesa infinita di sassolini bianchi, che splendevano candidi alla luce delle stelle. In mezzo alla distesa, scorreva un ruscello. E, tra il ruscello e l’inizio della vegetazione, quasi invisibile nel mezzo di tutto quel candore, c’era Harry. Disteso e immobile, le mani intrecciate dietro la testa, come in contemplazione del cielo.
Si avvicinò piano, e si sedette accanto a Harry.
- Dormi?
- No – rispose piatto il moro. – Guardo le stelle. Sono stupende. Stenditi anche te, Draco.
Il biondo fece come suggerito, distendendosi vicino a Harry. Guardò il cielo nero come la pece, puntellato da stelle luminose, le stesse stelle che donavano luce ai sassolini su cui erano distesi, piccole lucciole fluorescenti nelle tenebre della notte. Era davvero uno spettacolo incredibile.
Rimasero in silenzio per un po’, ognuno chiuso nell’intimità dei proprio pensieri.
Draco voleva chiedergli cosa lo preoccupasse. Perché era così silenzioso. Ma prima che ebbe tempo di formulare alcunché, Harry parlò.
- Sono mesi che stiamo insieme, Draco. E sono ore che penso a cosa dirti, alle parole giuste per non essere banale, o sdolcinato. Ma chissenefrega, ti dirò semplicemente quello che penso. Sono mesi che stiamo insieme. E ho capito una cosa. Che ti amo.
Silenzio.
- E lo so – continuò Harry, osservando le stelle, - che sei troppo orgoglioso per dirlo anche te. Figuriamoci se Draco Malfoy ammette di amare qualcuno. Harry Potter, per giunta. Ma se anche te sei innamorato, voglio saperlo.
Draco non disse nulla. Continuando a contemplare il cielo, prese la mano di Harry. La portò delicatamente sopra il proprio petto. Poteva sentire il cuore esplodergli dentro, denso d’emozioni.
- Lo senti questo?
Harry annuì.
- Batte solo per te.
Rimasero così, mano nella mano, a guardare le stelle.
E nella stessa posizione si addormentarono, due figure immobili in quell’oceano di sassolini argentati.



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Messaggio Da Konrad37 Mar Set 09, 2008 4:37 pm

*_*...ohmioddioh...che dolcino lui...che bellini cazzarola >_<
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Messaggio Da Light. Sab Set 13, 2008 4:34 pm

Konrad37 ha scritto:*_*...ohmioddioh...che dolcino lui...che bellini cazzarola >_<

Eh gia!
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Messaggio Da OvittaCopuLli Mer Ott 01, 2008 10:48 pm

poi...poi??????
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Messaggio Da Gianfo Dom Ott 05, 2008 8:15 pm

giusto... poi?
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Messaggio Da Light. Dom Ott 05, 2008 11:11 pm

Giusto, scusate.

Ecco il capitolo successivo.



22.

Un anno prima.

La luce del crepuscolo illuminava pacatamente il villaggio e la campagna vicina. Le nuvole rossastre erano immobili, e l’assenza di vento era paragonabile solo al silenzio muto dei campi.
Quando il sole iniziò a nascondersi dietro le colline, una figura ammantata comparve fuori dal nulla, ed un maiale grugnì sonoramente, spaventanto dal leggero crack.
La figura si guardò attorno, e fece pochi veloci passi fino all’uscio della Tana. Bussò due volte, e la porta si aprì quasi all’istante, rivelando una donna dal viso rotondo e stanco.
- Buonasera Albus – sussurrò la signora Weasley, accennando un sorriso poco convinto.
- Molly, – mormorò Silente inchinando leggermente il capo. Entrò nella cucina della Tana, dove un ragazzo lentigginoso era seduto al tavolo. Aveva due profonde occhiaie ed era pallido come la neve.
- Sa-salve professore – balbettò il giovane, cambiando posizione.
- Buonasera Ron – salutò Silente. Guardò con gravità il ragazzo che gli sedeva di fronte, poi scoccò un’occhiata alle scale che portavano ai piani superiori.
- E’ in camera – disse Ron, anticipando la domanda di Silente, che annuì e si sedette.
- Si è ripreso? – chiese a bassa voce, mentre la signora Weasley pescava il bollitore dalla credenza.
Ron rimase in silenzio per qualche secondo, poi parlò come se ogni parola gli costasse uno sforzo enorme.
- Almeno non distrugge più ogni oggetto che trova. Son due giorni che si è calmato. Ma non parla, non mangia quasi nulla, non reagisce.
- Capisco – annuì Silente, poi si alzò. Mise una mano sulla spalla di Ron, che avvampò. – Sei davvero una bravo ragazzo, Ronald. Un degno figlio di tuo padre.
Senza aggiungere altro, salì le scale e raggiunse la porta della camera da letto di Ron. Bussò due volte, ed entrò senza attendere risposta.
Harry era disteso, gli occhi al soffitto, le mani intrecciate dietro la nuca. Quando vide Silente entrare, si alzò di scatto, sorpreso.
- Ciao Harry – salutò Silente, sedendosi sul bordo del letto. Il ragazzo fece un cenno con il capo.
- Il tuo amico Ron mi ha detto che stai meglio…
- Non sto meglio – disse secco Harry, la voce roca di chi non parla da giorni.
- Secondo me, invece, è così. Il tempo non cambia le cose, ma lenisce il dolore. Devi solo capire…
- Capire? – lo interruppe Harry. – Capire cosa? Non mi faccia il solito discorso dell’essere uomo, del dolore che fa bene, e tutte quelle… cavolate. Non c’è nulla da capire, c’è solo… c’è solo…
- Harry – disse dolce Silente, - hai tutto il diritto del mondo a comportarti così. Tutto. E hai tutto il tempo del mondo a disposizione per capire. Capire che devi andare avanti. Finire ciò che hai iniziato. Ed è normale che…
- No, no, no. Basta, BASTA – esclamò Harry alzando leggermente la voce. – Sono stufo. Niente è normale. Non è normale sentirmi così… così.. lei è morta, lo capisce? Morta.
- Capisco, Harry. So cos’è la morte. Anzi, penso di comprenderla meglio della maggior parte delle persone. Ma vedi, ragazzo mio, quando si perde una persona che si ama, l’unica cosa da fare è andare avanti.
Le mani di Harry iniziarono a tremare. Poteva sentire il sangue ribollire dentro le vene, poteva sentire la rabbia surriscaldargli il corpo.
- Sfogati, Harry, se vuoi. Non lasciare che l’ira ti consumi. L’ultima volta hai distrutto metà delle mie inutili cianfrusaglie: l’altra metà è a tua disposizione. Ma cerca di capire, Harry, di capire. So che ce la farai, spero solo che succederà presto. Purtroppo il tempo rimasto è poco, ma io confido in te. Sei la migliore persona che io abbia mai incontrato, Harry, lo sai? – concluse Silente, mentre gli occhi gli divennero lucidi.
La rabbia di Harry si placò. Guardò gli occhi azzurri del Preside, e provò un moto di tenerezza verso di lui. Un sentimento totalmente contrario all’accanimento provato verso Silente quand’era morto Sirius. Non c’era altra via d’uscita, lo sapeva. Silente aveva ragione: andare avanti, ecco cosa importava. Non solo perché era giusto così. Ma perché Harry lo voleva. Doveva farlo, perché voleva farlo. Vendicare tutti, dal primo all’ultimo. Uccidere Voldemort, porre fine al grande capitolo.
- Lo so, Professore… Devo uccidere Voldemort – disse piano, la voce incrinata.
Silente sorrise.
- Solo... solo che ora…
- Oh, no, Harry. No, no, no. Nessuno pretende che adesso ti alzi, bacchetta in mano, alla ricerca di Tom Riddle. Recupera le forze, passa un po’ di tempo con queste persone che hai attorno. Guarda quanto ti vogliono bene, quanto ti amano, quanto sei speciale per loro.
Harry annuì, chiudendo gli occhi.
- Non ritengo sia necessario che tu e Ron torniate a scuola. Mancano solo due settimane alla fine, e non ne vale la pena. Cerca di riposarti, di capire cosa fare.
Harry aprì la bocca, come per dire qualcosa, ma si bloccò. Fece un lungo respiro, poi parlò.
- E’ tornato a scuola, lui? Draco Malfoy?
- No – rispose Silente, penetrando Harry con lo sguardo. – Il destino del giovane Draco è incerto. Spero solo tu non senta alcun desiderio di vendetta, Harry.
Il ragazzo scosse la testa.
- All’inizio… all’inizio era così. Ma ha già… ha già perso i suoi genitori. E non è colpa sua – biascicò Harry, la voce tremante.
Silente sorrise, alzandosi.
- L’ho già detto, ma lo ripeto, Harry. Sei la migliore persona che abbia mai conosciuto nella mia lunga vita. A presto, Harry – disse. Si voltò, il mantello svolazzante, e raggiunse la porta.
- Aspetti! – esclamò Harry, balzando giù dal letto.
Silente si voltò, scoccando a Harry un’occhiata incuriosita. Il ragazzo aprì il primo cassetto del comodino. Ne estrasse una bacchetta magica, dal colore rosso.
- Questa… – disse al Preside, avvicinandosi, - questa bacchetta è di Lucius Malfoy. Quando ho ripreso i sensi… prima di andare via, l’ho vista. Quasi invisibile, tra le rovine del tempio, nel buio della notte. Non so perché l’ho presa. Non lo so.
- E cosa vuoi farne? – chiese gentilmente Silente, sistemandosi gli occhiali a mezzaluna.
- Penso sia giusto darla a Draco.
- Più che giusto, in effetti.
Harry la porse a Silente, che non si mosse. Il ragazzo lo guardò perplesso.
- No, Harry, non posso dargliela io – disse il Preside, scuotendo la testa.
- Come? – chiese Harry, senza capire. – Perché?
- Perché l’hai trovata tu. E tocca a te rendergli la bacchetta di suo padre.
- Io?! – fece Harry, mezzo divertito. – Io dovrei andare da Draco Malfoy, e dargli la bacchetta di suo padre, che ho appena ucciso?
- Certo. Sempre che tu lo voglia, s’intende. Ma da quel che ho capito, la reputi una cosa giusta. Quindi…
- Ma non posso! Non posso presentarmi domani, a colazione, da Draco Malfoy, dio sa dove, come se niente fosse!
- Non devi farlo per forza domani.
- E quando?! – chiese Harry, sempre più sbigottito. La cosa gli pareva assurda.
- Oh, sono sicuro che l’occasione la troverai – rispose Silente, accennando un sorriso. Si voltò nuovamente, aprendo la porta.
- Arrivederci, Harry – salutò, scomparendo alla vista del ragazzo.
Harry si sedette sul bordo del letto, confuso. Sentì dal pianoterra la voce della signora Weasley, che chiedeva a Silente di bere un po’ di tè. La voce del vecchio professore rifiutò gentilmente, poi salutò.
Harry corse alla finestra. Sotto, nel buio della sera, la figura di Silente scomparve con una mezza piroetta. Appoggiò la fronte al freddo vetro della finestra, sospirando.
Si accorse di avere ancora in mano la bacchetta scarlatta di Lucius Malfoy. Prese la sua dalla tasca dei jeans, ed evocò una lunga scatola nera. Vi mise dentro la bacchetta rossa, poi ripose la scatola nel cassetto del comodino.
Si chiese quando mai sarebbe andato da Malfoy a dargli la scatola.
Si chiese quando, dove, come, e perché. Solo immaginare la scena era assurdo.
Scosse la testa, e chiuse gli occhi.
Dopotutto, magari aveva ragione Silente. Prima o poi, l’occasione l’avrebbe trovata.




--------

Che ne pensate?


Ultima modifica di Light. il Gio Set 10, 2009 2:56 pm - modificato 1 volta.
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Messaggio Da Konrad37 Mer Ott 08, 2008 8:44 pm

wow che bel capitolo...mi sembrava di essere proprio nella Tana...O.O...che bello...
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Messaggio Da Gianfo Lun Nov 17, 2008 4:42 pm

ma.... un altro capitolo?
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Messaggio Da Konrad37 Lun Nov 17, 2008 9:11 pm

verolo... Rolling Eyes
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Messaggio Da OvittaCopuLli Mar Dic 02, 2008 8:42 pm

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Messaggio Da luchino93 Lun Dic 15, 2008 4:42 pm

Gianfo ha scritto:ma.... un altro capitolo?
appunto..... bounce
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Messaggio Da Kla32 Lun Dic 15, 2008 6:03 pm

Veramente bella. Sono senza parole.
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Messaggio Da Light. Lun Dic 15, 2008 8:14 pm

23.

Il tragitto dalla pasticceria di Ottery St. Catchpole alla Tana fu molto lungo, a detta di entrambi. Harry superò Draco di qualche passo, sbuffando. Per poco non cadde, scivolando sulla ghiaia del sentiero.
- Dove scappi? – urlò Draco, che stringeva nelle mani una grossa torta impacchettata.
- Non sto scappando – rispose l’altro ad occhi chiusi, cercando di controllarsi. Se quel vampiro di Malfoy non avesse tirato fuori, di nuovo, l’argomento, non si sarebbero trovati a litigare la sera del Ringraziamento, cinque minuti prima della cena. Si sentiva accaldato e cercò di allentare la cravatta.
- Io dico di sì.
- E se anche fosse? Scusa, sai, se non ho la minima voglia di litigare in questo momento. Dovevi per forza parlarne ancora?
- Sì, perché sai che mi dà fastidio – disse Malfoy risoluto. Era cocciuto, dannatamente cocciuto, e lo sapeva. Non aveva avuto la minima intenzione di scatenare un diverbio, voleva solo fargli capire che la cosa non gli andava per nulla a genio.
- Per l’amor del cielo, Draco, siamo stati invitati a passare la cena del Ringraziamento dai nostri amici, e lei no.
- Dai tuoi amici.
- E di certo non morirai se non cena con noi anche oggi.
Draco gli lanciò un’occhiata di fuoco.
- Hai poco da usare quel tono. Se ti dà fastidio che venga, dillo chiaro e tondo. Posso sempre invitarla a casa mia, se te non la gradisci.
- Ti ho già detto che non mi dà fastidio – disse Harry, sapendo di dire un’inestimabile cavolata.

Eccome se Pansy Parkinson gli dava fastidio. Quando Draco gli aveva chiesto se fosse possibile invitarla a cena, aveva detto sì. Molto riluttante, ma aveva detto sì. Quando lo fece, però, non aveva la minima idea che quel muso da carlino sarebbe venuta per altre quattro volte in dieci giorni a cenare a Ealing Broadway. Quattro serate, fra le altre cose, semplicemente orribili.
Pansy era davvero cambiata, come gli aveva detto Draco. Non era più un’insopportabile serpeverde tronfia e arrogante. Era diventata un’insopportabile serpeverde dotata di una nauseante voce tutta zucchero e da un onnipresente sorriso che ad Harry piaceva definire da beota.
Durante le cene, il copione si era svolto sempre allo stesso modo: Pansy che parla a Draco, Pansy che sorride a Draco, Pansy che mangia senza smettere di guardare Draco. Harry era stato totalmente ignorato dalla sua ospite, cosa neanche troppo negativa, ma che gli scocciava ugualmente.
Non sapeva perché Draco ci tenesse tanto a risaldare il rapporto con lei, ma di certo non voleva impedirglielo. Prima di essersi presentato a casa sua con una scatola nera in mano, quello stesso giugno, l’idea che Draco Malfoy potesse avere un briciolo di umanità non l’aveva mai sfiorato. E non aveva la minima intenzione di ostacolare l’inaspettata umanità di cui il suo ragazzo era provvisto. Per questo faceva buon viso a cattivo gioco, evitando di dirgli che avrebbe preferito uno schiopodo sparacoda a cena, piuttosto che la Parkinson.

- Non mi sembra una tragedia – continuò Harry, - il fatto che non passi il Ringraziamento con noi.
- E’-da-sola - disse Draco a denti stretti.
- Oh cielo. Povera, indifesa, piccola Pansy. La vediamo già dopo cena, no? Non ti basta? Per me, vedere quel gargoyle anche solo dopo cena è sufficiente.
Draco non disse nulla. Non c’era via d’uscita. Quella testa di marmo non capiva, e non c’era modo di fargli capire. Era meglio troncare la discussione, pensò.
- Vabbè, finiamola qui – disse in tono asciutto, - la vedremo dopo. Cerchiamo di muoverci, invece, ci staranno aspettando.
Harry continuò a camminare, senza dire nulla. Draco aveva alzato bandiera bianca… non voleva rovinare la serata, non voleva che Harry passasse la cena arrabbiato. Gli scappò un mezzo sorriso, compiaciuto che Draco ci tenesse a lui, ma tornò subito serio e indispettito. Dopotutto, era colpa di Malfoy se era nato il litigio, di certo non si sarebbe lasciato abbindolare da quattro parole odoranti di scuse, dette solo in speranza di una tregua.
- Ma lo sai, Potter, che sei proprio sexy con questa cravatta fina stile-scolaretto-di-Oxford? – fece Draco, avvicinandosi al moro, e toccandogli il sedere.
Stavolta Harry sorrise. A una tale dichiarazione era impossibile non cedere.


****

Draco si sedette sulla panchina, calpestando un vistoso fiore giallo di cui ignorava il nome. Una folata di vento lo colpì in pieno, facendolo rabbrividire. Avrei dovuto portarmi la giacca, pensò. Spesso si dimenticava che l’estate era finita, che il caldo soffocante di agosto non c’era più. Ormai dicembre era sempre più vicino, e lui non sapeva che fare della propria vita.

Dopo la morte dei suoi genitori, non aveva nemmeno preso in considerazione l’idea che la sua vita potesse davvero continuare. Invece di andare avanti, aveva preferito lasciarsi andare. Lasciarsi abbindolare dalle passioni umane, come aveva detto Piton. Aveva smesso di vivere, di trarre qualcosa dalla sua esistenza. E così era stato per un anno: dodici opachi mesi dove si era crogiolato nel proprio dolore, in apnea, fuori dal mondo. Fino a quando la sua strada non si era incrociata nuovamente con quella di Harry Potter.

Scosse la testa, pensando a quanto era successo negli ultimi sei mesi. Harry lo aveva risvegliato, semplicemente. E Draco non solo era tornato a vivere, ma a farlo addirittura meglio di prima. Non aveva mai creduto nell’amore, e in tutti i suoi risvolti. Smancerie e corteggiamenti erano sempre stati fuori portata: quello che Draco, crescendo, vedeva attorno a sé era il sangue puro, la ricchezza, l’onore di essere nobile. Ma ora l’amore l’aveva investito, a tutta velocità. E l’impatto era stato magnifico, assordante, magico.

Aveva ricominciato a vivere, contro ogni sua aspettativa. Per questo doveva decidere cosa fare, di se stesso e della sua nuova vita. Non poteva rimanere tutti i pomeriggi a guardare Harry chino sui libri, sorseggiando limonata. Il suo ragazzo stava studiando per diventare Auror, mentre lui doveva ancora prendere i suoi dannati M.A.G.O. L’idea di tornare ad Hogwarts per finire degnamente il settimo anno non lo allettava affatto, anche se gli sembrava la soluzione migliore.

Appoggiò i gomiti sul tavolo di legno, sospirando. Decise che non era il momento migliore per pensare a queste cose, consapevole che il problema non era il momento, ma la determinazione ad affrontare seriamente la questione. Scacciò ogni pensiero, sentendosi i jeans troppo stretti, e la pancia troppo piena. Quella signora Weasley avrebbe dovuto essere rinchiusa, pensò, o almeno segnalata come altamente pericolosa per il sistema digerente del resto della comunità. Aveva preparato una quantità industriale di cibo, come se avesse invitato a cena mezza contea. E aveva anche avuto il coraggio di mugugnare “Spero di aver arrostito abbastanza patate per tutti” mentre depositava sul tavolo una pentola di patate grande quanto un calderone.
Tutto sommato, si ritrovò a pensare, la cena non era andata male. L’idea di ritrovarsi in una sola stanza con l’intera famiglia Weasley lo aveva paralizzato, ma in realtà non era stato un dramma. Il signor Wealsey non gli aveva rivolto una parola, ma la moglie aveva continuato a riempirgli il piatto di tacchino, prosciutto, patate, e pasticcio. Fortunatamente era stato seduto vicino ad Harry e alla Lovegood, che aveva passato la serata a discutere con la ragazza Weasley di strani animaletti che Draco dubitava esistessero veramente. Dopo il dolce, si era frettolosamente congedato per una breve passeggiata in giardino, felice di fuggire alla signora Weasley, che era già pronta a ficcargli nel piatto una quarta fetta di meringata.

Si allentò la cintura, e scorse con la coda dell’occhio un movimento. Si voltò, e vide tra i cespugli di rose uno gnomo barbuto. Agitò lievemente la bacchetta e lo colpì nel sedere con una saetta blu. Lo gnomo cacciò un gridolino e scappò oltre il recinto.
- Tanto tornerà – proruppe alle sue spalle una voce. Si voltò di scatto, e vide Ron Weasley sedersi sulla sedia vicina.
Era già buio, ma riuscì a vedere chiaramente i suoi tratti. Si fermò due secondi ad osservarlo bene, cosa che non aveva mai fatto da quando lo aveva rivisto fuori da scuola. Notò che era cambiato moltissimo in un anno. I capelli fiammeggianti erano sempre gli stessi, e anche le lentiggini erano al loro posto. Ma l’espressione era diversa, decisamente. Forse era l’oscurità, forse la sua immaginazione, ma a Draco parve invecchiato più che mai. L’allupato e dinoccolato Weasley non c’era più; quello era un ragazzo di vent’anni, con due occhiaie vistose, e la pelle grigiastra.
Pensò a quanto dolore doveva aver provato Ron alla morte di Hermione, e per un breve attimo gli dispiacque davvero. Dopotutto, non c’erano vincitori: come Harry gli aveva ricordato mesi prima, avevano tutti perso qualcosa.
- Non l’avrei mai immaginato – disse Ron asciutto.
Draco rimase ancora in silenzio, distogliendo lo sguardo dal ragazzo.
- Penso – continuò Ron, - che se mi avessero detto, due anni fa, che avrei passato il Giorno del Ringraziamento con Malfoy, mi sarei fatto una bella risata. Se poi avessero specificato che Malfoy sarebbe venuto in qualità di ragazzo di Harry…
- Non dirlo a me – disse il biondo, scuotendo la testa. Non sapeva perché Ron stesse intavolando quella conversazione, ma di sicuro voleva dirgli qualcosa. Si rese conto che dopo la veloce analisi fatta pochi istanti prima, ora guardava Ron sotto un altro punto di vista. Non riusciva più a collegare il ragazzo che gli sedeva di fronte al Ron Weasley di Hogwarts: era una persona nuova, diversa, che non conosceva bene.
- E’ proprio assurdo, incredibile. Ci ho messo molto tempo a metabolizzare la cosa, ma ancora adesso… Cioè, da non crederci.
- Ti stai ripetendo, Weasley.
Ron arrossì lievemente, e Draco notò che almeno quello non era cambiato.
- Perché non mi dici subito cosa vuoi? – tagliò corto il biondo, cercando di essere il meno rude possibile.
- Io… ehm… non è facile dirlo, anche se la questione è semplice. Ora Harry sta con te, e questo l’ho capito. Per quanto impossibile da credere, è così. E non lo vedo così felice da quando… beh, da quando ‘Mione era con noi. Pensavo non avrebbe mai più ripreso a studiare per diventare Auror, e invece mi sbagliavo.
Draco rimase in silenzio, un chiaro invito a proseguire.
- E… e non so quale sia la ragione precisa. Non so se è perché scopate come furetti o perché vi fate tante coccole, o che so io… ma so che da quando ti frequenta, è tornato il vero Harry, quello che ero abituato a conoscere. Non so se capisci quello che dico, ma…
- Certo che capisco, Lenticchia, - lo interruppe Draco, - sono ancora dotato delle mie capacità intellettive.
- Bene, - disse secco Ron, - allora capirai anche che ti ama, che è totalmente perso per te.
- Li conosco i sentimenti di Harry – disse Draco, infastidito. Cosa diamine voleva Weasley, diventare il loro terapista?
- Bene - ripetè Ron. – Il problema è che non conosco i tuoi.
- Forse perché non sono cazzi tuoi, Weasley.
- Qui ti sbagli, - ribattè Ron, alzando la voce, - Harry è affar mio, è il mio migliore amico, e a modo mio anch’io lo amo. Quindi cerca di non ferirlo, in nessun modo.
Draco si alzò in piedi, le guance arrossate.
- Questa scenetta è patetica. Non sta a te dirmi cosa devo fare.
Anche Ron si alzò, la voce furente.
- Ti avverto.
- Mi stai minacciando, idiota?
- Proprio così. Harry… Harry ha già sofferto troppo, lui…
- Lo so che ha sofferto, cazzo, non serve che me lo dici tu, per tutti i fulmini! – urlò il biondo.
- Se gli fai del male, io ti uccido.
Draco non seppe che dire, e così rimase in silenzio. Voleva spiegare a quell’idiota che non aveva la minima intenzione di ferire Harry, per nessuna ragione al mondo, ma al tempo stesso voleva tirargli un pugno in piena faccia.
- Lui… lui ti ama, - continuò Ron, la voce controllata, - e io non so cosa provi tu, e se…
Draco sbuffò, poi si avvicinò al rosso. Respirò a fondo, e portò le proprie labbra a pochi centimetri dall’orecchio destro di Ron.
- Quando… ci baciamo… il mondo si ferma. Quando le mie labbra toccano le sue, quando le nostre lingue si uniscono… il mio cuore si ferma. Io… io non so spiegare bene cosa succede, ma è semplice. Ormai siamo uniti, Weasley. Io ed Harry siamo uniti. Hai detto che lui è totalmente perso per me… beh, io sono suo, totalmente e interamente suo, ormai.
Si allontanò lentamente, lasciando Ron ammutolito.
Prima di rientrare in casa, scoccò un’occhiata allo steccato del giardino. Lo gnomo barbuto l’aveva appena scavalcato.
Come aveva detto Weasley, era tornato.
--

24. (parte prima)

Le luci della città erano accecanti, nel buio della sera inoltrata. Piccadilly Circus era luminoso e frenetico più che mai, e dalla metropolitana la gente sbucava a fiotti.
Harry si strinse nel cappotto, sentendo freddo. Lanciò un’occhiata a Draco, che si guardava attorno, rilassato.
- Forse non verrà – disse, cercando di assumere un tono più neutro possibile. – Magari era stanca, e ha preferito andare a letto.
- Non ricominciare, - disse Draco, esasperato. – Vedrai che arriva.
Harry non disse nulla, sperando vivamente che non si facesse viva. Avrebbe preferito di gran lunga terminare la sera del Ringraziamento da solo con Draco, senza doverlo condividere con altre persone, come una ex compagna di scuola dalla dubbia sanità mentale.
- So cosa stai pensando – disse Draco, guardandolo di sottecchi. – Ma Pansy non ha nulla che non va’. Non è pazza, come continua a sostenere il tuo amico lentigginoso, è semplicemente sola. Le serve un po’ di compagnia, tutto qui.
Harry sorrise. Dopotutto, aveva un ragazzo altruista, oltre che bello.
Draco Malfoy altruista, questa sì che era una novità. Gli si avvicinò e lo baciò, cingendolo con le mani inguantate.
- Ehm… – tossicchiò una voce alla sua sinistra.
I due si staccarono dal bacio. Pansy guardava per terra, accennando un sorriso. Dalla cuffia di Fendi le spuntavano capelli corvini, tenuti fermi dalle orecchie.
- Ciao Pansy – salutò Draco, evidentemente imbarazzato. Harry lo notò, e si chiese perché mai avrebbe dovuto essere imbarazzato. Si stava baciando con il suo ragazzo, non c’era nulla di strano. Decise di bloccare il flusso di seghe mentali, e salutò a sua volta la ragazza.
- Ciao ragazzi – mormorò Pansy, sollevando lo sguardo.
- Oh, Dray, che bella sciarpa! – aggiunse. – E’ di Paul Smith, vero, Dray? Come ti sta bene, è proprio bella.
- E’-una-semplice-sciarpa-a-righe – disse Harry a denti stretti, che trovava insensato tutto quell’entusiasmo per un pezzo di stoffa colorata.
L’affermazione non scalfì l’entusiasmo di Pansy.
- Andiamo a prendere qualcosa da bere, allora? – domandò, sorridendo. – Vi porto io in un bel locale. Vedrai, Dray, ti piacerà un sacco.
Harry alzò gli occhi al cielo, poi intercettò lo sguardo rassicurante di Draco. Annuendo, seguì la ragazza, i cui tacchi facevano un rumore sordo nella confusione del centro.
****


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Messaggio Da Konrad37 Sab Dic 20, 2008 9:46 pm

wow... Crying or Very sad che caruccio Crying or Very sad ...è bellissimo questo capito...ne è valsa la pena aspettare...shishi
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Messaggio Da OvittaCopuLli Mar Dic 23, 2008 12:50 pm

bello:)...
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Messaggio Da Ardesia Gio Gen 01, 2009 11:06 pm

Ho letto i primi 3 capitoli.Complimenti, davvero bella questa fic!
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Messaggio Da Light. Sab Gen 03, 2009 1:10 pm

24. (parte seconda)

I tre sedettero sul divanetto, meno comodo di quanto sembrasse. Luci soffuse illuminavano il privé, dove la musica si sentiva appena.
Non fecero in tempo a spogliarsi dei soprabiti che arrivò un ragazzo in veste scura.
- Cosa posso portare ai signori?
- Tre Mojito, grazie – disse Pansy squillante. Il ragazzo annuì, e andò via.
- Avrei preferito un Alexander – disse Harry, cercando di incrociare lo sguardo di Draco.
- Ma il Mojito è una vera delizia qui, dovete provarlo.
- Odio il rhum.
Pansy lo ignorò, guardandosi attorno.
- Bel posto, no? – domandò, sorridendo. Harry tossicchiò, chiedendosi se ci fosse qualcosa al mondo che non la mandasse in estasi.
- Carino – disse Draco, evitando di guardare Pansy negli occhi. Harry notò la cosa, senza dire nulla.
Il rumore del vassoio appoggiato sul tavolino ruppe il silenzio.
- Ecco a voi - esclamò il cameriere.
Harry sorseggiò il suo drink, facendo una smorfia. Quel Mojito era come tutti quelli che aveva assaggiato, se non peggio.
- Delizioso – cinguettò Pansy, appoggiando il bicchiere mezzo vuoto sul tavolino. – Perché non parlate un po’ di voi? Mi dovete ancora dire com’è iniziato tutto.
Harry rimase in silenzio, con la chiara intenzione di passare la palla a Draco.
- Beh… è stato Harry a rintracciarmi. Si è presentato a casa mia, per darmi una cosa. E da lì, è stato tutto veloce, una catena di cose.
Pansy ridacchiò.
- Sai, Dray, non avrei mai immaginato che saresti diventato… - la ragazza esitò.
- …gay? – la aiutò Harry, sollevando lo sguardo. Pansy annuì.
- Non mi sembra così difficile da dire - continuò Harry. Draco lo fulminò con un’occhiata.
- Mi fa strano, tutto qui – replicò la ragazza, arrossendo.
- Ti ricordavo meno timida – disse Harry, cercando di essere meno freddo possibile.
- Oh, beh, tante cose sono diverse da quando andavamo a scuola. Io non ero timida, e tu e Draco vi odiavate, per esempio.
- Le cose cambiano – disse lui, guardandola negli occhi.
- Appunto.
Draco si sentì soffocare. C’era così tanta tensione in quel privé che avrebbe potuto tagliarla a fette con un coltello senza lama.
- Dicevamo? – s’intromise il biondo, afferrando il suo bicchiere. Bevve il resto del drink in una sola sorsata. Se la serata stava prendendo quella piega, di certo non l’avrebbe affrontata sobrio.
- Parlavamo di voi due, - rispose Pansy, che rivolse a Draco un sorriso a trentadue denti, - e del fatto che tutto avrei pensato di te tranne che fossi gay.
- Beh, in effetti… non lo sono… - replicò Draco, cambiando nervosamente posizione. – O almeno, non del tutto… voglio dire, non da sempre… ehm… - si rese conto di iniziare a sudare.
- Non credo di aver capito – disse Pansy, corrugando la fronte.
Draco si rese conto di essere in difficoltà, senza sapere bene il perché. Guardò Harry, in cerca di aiuto, ma il ragazzo non sembrava affatto intenzionato a farlo.
- Nemmeno io ho afferrato, Draco – aggiunse Harry, in tono piatto.
- Intendo che… sì, insomma, ho avuto anche ragazze, io non so…
- Non sai cosa? – lo incitò Harry, il cui tono non gli piacque per niente.
- Lascialo parlare – s’intromise Pansy.
- Fatti gli affari tuoi – ribatté il moro, glaciale.
Draco si rese conto di essere dentro una pentola a pressione. La situazione stava degenerando, in modo rapido e disastroso. Stava per dire a Harry di essere più gentile, quando quello si alzò.
- Non ci posso credere! – esclamò, mettendosi le mani nei capelli. Sembrava combattuto tra ridere o urlare. – Tu ti stai vergognando.
- Io… cosa? Non dire stronzate, Harry, che diavolo…
- Tu ti stai vergognando di me, di noi. Non riesci nemmeno ad ammettere che sei gay, cristo santo! – continuò Harry, alzando la voce. Prese freneticamente la sua giacca, sentendo la rabbia ribollire.
- Dove stai andando? – chiese Draco, alzandosi in piedi. Non poteva credere che stesse davvero succedendo tutto ciò.
- Me ne vado fuori dalle palle, Dray, - rispose Harry, la voce tremante, - così potrete avere un bel fine serata normale, etero al cento per cento.
Draco non poté far altro che guardarlo andare via. Pensò che non ci sarebbe potuto essere modo peggiore per concludere la sera del Ringraziamento. Osservò il punto in cui Harry era sparito, due secondi prima, rendendosi conto che si era appena accesa una miccia, di cui non conosceva ancora la carica esplosiva.
Si risedette, maledicendo il bicchiere vuoto.
Sul volto di Pansy comparve l’ombra di un sorriso.

---
25.

Fu con un gesto lento ed annoiato che voltò pagina, sbadigliando senza stupore. Il tedio era una cosa comprensibile dopo tre ore trascorse a sfogliare opuscoli.
- Ancora niente? – sentì chiedere la voce di Harry, alle sue spalle.
- Negativo… - rispose Draco scoraggiato, dando una veloce occhiata all’ultima pagina dell’ennesimo depliant. Lo chiuse e lo lanciò in aria. – E con questo siamo a dodici.
- Qual era l’ultimo? – sentì Harry chiedere ancora.
- Medicina magica. Molto allettante, se il piano di studi non durasse quasi dieci anni. Ecco perché i Guaritori sono tutti nonnetti.
- Cosa ti è rimasto?
Draco allungò la mano verso il tavolino, sentendo la schiena scricchiolare. Erano ore che stava disteso sul divano, a sfogliare, leggere, cercare. Ma i risultati ottenuti al momento non erano dei più incoraggianti.
Prese gli ultimi due opuscoli non ancora letti, sperando in un intervento divino.
- Mi è rimasta un’entusiasmante carriera al Ministero della Magia, che scarto a priori, e… uh, bello questo…. Scuole Magistrali per ogni tipo di materia. Diventare professore e tenere a bada piccoli mocciosi arroganti? No, grazie.
Lasciò cadere a terra entrambi i libricini, che si aggiunsero agli altri.
- Non te la prendere troppo, - disse Harry alle sue spalle, - non puoi pretendere di capire al volo cosa fare nel tuo futuro solo leggendo degli stupidi opuscoli. L’ispirazione ti verrà.
Draco fece un brontolio di assenso e si alzò dal divano, stiracchiandosi. Si voltò, e vide Harry alla finestra del salotto.
- Ancora lì? Pensavo ti fossi almeno mosso di qualche metro!
- Sono in perlustrazione. Ti dico che c’è, quel dannato scoiattolo! Ti giuro che l’ho visto.
- Ma certo, Harry, c’è uno scoiattolo argentato che scorazza per il nostro giardino, e si mostra solo quando sei da solo… ma naturale che ci credo.
- Non è argentato, idiota, e… aspetta un attimo… - il moro esitò, accennando un ghigno.
- Che c’è?
- Hai detto “nostro giardino”. Hai appena detto “nostro” riferendoti al mio giardino – esclamò Harry, scoppiando a ridere.
Draco arrossì, senza sapere bene la ragione. Dopotutto, viveva praticamente lì, in quella casa vittoriana della periferia londinese.
Rare volte tornava alla sua fredda e buia dimora, preferendo di gran lunga – Ron Weasley a parte – quella grande casa dove ogni cosa sapeva di Harry Potter.
- Preparo la cena – disse asciutto Draco, dirigendosi in cucina. Di recente preferiva occuparsi di persona del vitto: le abilità culinarie di Harry culminavano in tutta la loro grandezza nella preparazione di toast e tramezzini, e Lenticchia cenava raramente a casa.
Aprì il frigorifero, per vedere cosa vi era rimasto. All’improvviso sentì Harry dietro di lui.
- Sono le due di notte passate… ormai è tardi per la cena – sibilò Harry, cingendolo da dietro. A volte le sue mani da mite Grifondoro sembravano dei tentacoli degni di una piovra assatanata.
Draco si lasciò baciare il collo, poi scoppiò a ridere.
- O hai una pistola in tasca, là dietro, o sei felice di abbracciarmi.
- Che ci vuoi fare, sono gli ormoni… non solo i cani vanno in calore – replicò Harry, continuando a cingerlo. Draco si tolse con uno strattone, e lo spinse via.
- Sai, biologo, ho avuto un’idea. Lasciamo perdere la cena…
Si diresse verso la porta di casa.
- Ma… cosa… ? – chiese Harry, spaesato.
- Mettiti il parka. Ti porto fuori.
- E dove andiamo?
Draco sorrise.
- Vedrai.


****


Sentì l’abituale strappo da qualche parte vicino l’ombelico. Un vortice di colori e suoni indistinti lo risucchiò, finchè i suoi piedi toccarono nuovamente qualcosa di solido.
Aprì gli occhi, la mano ancorata al sasso su cui anche Draco poggiava la sua.
Entrambi lasciarono la pietra, che cadde ai loro piedi.
- E così sai creare Passaporte illegali – disse Harry, sorridendo, - non me l’avevi detto…
Draco assunse un’espressione spavalda.
- Ero un Mangiamorte, rammenti?
- Ah già.
Si guardò attorno, corrugando la fronte. Pochi minuti prima non aveva la minima idea di dove Draco volesse portarlo, ma di certo non avrebbe mai immaginato che la meta fosse un bagno pubblico.
- Dove… ?
Il biondo rimase in silenzio, indicando la porta oltre gli orinatoi.
Harry la raggiunse, e l’aprì. Una folata di vento gelido lo investì in pieno. Qualcosa – forse le raffiche di vento, forse il blu notte del cielo che lo circondava – gli fece intuire subito che, ovunque fossero, erano in alto.
Cercò di mettere a fuoco nonostante l’oscurità. Si trovavano su un pianerottolo, che sembrava girare attorno ad una torre. Sentendo Draco dietro di lui, si avvicinò al bordo. Non potè sporgersi per via della ringhiera che li separava dal vuoto. Guardò verso il basso, sgranando gli occhi.
Erano a centinaia di metri dal suolo, e sotto di loro una grande metropoli illuminava l’oscurità della notte. Tra le luci, Harry scorse un fiume, alcuni ponti, una cupola dorata e scintillante.
- Dove… - cercò di formulare, ma era senza parole.
Draco lo abbracciò da dietro. Harry si mise a ridere, incredulo.
- Non sarà mica… non saremo mica sulla… - balbettò.
- Oui, mon chèri
- Siamo sulla Torre Eiffel? – domandò Harry, sbalordito.
L’altro lo baciò in tutta risposta, poi scoppiò a ridere.
- Sei… pazzo! – esclamò Harry, accoccolandosi per terra, vicino alla ringhiera.
Draco gli sedette accanto.
- Vedi, Potter, qui c’è una questione di classe. Tu al massimo mi puoi portare al cinema con Lenticchia e Lunatica Lovegood, mentre io… Paris. Che ci vuoi fare!
Harry sbuffò.
- Non atteggiarti troppo, Mangiamorte… anche se devo ammettere che è… romantico.
- Vuoi vedermi vomitare?
- Sei tu che mi hai portato qui.
- Perché è un posto… carino. Non romantico - sbottò Draco, arrossendo. Ringraziò silenziosamente il buio della notte, e la sua capacità di nascondere i colori.
Harry sbadigliò, distendendosi tra le gambe di Draco, e appoggiando la nuca sul suo petto.
- Potremmo dormire qui – mormorò, chiudendo gli occhi.
Draco non disse niente. Inspirò profondamente, facendosi coraggio.
- Harry… ti devo chiedere una cosa.
- Spara.
- La scorsa settimana… al Ringraziamento…
Harry tossicchiò.
- … quando te ne sei andato… hai presente?
- Certo – rispose secco il moro.
- Non ne abbiamo più parlato, ma… perché? Perché ti sei incazzato così tanto, perché hai fatto quella… scenata?
Attese la risposta di Harry, che non arrivò. Non poteva vederlo in viso, davanti a lui c’era solo la chioma corvina di Harry Potter. Dopo quelli che parvero cinque minuti, il suo ragazzo parlò.
- Tu ti vergognavi. Di me. Ti sei comportato… come se fosse sbagliato quello che facciamo. Come se volessi tenere nascosta la nostra… relazione. Ti vergognavi, tutto qui.
Draco sospirò.
- Non è vero, non mi vergogno di te, brutto idiota.
Harry fece spallucce. Passarono altri cinque minuti prima che questo parlò di nuovo.
- Conosci Dostoevskij, Draco?
- Sì.
Harry cercò di trovare le parole giuste, avvampando. Era una settimana che voleva dirglielo, ma non voleva fare la figura… di cosa, esattamente, non lo sapeva. Ma comunque non voleva farla. Ringraziò il cielo di avere Draco alle sue spalle, silenzioso e cieco.
- Io ho finito di leggere un suo libro, la scorsa settimana.
- L’ho visto sul comodino… Delitto e castigo, giusto?
Harry annuì.
- C’è una… c’è una frase, alla fine… - si bloccò.
- E come fa?
- “Egli era resuscitato, e lo sapeva, lo sentiva pienamente con tutto il suo essere rinnovato, e lei, lei non viveva che della vita di lui”. Sembra quasi… sembra quasi… - si fermò, chiedendosi il perché di tutta quella insicurezza.
- Sembra quello che è successo a noi – gli venne Draco in aiuto.
Harry annuì, sorridendo. Si sentiva – senza saperne il motivo – stranamente leggero.
Il biondo gli baciò la testa, respirando nei suoi capelli. Non l’avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura, ma poteva stare anche un’intera vita lì, ad annusare i suoi capelli che sapevano di fragola.
- Harry… - sussurrò dopo alcuni minuti.
L’altro mugugnò, assonnato.
- Il prossimo anno, a giugno, dobbiamo andare insieme. In cimitero, intendo. A trovare… i miei genitori. E anche Hermione.
- Certo che ci andremo insieme.
Draco annuì, chiudendo gli occhi. Sentiva il respiro di Harry farsi più lento, regolare. Lo cinse con le braccia, e cercò di prendere sonno. Poi gli venne in mente la cosa che lo preoccupava fin dal mattino, e decise su due piedi che doveva parlarne con Harry. Ne aveva il bisogno, anche solo per sentirsi dire che era un cretino totale a dar retta a queste cose.
- Harry… - sussurrò per la seconda volta.
Il moro aprì gli occhi, vigile. Aveva captato qualcosa di strano nel tono di Draco.
- Ti voglio raccontare una cosa.
- Racconta.
- Quando avevo otto anni… una mattina mi sono svegliato con una strana sensazione. Era vacanza, ed eravamo nella tenuta estiva. Una mattina come le altre, mi sono alzato dal letto, con questo… presentimento. Era come un’ombra, un riflesso grigio. Ho cercato di non pensarci, ma era come una sanguisuga, questo dannato presentimento. Quello stesso pomeriggio, Flaegon, il mio falco, è morto. L’ho trovato in giardino, sbranato da chissà quale animale. E il giorno dopo è morta zia Ifigenia, la sorella di mio padre.
- Mi… mi dispiace – fu l’unica cosa che riuscì a dire Harry. – Ma perché mi dici…
- Ti dico questo, - lo interruppe Draco, - perchè quella sensazione, quel presentimento… l’ho avuto di nuovo. Stamattina.
Harry non disse nulla. Ruotò la testa, e guardò di sotto, verso il vuoto. Cercò di pensare a qualcosa, come a quello che gli aveva appena detto Draco, ma anche nella sua testa regnava la gravità del silenzio. Si sentì solo felice, per le braccia che lo cingevano da dietro, e per la piacevole sensazione del vento parigino che gli soffiava sul viso.


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Messaggio Da Gianfo Dom Gen 04, 2009 1:52 am

FAVOLOSO!! sei un grande gian
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Messaggio Da Light. Dom Gen 04, 2009 3:08 pm

Grazie Very Happy
Mancano 5 capitoli ormai, spero di riuscire a scriverli entro breve!
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Messaggio Da OvittaCopuLli Dom Gen 04, 2009 3:32 pm

è sempre più bello^^
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Messaggio Da Konrad37 Gio Gen 08, 2009 9:02 pm

che bellOOOOOOO!!!
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Messaggio Da Light. Mar Gen 13, 2009 12:18 am

Fresco fresco per voi, ecco il capitolo 26 Very Happy buona lettura!


26.


La faccia assonnata di Harry fece capolino in sala da pranzo.
Ron stava leggendo il Profeta del mattino, vestito di tutto punto. Fece appena un cenno di saluto, preso dall’articolo che stava leggendo.
- Era ora, bell’addormentato! – esclamò sorridente Draco, che si stava preparando dei corn-flakes.
In tutta riposta ricevette un grugnito.
- Loquace come sempre – rise Draco.
- Son le nove di mattina – replicò Harry con voce roca. Sbadigliò sonoramente.
Ron si alzò, ripiegando il giornale.
- Mi piacerebbe tanto stare qui a guardare le scenette di una coppia di pensionati omosessuali prossimi alle nozze d’oro, ma devo andare a lavorare – disse il rosso, sogghignando.
- Una volta non lavoravi di notte, Weasley? O ti sei trovato un bordello a tempo pieno?
- Delizioso come sempre, Cercatore fallito. Perché non vai ad allenarti un po’ con la tua Nimbus 2001? Dovrebbero piacerti i manici di scopa raffinati.
Ron scoppiò a ridere, mentre Harry si tappava le orecchie.
- Smettetela, - mugugnò, - ho sonno!
- Tanto io vado. A stasera – disse Ron, uscendo dalla stanza. Draco guardò sorridendo la macchia rossa dei capelli di Ron allontanarsi. Certo, la Umbridge avrebbe adottato un cucciolo di centauro prima che a un Malfoy sarebbe stato simpatico un membro della squadra Weasley, ma doveva ammettere che quelle frecciatine con Ron lo divertivano.
Harry attaccò il caffè e diede una lunga sorsata.
- Muoviti, dai, che usciamo a fare una passeggiata. Ho una sorpresa.
Harry alzò gli occhi, corrugando la fronte.
- Niente per te, non preoccuparti. Riguarda me.
- Di che si tratta?
Draco si alzò, sorridendo.
- Te lo dico dopo. Una notiziona. Vado a vestirmi.
Uscì dalla stanza, lasciandolo solo.
Harry continuò ad osservare il punto in cui il suo compagno era scomparso. Provò una strana sensazione, che non seppe interpretare. Se la sua mente non fosse stata tanto annebbiata dal sonno, avrebbe capito che si trattava di un brutto presentimento.

****

Faceva un freddo glaciale.
Harry si strinse la sciarpa, scosso dai brividi.
- Ci sono i pinguini qui fuori.
- Dovrebbe nevicare oggi… - replicò Draco. – Perché non ci sediamo? – chiese, indicando la solita panchina del solito parco.
- Sei pazzo? Almeno muovendoci ci scaldiamo un po’!
Draco alzò le spalle, continuando a camminare.
- Allora, questa notizia? Spara.
Il biondo s’illuminò, prendendo Harry sottobraccio.
- Stamattina mi ha chiamato Pansy. Ha detto che mi ha trovato una lavoro!
- Un lavoro?
- Esatto! Suo zio ha uno studio di fotografia e uno dei suoi fotografi ha appena mollato. Insomma, potrei sostituirlo io. Ovviamente prima mi vuole incontrare e…
- Aspetta, - lo interruppe Harry, - da quand’è che t’interessi di fotografia? Voglio dire, sei capace di forografare?
- Beh, so flettere molto bene il mio indice destro, sai come si fa, bisogna schiacciare…
- Sì, sì, lo so. Ma penso sia un po’ più complicata la faccenda.
Draco scoppiò a ridere.
- Lo so, Harry, sto scherzando. Onestamente, no. Non conosco bene in meccanismi, la luce, e tutta quella roba là. Ma posso imparare… insomma, mi sembra un bellissimo hobby la fotografia.
- Hobby? – disse Harry scettico, - tu hai bisogno di un lavoro. Qualcosa che ti piaccia, che ti ispiri.
- Beh, mi piace la fotografia.
- E vorresti passare la tua vita a fare scatti? – chiese Harry veemente.
- Perché? C’è qualcosa di sbagliato?
- No, ma…
- Ma…? Cosa? Sai cosa potresti fare? Potresti essere felice per me, e basta. Potresti non rompermi i coglioni, per esempio.
Harry si bloccò, sciogliendosi dall’altro.
- Non ti sto rompendo i coglioni, sto cercando di farti ragionare.
Il viso di Draco iniziò ad arrossarsi.
- Non c’è niente da farmi capire, Gran Cervellone, non c’è proprio un cazzo da capire. Anzi, ho già capito qual è il problema, ho già capito da solo.
Fece due passi avanti, lasciando dietro il moro. Sentì crescere la rabbia. Perché quel dannato di un Potter doveva rovinare una così bella mattinata?
- Cosa intendi dire? – sbottò Harry.
Draco si voltò, furente.
- Che il problema non è la fotografia, o la pittura, o la poesia. Il problema è Pansy.
- Che cazzata…
- Non trattarmi come un fesso, Harry. Il problema è Pansy Parkinson. Se fosse stato Weasley a trovarmi il posto, allora andava tutto bene, vero, Harry? Se fosse stata quella menomata della Lovegood a farlo, allora potevo diventare il fotografo migliore di Londra, giusto?
- Non è vero! – esclamò Harry, scuotendo la testa.
Ma Draco sentì che le parole uscivano veloci e fulminee. Ormai la valvola di sfogo era stata aperta.
- Il fatto è che sei geloso, Harry, geloso di quella pazza e arrogante Serpeverde, vero? Forse non ti sei accorto che non è più come una volta, che è una persona migliore di quanto credi, e che fa parte della mia vita.
- Non sai quel che dici, Draco, non c’entra niente quella là…
- Lei NON E’ quella là! E’ Pansy, capito? PANSY.
Harry scosse la testa, arretrando di un passo.
- Non ci credo… stiamo litigando per lei. Noi… noi…
- Non per lei, idiota! Per te! PER TE, e il tuo fottuto egocentrismo!
Harry scoppiò a ridere. E Draco sentì la rabbia montare senza freno. Era impossibile fermarla, non ce la faceva. Cosa cazzo rideva? Perché non capiva, perché si ostinava a essere così ottuso?
- Draco… - disse piano Harry, subito dopo. – Allora… ascoltami.
- Non parlarmi come se fossi un menomato!
- Io non ho nulla contro Pansy! E’ solo che questa roba delle foto è un po’…
Rimase a bocca aperta, senza sapere cosa aggiungere.
- Cosa?! Troppo umile fare scatti? Troppo poco in confronto all’eccelso Harry Potter, futuro Auror di prim’ordine del Ministero?
Il tono duro di Draco fu come uno schiaffo per Harry.
- Non mettermi in bocca cose che non penso - disse questo, glaciale. – Sai che non…
- NO, NON LO SO! – sbraitò Draco, esplodendo. – Perché dovrei? Sembra tutto scontato ai tuoi occhi, ma per me è umiliante! Non faccio un cazzo dalla mattina alla sera, non sono nessuno, e questo ti piace, vero, Harry?
Una signora passò loro vicino, lanciando a Draco un’occhiata spaventata. Lui non se ne curò, sentendosi le guance ribollire. Sapeva che stava tirando fuori cose che non c’entravano nulla, patetico risultato di una frustrazione covata in giorni e settimane, che stava urlando come un adolescente immaturo: ma poco gli importava.
- E’ giusto che io sia una nullità, vero? E’ giusto che tu abbia decine di amici, mentre l’unica amica che ho dev’essere per forza una schizzata? Ma io sono solo Malfoy, giusto? Feccia, Mangiamorte, servo del male. Ottuso come un gargoyle, giusto? Niente in confronto ai fieri e audaci Grifondoro! FACCIO SCHIFO DAVANTI A VOI, VERO? Una nullità in confronto al brillante trio, ai tre assi della scuola, Harry Potter, Ron Weasley e Hermione Granger!
Si bloccò all’istante, rendendosi conto di ciò che aveva detto. Del nome che aveva detto.
Harry non disse nulla. Lo fissò semplicemente dritto negli occhi. Draco ebbe l’impressione che stesse per scoppiare a piangere.
- Io… scusa…
Harry rimase zitto. Per venti, lunghissimi secondi.
- Non fare la vittima, adesso. E’ solo un nome…
- SOLO UN NOME? – sbottò l’altro, la voce incrinata. – MA VAFFANCULO, DRACO! Sei… sei… fai schifo.
Draco sentì la testa scoppiare. Non aveva senso che fosse Harry ad arrabbiarsi. Era lui la vittima, quello che aveva ragione: non il contrario.
- E così io farei schifo? IO? Come cazzo ti permetti, proprio adesso, a dirmi che faccio schifo? Come ti permetti a dire queste cazzate a un.. a un..
- … purosangue?
- Non volevo dire quello.
Harry scoppiò a ridere. Una risata fredda come l’aria che respiravano.
- NON VOLEVO DIRE QUELLO, CAZZO!
L’altro scosse la testa, e arretrò di due passi.
- Vaffanculo, Draco.
Si voltò, e inizio a camminare.
Draco rimase immobile. All’improvviso tutta la rabbia svanì. Come se qualcuno avesse spento l’interruttore, di colpo. Capì all’istante che aveva fatto una grandissima cazzata. Tutto quello che gli importava era quella schiena, che pian piano scompariva, lontano.
Si lasciò cadere sulla panchina vicina, cercando di mettere a fuoco le conseguenze che sarebbero scaturite da ciò che aveva fatto.
Mentre annegava nella disperazione, sentì una puntina ghiacciata pizzicargli la guancia.
Alzò gli occhi al cielo. La neve iniziava a cadere vorticosamente.



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Messaggio Da Gianfo Mar Gen 13, 2009 7:22 pm

ohhhh menomale! un pò di brio in questa coppia... stavano diventando troppo smielati XD bello bello
grande Gian!
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Messaggio Da Konrad37 Mar Gen 13, 2009 7:45 pm

oddio no,porelli...!!!
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Messaggio Da Light. Mar Gen 13, 2009 8:08 pm

Eehh si, adesso inizia il brio, come dice Gianfo XD
Ma non voglio anticipare nulla ^^ Sapete, ora che sono arrivato alla fine mi son reso conto che è la parte più divertente da scrivere... quindi sarò veloce ad aggiornare gli ultimi capitoli. In fin dei conti è quasi un anno che ho iniziato a postare.
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