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Taste - Sapore (di Kate J)

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Messaggio Da Light. Gio Giu 26, 2008 2:07 am

Ecco il quinto. Solo per corri, eh XD


5. Torta


Non aveva ancora aperto la scatola.

Fu la prima cosa che notai quando rientrai nella stanza. Speravo che l’avesse già aperta e avesse indossato il braccialetto, invece non ebbi questa fortuna. Maledizione.

Era in bagno. Sentivo che si spazzolava i capelli, e rimasi sulla porta per qualche istante.

“Obliatè anti-gravidanza”, le sentii pronunciare. Eh già, è meglio che sia sicura che quell’incantesimo contraccettivo sia molto potente perchè ho intenzione di metterlo alla prova, questa notte. Sorrisi compiaciuto.

Mi ero cambiato velocemente per tornare nella sua stanza e scendere con lei a cena. La cena di Natale ad Hogwarts era molto meno formale di tutte le altre cene normali. Ci andavamo con i nostri vestiti e sedevamo insieme ai professori. Solitamente ero l’unico Grifondoro a restare, tranne le rare volte in cui c’era anche Ron, così almeno avevo lui con cui parlare.

Mi sdraiai sul letto in attesa di portarla giù con me, lasciando le gambe penzolare fuori. Chiusi gli occhi appoggiandoci un braccio sopra; quel bagno mi aveva proprio lasciato addormentato.

Sentii la sua mano che accarezzava il mio petto. Non mi ero neppure accorto che fosse rientrata nella stanza, ed ora invece era in piedi davanti a me, tenendo in mano il suo regalo. Lo scosse un pochino sorridendo, e mi guardò.

Annuii, per farle capire che volevo lo aprisse adesso.

Si buttò sul letto vicino a me come una bambina e strappò via il fiocco rosso, gettandolo a terra.

Mi misi e ridere deglutendo nervosamente. Continuavo a sentir risuonare in testa le parole della commessa ‘ho visto molti poveretti entrare nel mio negozio e comprare le cose meno appropriate...’

Hermione aprì la scatola e spalancò la bocca. Sorrisi tra me e me. Le piace.

Prese il sottile e delicato filo d’argento e lo tenne sospeso davanti alla faccia. Sorrise guardando ognuno dei ciondoli incantati, e rise silenziosamente pensando a quello che significavano, ricordando dove e in quale momento ciascuno era diventato così significativo. Mi guardò con un’espressione di pura gioia sul volto.

Si alzò, mi lanciò le braccia attorno al collo –atterrandomi- e mi bloccò sul letto, abbracciandomi così stretto che per un attimo pensai che la mia testa si sarebbe staccata e sarebbe saltata via per la troppa pressione. Scoppiai a ridere accarezzandole la schiena.



Prego.



Lei non si staccò subito, invece iniziò a baciarmi il collo senza smettere. Prese la mia faccia tra le mani e mi baciò le guance, poi la fronte, il naso e infine la bocca. Passò le mani tra i miei capelli, mentre la sua lingua si muoveva e danzava nella mia bocca.



Oh sì, decisamente...prego!



Mi si sedette in braccio e mi sporse il braccialetto. Mi tirai su, così che i nostri petti si toccavano, e presi il braccialetto mentre lei tirava su la manica della maglia. Allungò il braccio e io inclinai la testa per riuscire a legare il braccialetto e chiuderlo attorno al suo sottilissimo polso: mentre ero in questa posizione, mi baciò il collo, mostrando ancora una volta il suo apprezzamento. Mormorai sorridendo, accarezzandole il braccio appena riuscii nel mio intento. Fece dondolare il bracciale davanti agli occhi, con i piccoli ciondoli incantati che tintinnavano. Poi mi guardò di nuovo, mi baciò leggermente e saltò fuori dal letto con la stessa velocità con cui ci si era buttata sopra poco prima.

Si inginocchiò davanti a me e per un momento pensai che stesse per farmi un altro..pompino. Wow, devo decisamente comprarle dei gioielli più spesso!, pensai, mentre la mia mano era già sulla zip dei pantaloni. Hermione scoppiò a ridere e alzò gli occhi al cielo, allungando invece una mano sotto il materasso. Afferrò qualcosa e lo nascose dietro la schiena prima che potessi vederlo.

Era una scatola quadrata. Fece per darmela, ma mentre allungavo una mano per prenderla, per gioco la ritirò indietro. Piccola strega. Saltai anch’io giù dal letto e la inseguii per la stanza. Si mise a saltare sugli altri letti e riuscì a sfuggirmi per poco finchè l’acchiappai lanciandola su uno dei letti. Le feci il solletico e la feci girare, afferrando il regalo, e lei lanciò un gridolino quando le diedi una pacca sul sedere. Poi si girò guardandomi mentre l’aprivo, e con le mie gambe bloccavo le sue.

Spacchettai la scatola in un lampo, strappando la carta e buttandola sul pavimento.

Era un libro di pelle marrone, usato, con la lettera ‘H’ in rilievo sulla rilegatura. Per un attimo pensai fosse un libro sul Quidditch, finchè diedi una veloce occhiata alla prima pagina.

Mi aveva regalato la cosa più personale che possedeva. Mi aveva regalato...il suo diario.

Ma non solamente il suo diario. Dopo aver letto le prima pagine, mi accorsi che aveva iniziato a scrivere questo diario la notte dopo quella prima volta nello sgabuzzino delle scope. Questi erano i suoi pensieri, le sue parole. Tutte le cose che non aveva mai detto, tutte le cose che erano successe anche senza una parola. Ogni cosa che lei aveva pensato dal primo giorno in poi. E nient’altro. Non aveva raccontato dei suoi giorni di scuola, dei suoi genitori, non parlava di Ron, Ginny o delle sue compagne di stanza.

Solo noi. Il libro era pieno, fino all’ultima pagina.

Probabilmente doveva iniziarne un altro e aveva deciso di regalarmni questo.

Ero totalmente senza parole. Non potevo credere mi avesse dato qualcosa di tanto privato. Forse non avrei dovuto essere tanto sorpreso, in fondo mi aveva dato molte cose che si potrebbero considerare ‘private’. La guardai, appoggiando il diario accanto al letto, intrecciai le mie dita alle sue e le bloccai le mani contro il letto sopra le spalle, per poi chinarmi e baciarla.

Mi avvolse le braccia attorno al collo e si alzò per venirmi incontro. Istintivamente le mie gambe scivolarono tra le sue.

Più vicino. Queste parole mi girarono insistentemente in testa mentre spingevo i miei fianchi contro di lei, provocandola, implorandola. Improvvisamente, mi sfilò la t-shirt nera dalla testa facendola scorrere lungo le mie braccia fino ai polsi, bloccandoli temporaneamente ai miei fianchi. Ne approfittò per girarmi sulla schiena e si tolse anche la sua maglia con un rapido movimento. La guardai desiderandola ardentemente.

Saremo molto in ritardo a cena.





***





La cena fu piuttosto rapida, e nessuno sembrò preoccuparsi che fossimo qualche minuto in ritardo. Hagrid ci salutò con un roco: “Cia’, buone vacanze Harry, ‘Mione.”

Silente mi lanciò uno strano sguardo durante il dessert. Lo sguardo di chi SA. Come se sapesse che abbiamo girato per la sua scuola facendo ogni genere di cose sporche e cattive. Fece ancora un sorrisetto e prese un sorso del suo ponce di Natale strizzandomi l’occhio.

Quel vecchio sporcaccione.

Non riuscii più a guardarlo negli occhi per tutto il resto del tempo. Hermione se n’era già andata, offrendo ad Hagrid il suo aiuto per recuperare alcuni folletti che erano finiti nel suo whisky. Augurai a tutti la buonanotte e tornai nella stanza di Hermione.

Mi sdraiai sul suo letto, sfogliando le pagine del diario.



“6 settembre. Poco fa ho fatto ad Harry un fantastico pompino in uno sgabuzzino per le scope. Non so assolutamente perchè. Non ero *così* dispiaciuta per lui perchè aveva perso la partita di Quidditch. Non saprei. Semplicemente, guardavo il suo viso, i suoi capelli, le sue braccia...e sentivo un impulso che doveva assolutamente essere placato. E di certo non mi sarei mai prestata a quelle stupidaggini da bambine tipo: ‘Ti piaccio? Fai una crocetta sul sì o sul no’. Era Harry, maledizione. Quindi, semplicemente...l’ho fatto. Davvero una cosa buffa, non ho minimamente pensato alla sua reazione. E in fin dei conti, non mi sembra che gli sia dispiaciuto.

Durante la cena, non ha smesso un attimo di fissarmi. Era tutto piuttosto divertente. Io non ho detto una parola soprattutto perchè mi vergognavo da morire per quello che avevo fatto, ma anche perchè era tutto bellissimo. Voglio farlo di nuovo, solo per vederlo impazzire ed eccitarsi. Penso in tutta sincerità che si sia auto-convinto che non è successo nulla, o che sia stato solo un episodio isolato, una cosa della quale non parleremo mai. Solo una specie di...amichevole qui pro quo.”



Scoppiai a ridere leggendo queste cose. Solo Hermione potrebbe riuscire a far apparire quello che abbiamo fatto quella notte come un’operazione commerciale. Come la risposta più logica alla domanda di un esame.



“20 settembre. Qualche volta posso percepire il suo profumo dal posto in cui è seduto e vorrei solamente rubargli i vestiti per poterli annusare per tutto il tempo. E’molto strano?”



No, per nulla.



“21 settembre. Sono stanca di dovermi trattenere. Quando gli dico ‘in bocca al lupo per la partita di Quidditch’, quello che intendo in realtà è ‘adoro la tua bocca’.”



Sorrisi. Adora la mia bocca.

A quanto pare le piacciono anche tutte le altre parti del mio corpo. Capii che la sua prima volta era stata più dolorosa di quanto avevo creduto. Mi sentivo un po’ come un guardone a leggere tutto questo, ma andai avanti comunque.

Ho scoperto che il suo posto preferito è la vecchia stanza del Quidditch. ‘Profuma di polvere, sole, vecchi libri e di Harry’, scrisse. Devo portarla là più spesso. Arrossii leggendo le parole che seguivano, poichè contenevano i dettagli di quanto era eccitata quel giorno in cui mi saltò addosso fuori dalla classe di Piton. Era piuttosto...esplicita.



E mi stava facendo sentire sempre più...esplicito.



“23 ottobre. Credo che non potrò mai più mangiare gelato al cioccolato.”



Mi amava.



“27 ottobre. Sono innamorata di Harry. Totalmente. Non è un’affermazione. Semplicemente *è* così. Dire che lo amo suona quasi come qualcosa di insignificante se paragonato a quello che provo per lui. Solo il modo in cui mi guarda...”





Ero commosso. Ero terribilmente commosso.

Lessi tutto il diario, mi ci vollero più o meno due ore. Non ero riuscito a smettere di farlo, anzi mi mangiavo letteralmente le parole. Ogni parola dolce o sciocca, o imbarazzante, e anche le parole più sexy. Era come leggere un libro che hai sempre aspettato di leggere, e quando finalmente ne hai la possibilità non resisti e vorresti arrivare subito alla fine. Ma allo stesso tempo non vuoi nessuna anticipazione, quindi ti trattieni dal leggere avanti.

Ho scoperto che le piace anche la libreria. Che le piace quando metto le patatine nel mio panino. Invece odia quando lancio i pop-corn in aria e li prendo con la bocca. Le dà un fastidio immenso.

Le piace quando la guardo e distolgo lo sguardo appena mi rendo conto di fissarla, ma poi mi giro di nuovo verso di lei quando capisco che posso farlo.

E’ un segreto, ma le piace da morire anche il Quidditch e vorrebbe saper volare meglio per giocare con me.

Le sue ultime parole erano un messaggio per me. Le aveva scritte il giorno prima.



“Harry,

So che i nostri silenzi riescono a trasmettere tutte quelle cose per le quali non esistono parole adatte. Non ho bisogno di mettermi a cercare la parola giusta per descrivere cosa provo, quando è sufficiente che io ti guardi perchè tu lo sappia. Per questo, non dovrei dirtelo, perchè lo sai già.

Ma...ti amo.

H”



Decisamente commosso.


segue nel prossimo post.
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Messaggio Da Light. Gio Giu 26, 2008 2:07 am

Erano circa le otto di sera quando le sentii aprire la porta, e la guardai mentre si precipitava all’interno. Fuori nevicava e lungo la strada dalla capanna di Hagrid alla scuola si era bagnata tutti i capelli. Teneva tra le braccia un contenitore con qualcosa al cioccolato all’interno. Quando vide il diario tra le mie mani arrossì leggermente, poi chiuse la porta con un calcio e si avvicinò al letto.

Dentro una delle enormi scodelle di Hagrid, delle dimensioni di una testa, c’era della torta al cioccolato con sopra del budino. Probabilmente Hagrid aveva voluto ringraziarla per averlo aiutato. Inoltre stava tentando di mangiarla con un cucchiaio che aveva le dimensioni di una piccola padella.

Appoggiò la scodella sul letto e si sfilò la camicia, i suoi capelli umidi che volavano dietro di lei, e si tolse le scarpe lanciandole in un angolo della stanza. Stava tremando di freddo.

Scivolò verso di me, ancora in jeans e reggiseno nero, uno spettacolo delizioso. Mi stava guardando come se avesse davvero molto caldo...

Chiusi il diario appoggiandolo sul suo comodino. Le sue mani raggiunsero i miei piedi: mi tolse le calze, le arrotolò tra le mani e poi le lanciò nell’angolo.

Ecco come si fa.

Poi mi afferrò le caviglie tirandomi le gambe sul letto di modo che fossi sdraiato. Non riuscii a contenere una risata.

Hermione ha voglia di giocare e si comporta come volesse dire ‘Sono una donna e ora vedi come ti mando su di giri’. E iniziò a mettersi a cavalcioni sulla mia vita e a spingere di proposito su di me, ed è davvero molto fredda.

E’ ora di scaldarla.

Le metto le mani sulla vita nuda, ma lei le afferra subito sbattendole di nuovo sul materasso. Oooo. Salve, Miss Granger...

Mi tirò violentemente per la maglia sollevandomi verso di lei e baciandomi con passione, poi mi sfilò la maglia dalla testa. Fece una specie di grugnito di frustrazione quando mi si impigliò all’orecchio. ‘Ah!’ sussurrai quando tirò troppo forte. Mi misi a ridere e lei mi guardò con un’espressione di scusa, poi abbassò lo sguardo verso la mia cintura.

Ah-ah, come se dovesse sentirsi colpevole per essere ansiosa di togliermi i vestiti. Sciocchina.

La guardai mentre buttava di lato il cucchiaio e si allungava infilando un dito nel budino e prendendone un po’. Me l’offrì e mangiai con piacere, prendendomi il mio tempo. Poi tirò indietro il dito leccando quello che avevo lasciato. Mi venne in mente il suo diario.



“3 Novembre. Oggi mi ha preso le mani e le ha baciate, così, senza motivo. Solo perchè...”



Cercai le sue mani e le presi tra le mie, baciandole sul dorso e sulle nocche. Lei le affondò di nuovo nel budino.



“15 Novembre. E’ così bello che vorrei mangiarlo. Così bello che potrei impastarlo, friggerlo in padella e mangiarlo come contorno con l’insalata.”



Sentii prima ancora di vedere che mi stava spalmando il budino in faccia. Guardai in su e lei saltò via da me con un’aria di sfida negli occhi. Teneva la ciotola tra le braccia e correva.

Quella piccola strega stava iniziando una guerra col cibo con me. Oh, puoi giurarci che l’avrà. Mi alzai dal letto mentre lei urlava correndo verso la porta, lanciandomi addosso una porzione di budino e mancandomi quasi del tutto. Mi colpì solo un pochino sul petto. Sapevo bene di poterla acchiappare in qualsiasi momento, ma non volevo ancora farlo. Quindi corsi più lentamente, cercando di pulire gli occhiali sui miei pantaloni. Era arrivata nella Sala Comune, davanti al camino, ma appena mi vide corse vicino al divano. Lo scossi cercando di farla scappare via, ci corsi attorno e lei scappò dall’altra parte, quindi ci saltai direttamente sopra e la presi.

“AH!!!” gridò, afferrando una manata di torta e spalmandomela sui capelli. Mi allungai verso la scodella che lei cercava disperatamente di tenere lontana da me...tanto che ora eravamo sul pavimento. Quindi alzai la mano prendendo un po’ di torta che avevo sui capelli e gliela sparsi ovunque in faccia e sul collo.

“Ohhhh!” urlava mentre rideva.

Riuscì a liberarsi e cercò di pulirsi un po’ la faccia. Era davvero orribile. I suoi capelli erano tutti arricciati- tranne un punto in cui era atterrato un mucchio di budino. I suoi jeans erano coperti di rimasugli di torta e la sua pelle era chiazzata di budino al cioccolato.

La desideravo come non mai.

Non potevo più aspettare. Presi le spalline del suo reggiseno tra le dita e la tirai in avanti con violenza, baciandola. La presi in braccio e praticamente la buttai sul tavolo di studio, cercando il bottone dei suoi jeans. Abbassai la cerniera, afferrai la vita e spinsi giù con forza. Amo svestire Hermione. A volte vorrei vestirla solo per il gusto di strapparle via tutto.

Strisciai con lei sul tavolo non appena ebbi tirato giù la mia zip. Lei guardò in basso.

Rifatti gli occhi, rifatti gli occhi.

Entrai in lei con forza, leccando un po’ del cioccolato che aveva sul collo. Spinsi sempre più forte e lei mi baciò. Il tavolo scricchiolava pericolosamente e iniziavo a temere che le gambe stessero per spezzarsi.



“9 Novembre. Oggi ha vinto la partita di Quidditch. Sono felice per lui. Anche se in realtà dovrei essere felice per me, perchè appena le persone hanno iniziato ad allontanarsi dal campo, mi ha presa sotto le gradinate. Abbiamo fatto sesso proprio lì, contro un muro di cemento. Sembrava che ogni volta che spingeva in me, stesse dicendo ‘Ho vinto, ho vinto, ho vinto...’



Forza Grifondoro!”



Ho vinto. Ho vinto. Ho vinto. Ho vinto...oddio, non fare così Hermione. Hermi...

Ed ecco che spara, segna, e geme.

Avevo il viso affondato nella curva del suo collo e quando guardai in su, i suoi occhi fissavano il soffitto e la sua bocca era incurvata in un sorriso pieno di soddisfazione.



“15 Novembre. Adoro quando mi guarda dopo che abbiamo fatto l’amore. C’è qualcosa di così semplice in quello saguardo. E qualcosa di complicato. Di forte e dolce. Qualcosa di impulsivo e timido. Un grazioso misto di contraddizioni.”



Le spostai indietro i capelli e tenni le mani sulle sue guance, restando semplicemente a guardarla per un attimo, prima di scendere goffamente dal tavolo.

Buon Natale, Hermione.
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Messaggio Da Konrad37 Gio Giu 26, 2008 8:12 pm

ohhhhhhh...che dolce il diario di hermioneeeeeee!!!!!!! I love you
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Messaggio Da Konrad37 Ven Giu 27, 2008 9:15 pm

sto aspettando,gian...XDXDXDXDXDXDXD
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Messaggio Da Light. Sab Giu 28, 2008 1:23 am

Oh, si, scusa ^^



6. Dentifricio


Avevo un disperato bisogno di farmi una doccia, pensai mentre tornavo in camera mia. Avrei raggiunto Hermione dopo aver dato da mangiare ad Edvige.

Mi pizzicò la mano, guardandomi furiosamente.

“Ti ho ignorata, mi dispiace. Non preoccuparti, sei sempre la mia preferita, Edvige” le dissi accarezzandole le piume e posizionando una scodella d’acqua sotto il suo ramo. Guardai verso il mio cassetto.

Lascialo lì, Harry. Non farlo. Lascialo lì.

Scacciai via questi pensieri dalla testa e mi avviai verso la doccia. Anche se avrei davvero voluto dividere la mia doccia con Hermione, pensai che il piccolo Harry stava davvero implorando per un po’ di riposo. Maledetto scansafatiche.

Ritornai da lei verso le undici, con i vestiti e uno spazzolino per l’indomani. Lei si era già cambiata e indossava la sua semplice e corta camicia da notte di cotone. I suoi capelli erano molto meglio di prima, si era fatta la doccia e non c’erano più tracce di budino da nessuna parte. Oh, bene.

Stava facendo dondolare il suo braccialetto su e giù sul polso, guardandolo attentamente mentre luccicava. Strisciai fin sul letto, sentendo improvvisamente una strana sensazione di gioia, il bisogno di ridere. Era tutto così...domestico. Stavamo andando a dormire. Nello stesso letto. Senza sesso, eravamo entrambi esausti. Era la vigilia di Natale e la neve continuava a scendere fitta fuori dalla finestra. Avevo davvero bisogno di chiudere gli occhi.

Mi chinai sopra di lei per spegnere la luce e la tenni più vicina a me, sprofondando nel cuscino. Lei si mise il mio braccio attorno alla vita e appoggiò la mano sopra la mia. Questa fu l’ultima cosa che ricordai prima che i miei occhi si chiudessero e cadessi in un sonno profondo.



***



Ci sono molti vantaggi nel dormire insieme nello stesso letto, e uno di questi è il sesso di prima mattina.

Era ancora addormentata quando mi svegliai, il suo corpo per metà fuori dal letto. Il suo braccio penzolava fuori, verso il pavimento. Era la mattina di Natale. Restai a guardare la sua schiena nuda: la leggera camicia da notte di cotone a fiorellini gialli era salita durante la notte. Le mie gambe erano intrecciate alle sue.

Anche quando dormo cerco di avvicinarmi a lei.

Sorrisi e le passai una mano sulla schiena, fino al collo, spostandole i capelli e baciando la mia lentiggine. Hermione si stirò e per un attimo restò sorpresa, non essendo abituata ad avere qualcuno nel letto con lei. Si girò leggermente e mi sorrise, così mi abbassai per baciarla.

Ci baciammo solo una volta, consapevoli che probabilmente il nostro alito di mattina avrebbe potuto uccidere le piccole creature della foresta. Naturalmente, questo non mi impediva di baciarla in qualsiasi altro posto. Si voltò verso la finestra, dandomi la schiena. Le sollevai la camicia da notte fin sopra la testa e accarezzai ancora la sua schiena. Prima le spalle, poi la sottile striscia di perle nel centro, percependo ogni singolo osso e vertebra, infine lungo le braccia. Le baciai le spalle mentre spostavo la sua gamba sopra la mia e mi abbassavo leggermente i boxer. La penetrai lentamente, godendo fino in fondo della lentezza e della pigrizia del gesto.

Tenni la mia testa sollevata appoggiandomi ad una mano, mentre l’altra era sul suo fianco: di tanto in tanto la spingevo indietro. Misi la mano sul suo ventre, proprio sotto il suo ombelico, portandola contro di me. Guardavo mentre i muscoli della sua schiena si flettevano una volta ogni tanto, quindi feci scorrere una mano sul suo seno, lasciandola semplicemente lì per un po’.

Non c’era nulla di rude o impaziente in tutto questo. Ci stavamo semplicemente augurando il buongiorno.

Io spingevo in avanti, lei indietro. Gli unici rumori erano le lenzuola di cotone attorno alla nostra vita o i nostri sospiri. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Era tutto così calmo.

Ora non si torna più indietro. Lo sai bene.

E perchè dovrei voler tornare indietro...?

Inizia a sentire l’orgasmo che saliva e cercai di continuare a muovermi lentamente. Ma anche lei stava incominciando a spingere in me con più forza e si stava stringendo sempre di più attorno a me. Infine lasciai andai andare, nel modo più lento possibile. Niente urla o gemiti. Solo i sospiri intensi e profondi di entrambi.

Ed entrambi eravamo decisamente soddisfatti. Ci riaddormentammo.

Si alzò prima di me, perchè mi svegliai sentendola mentre apriva i rubinetto dell’acqua in bagno. La porta era leggermente aperta. Mi girai sulla schiena sospirando, respirando il suo profumo sul cuscino. Infatti, riuscivo a sentirla addosso.

Camminai verso il bagno sbirciando all’interno. Si stava lavando i denti. Grazie al cielo. Restai a fissarla per un momento. Se ne stava lì, in piedi, spazzolandosi, e dava l’impressione di una donna che aveva appena fatto una gran bel sesso. Improvvisamente venni preso dal desiderio di tornare indietro nel tempo per poter ricominciare tutto un’altra volta. Afferrai il mio spazzolino dal mobiletto e ci spremetti sopra un po’ di dentifricio. Lei ammiccò e continuò a spazzolarsi i denti, continuando a guardarmi.

Mi spazzolavo guardandola, lei sputò e spazzolò ancora. Pulii i miei denti dietro e sputai, continuando anch’io. Feci passare lo spazzolino sulla mia lingua, e spazzolai i denti sotto e non le toglievo gli occhi di dosso. Un continuo, eterno spazzolarsi.

Credo di non averci mai messo tanto tempo a lavarmi i denti. Ma i suoi genitori erano dentisti...forse per lei era normale. Nahh. Finalmente fermò la tortura e si sciaquò, rimettendo lo spazzolino a posto.

Ho vinto? No, non vinco mai. O forse aveva avuto pietà di me, concedendomi una vittoria per augurarmi Buon Natale? Uhmmm. Mi sorrise e mi diede una pacca sul sedere prima di uscire.

Adoro vincere.
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Messaggio Da Konrad37 Sab Giu 28, 2008 12:13 pm

Light. ha scritto:Oh, si, scusa ^^



6. Dentifricio


Avevo un disperato bisogno di farmi una doccia, pensai mentre tornavo in camera mia. Avrei raggiunto Hermione dopo aver dato da mangiare ad Edvige.

Mi pizzicò la mano, guardandomi furiosamente.

“Ti ho ignorata, mi dispiace. Non preoccuparti, sei sempre la mia preferita, Edvige” le dissi accarezzandole le piume e posizionando una scodella d’acqua sotto il suo ramo. Guardai verso il mio cassetto.

Lascialo lì, Harry. Non farlo. Lascialo lì.

Scacciai via questi pensieri dalla testa e mi avviai verso la doccia. Anche se avrei davvero voluto dividere la mia doccia con Hermione, pensai che il piccolo Harry stava davvero implorando per un po’ di riposo. Maledetto scansafatiche.

Ritornai da lei verso le undici, con i vestiti e uno spazzolino per l’indomani. Lei si era già cambiata e indossava la sua semplice e corta camicia da notte di cotone. I suoi capelli erano molto meglio di prima, si era fatta la doccia e non c’erano più tracce di budino da nessuna parte. Oh, bene.

Stava facendo dondolare il suo braccialetto su e giù sul polso, guardandolo attentamente mentre luccicava. Strisciai fin sul letto, sentendo improvvisamente una strana sensazione di gioia, il bisogno di ridere. Era tutto così...domestico. Stavamo andando a dormire. Nello stesso letto. Senza sesso, eravamo entrambi esausti. Era la vigilia di Natale e la neve continuava a scendere fitta fuori dalla finestra. Avevo davvero bisogno di chiudere gli occhi.

Mi chinai sopra di lei per spegnere la luce e la tenni più vicina a me, sprofondando nel cuscino. Lei si mise il mio braccio attorno alla vita e appoggiò la mano sopra la mia. Questa fu l’ultima cosa che ricordai prima che i miei occhi si chiudessero e cadessi in un sonno profondo.



***



Ci sono molti vantaggi nel dormire insieme nello stesso letto, e uno di questi è il sesso di prima mattina.

Era ancora addormentata quando mi svegliai, il suo corpo per metà fuori dal letto. Il suo braccio penzolava fuori, verso il pavimento. Era la mattina di Natale. Restai a guardare la sua schiena nuda: la leggera camicia da notte di cotone a fiorellini gialli era salita durante la notte. Le mie gambe erano intrecciate alle sue.

Anche quando dormo cerco di avvicinarmi a lei.

Sorrisi e le passai una mano sulla schiena, fino al collo, spostandole i capelli e baciando la mia lentiggine. Hermione si stirò e per un attimo restò sorpresa, non essendo abituata ad avere qualcuno nel letto con lei. Si girò leggermente e mi sorrise, così mi abbassai per baciarla.

Ci baciammo solo una volta, consapevoli che probabilmente il nostro alito di mattina avrebbe potuto uccidere le piccole creature della foresta. Naturalmente, questo non mi impediva di baciarla in qualsiasi altro posto. Si voltò verso la finestra, dandomi la schiena. Le sollevai la camicia da notte fin sopra la testa e accarezzai ancora la sua schiena. Prima le spalle, poi la sottile striscia di perle nel centro, percependo ogni singolo osso e vertebra, infine lungo le braccia. Le baciai le spalle mentre spostavo la sua gamba sopra la mia e mi abbassavo leggermente i boxer. La penetrai lentamente, godendo fino in fondo della lentezza e della pigrizia del gesto.

Tenni la mia testa sollevata appoggiandomi ad una mano, mentre l’altra era sul suo fianco: di tanto in tanto la spingevo indietro. Misi la mano sul suo ventre, proprio sotto il suo ombelico, portandola contro di me. Guardavo mentre i muscoli della sua schiena si flettevano una volta ogni tanto, quindi feci scorrere una mano sul suo seno, lasciandola semplicemente lì per un po’.

Non c’era nulla di rude o impaziente in tutto questo. Ci stavamo semplicemente augurando il buongiorno.

Io spingevo in avanti, lei indietro. Gli unici rumori erano le lenzuola di cotone attorno alla nostra vita o i nostri sospiri. Avanti e indietro. Avanti e indietro. Era tutto così calmo.

Ora non si torna più indietro. Lo sai bene.

E perchè dovrei voler tornare indietro...?

Inizia a sentire l’orgasmo che saliva e cercai di continuare a muovermi lentamente. Ma anche lei stava incominciando a spingere in me con più forza e si stava stringendo sempre di più attorno a me. Infine lasciai andai andare, nel modo più lento possibile. Niente urla o gemiti. Solo i sospiri intensi e profondi di entrambi.

Ed entrambi eravamo decisamente soddisfatti. Ci riaddormentammo.

Si alzò prima di me, perchè mi svegliai sentendola mentre apriva i rubinetto dell’acqua in bagno. La porta era leggermente aperta. Mi girai sulla schiena sospirando, respirando il suo profumo sul cuscino. Infatti, riuscivo a sentirla addosso.

Camminai verso il bagno sbirciando all’interno. Si stava lavando i denti. Grazie al cielo. Restai a fissarla per un momento. Se ne stava lì, in piedi, spazzolandosi, e dava l’impressione di una donna che aveva appena fatto una gran bel sesso. Improvvisamente venni preso dal desiderio di tornare indietro nel tempo per poter ricominciare tutto un’altra volta. Afferrai il mio spazzolino dal mobiletto e ci spremetti sopra un po’ di dentifricio. Lei ammiccò e continuò a spazzolarsi i denti, continuando a guardarmi.

Mi spazzolavo guardandola, lei sputò e spazzolò ancora. Pulii i miei denti dietro e sputai, continuando anch’io. Feci passare lo spazzolino sulla mia lingua, e spazzolai i denti sotto e non le toglievo gli occhi di dosso. Un continuo, eterno spazzolarsi.

Credo di non averci mai messo tanto tempo a lavarmi i denti. Ma i suoi genitori erano dentisti...forse per lei era normale. Nahh. Finalmente fermò la tortura e si sciaquò, rimettendo lo spazzolino a posto.

Ho vinto? No, non vinco mai. O forse aveva avuto pietà di me, concedendomi una vittoria per augurarmi Buon Natale? Uhmmm. Mi sorrise e mi diede una pacca sul sedere prima di uscire.

Adoro vincere.
XDXDXDXDXDXDXDmadòòòòòòò harry mi fa morire...
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Messaggio Da Light. Sab Giu 28, 2008 2:51 pm

7. Aria



Note dell’autrice:

Sarebbe dovuto succedere, prima o poi.





Oh mio Dio, stiamo per morire.

Mentre Hermione era...occupata, io cercavo semplicemente di evitare che ci schiantassimo contro un albero. Andavamo a circa 60 miglia all’ora e lei stava cercando di far l’amore con me. E ci stava riuscendo alla grande. A mezz’aria. Avevo dei seri problemi a concentrarmi, infatti. Grazie al cielo i Serpeverde non hanno mai usato trucchetti del genere durante le partite- vincerebbero sempre.

Eravamo rimasti chiusi in quella stanza per 4 giorni, uscendo solo per mangiare, o io per dare da mangiare ad Edvige. Eravamo diventati degli strani uomini primitivi sesso-dipendenti. Le indicai la mia Firebolt quella mattina, mentre ci vestivamo, pensando che le sarebbe piaciuto fare un giro. Ahhh, come sono dolce.

Sì, giusto.

Era salita sulla scopa con me, e si era messa davanti. Aveva paura di volare, lo sapevo, quindi all’inizio andai piano, tenendola stretta a me con un braccio e la mia testa sulla sua spalla. Visto che non si era lamentata iniziai a girare attorno al campo di Quidditch piuttosto velocemente, fino a volare verso la foresta, che ora era coperta di neve.

Dopo 2 minuti lei iniziò ad essere inquieta e a dimenarsi e subito pensai che stava andando nel panico. Invece vidi che sollevava una gamba, con la gonna che si alzava leggermente. Rallentai immediatamente accorgendomi che eravamo piuttosto in alto. Non volevo rischiare che cadesse.

Riuscì a girarsi, usando le mie spalle come leva...è proprio una contorsionista...e mi sistemò le sue braccia attorno al collo. Le sorrisi ed accelerai di nuovo non appena fui sicuro che non corresse rischi.

Lei iniziò a toccare in basso, sempre più in basso, finchè ebbe la mano sul bottone dei miei pantaloni. Ed ecco quello sguardo malizioso, quello che le riesce così bene. Mi sbottonò i pantaloni e balzò su di me, e la sua gonna scozzese- che prima mi era sembrata così poco adatta per una giornata così fredda- ora mi sembrava decisamente appropriata. Spinse le mie gambe con le sue per permettermi di penetrarla, dopo che ebbe spostato di lato le mutandine. E alla fine ci riuscii.

Le due cose che preferisco al mondo: Hermione e volare. Mi stavano venendo le vertigini. Lei continuava a succhiarmi il collo come un vampiro mentre roteava i fianchi senza mai fermarsi. Lento e poi veloce. Fare sesso con Hermione a 60 miglia orari era abbastanza per farmi girare la testa, ma a quest’altezza e con l’aria pungente per via della neve...pensai che ero sul punto di svenire.

Volavo velocemente e furiosamente, proprio come stava facendo lei. Alla fine iniziai a sentire che stava arrivando, come lei. Iniziò a roteare sempre più velocemente e con forza, poi afferrò la mia faccia e mi baciò, la sua lingua che lottava con la mia. Stavo facendo uno sforzo inimmaginabile per tenere gli occhi aperti e guardare dietro di lei. Una mano dietro di lei, una sulla scopa. Cerca di ricordartene Harry, ok? Non lasciarle andare.

Alla fine, mi strinse dentro più forte di quando riuscissi a sopportare e venni. Venni come un rubinetto aperto. Anche se faceva freddo, stavo sudando. Stavo sudando come se avessi corso una maratona. Quando ebbi finito e mi ripresi incominciammo a scendere.



12 dicembre. Non c’è stato un momento della mia vita negli ultimi 4 mesi che non sia stato segnato da lui.”



Sì, conosco la sensazione.



***



Era il nostro ultimo giorno da soli.

Ero in piedi nella stanza del Quidditch e guardavo i muri, guardavo quello che avevo fatto; guardavo quello che mi aveva tenuto occupato tutta la notte e anche una parte della mattina. Attaccai l’ultimo pezzo di pergamena al muro e guardai la piccola scatola illuminata sul pavimento in un rettangolo creato da un raggio di sole.

Alla fine l’avevo tirata fuori dal cassetto.

Avevo lasciato Hermione la notte precedente, mentre dormiva, ed ero andato nella mia stanza. Avevo guardato la scatoletta per almeno un’ora, pensando ad ogni buona e logica ragione che la facesse sembrare una cosa davvero stupida da fare. E ce n’erano davvero tante. Avevo fatto una lista.

Invece, riuscivo pensare ad una sola ragione per farlo, ma questa riusciva a prevalere su tutte le altre.

Guardai la scatola, lì, seduto. Sembrava che volesse sfidarmi a raccoglierlo e far finta che non fosse mai successo. Ma non volevo. Non potevo.

Come avremmo potuto farlo? Come avremmo potuto ricominciare a dormire in letti separati? Amavo andare in giro con lei furtivamente, lo amavo davvero.

Ma non volevo smettere per nessuna ragione. Non volevo smettere di svegliarla. Non volevo smettere di rincorrerla per la Sala Comune o di volare con lei. Niente più spazzolate di denti insieme. Niente più torta al cioccolato.

Che schifo.

Non sapevo come sarei riuscito a lasciarla andare. Era la prima volta nella mia vita in cui amavo qualcosa e venivo ricambiato. Sapevo bene che non era l’unica ragione per cui stavo facendo tutto questo, ma era comunque importante. Ora ero maledettamente nervoso mentre mi guardavo attorno, con l’istinto di strapparli tutti.

Avevo scritto ogni singola parola che avrei voluto dirle su pezzi di pergamena e li avevo attaccati ai muri. Ogni parola, ogni frase, ogni pensiero sporco, ogni piccola cosa che riuscii a ricordare.

Ogni ragione per cui l’amavo, e perchè. Tutte le cose che le avevo detto solo nella mia mente. Tutte le ragioni che le dimostrassero che quello che stavo per fare aveva un senso.

Anche se non avevo mai parlato, finalmente lei avrebbe sentito. Avrebbe sentito ogni cosa.



***



Era seduta sul letto, sbucciava un’arancia, quando entrai. Restai lì per un momento, pensando seriamente a quello che stavo facendo. Mi sorrise e me ne offrì un pezzo.

Sorrisi a mia volta. La presi per mano, facendole cenno di seguirmi.

Camminammo all’interno della stanza, lei dietro di me. Mi fermai e la guardai prima che potesse vedere quello che avevo fatto, e la baciai. Mi stava venendo un flashback della nostra prima volta qui, proprio dove ora lei mi stava guardando. Ma questa volta invece lei fece qualche passo avanti, e guardò i muri. Spalancò la bocca.

Camminò lentamente, sorpassandomi, girando su se stessa per vedere tutto, nell’insieme. Si avvicinò per leggere alcuni pezzi di pergamena, ne accarezzò altri con la mano, leggermente, come se fossero la più fine e delicata opera d’arte che avesse mai visto. Sorrise. Scoppiò a ridere. Mi fissò dopo averne letti alcuni tra i più significativi. E improvvisamente, non ero più nervoso. Non ero neppure ben sicuro del perchè io lo fossi mai stato. Incrociai le braccia e mi appoggiai contro una delle alte finestre.

Lei tracciò alcune parole con le dita. Camminò lungo il muro cercando di leggerli tutti, ma erano troppi. Non c’era quasi un centimetro di muro libero.

Infine, vide la piccola scatola aperta sul pavimento.

Mi guardò con un’espressione che non sapevo bene come interpretare. Pensai che avesse intenzione di urlarmi addosso, o gridare, o correre via. Ma non lo fece. Mi guardò, semplicemente, proprio con quello sguardo che mia aveva portato a questo punto.

E per la prima volta, parlai.

“Sposami.”
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Messaggio Da Konrad37 Sab Giu 28, 2008 8:02 pm

Light. ha scritto:7. Aria



Note dell’autrice:

Sarebbe dovuto succedere, prima o poi.





Oh mio Dio, stiamo per morire.

Mentre Hermione era...occupata, io cercavo semplicemente di evitare che ci schiantassimo contro un albero. Andavamo a circa 60 miglia all’ora e lei stava cercando di far l’amore con me. E ci stava riuscendo alla grande. A mezz’aria. Avevo dei seri problemi a concentrarmi, infatti. Grazie al cielo i Serpeverde non hanno mai usato trucchetti del genere durante le partite- vincerebbero sempre.

Eravamo rimasti chiusi in quella stanza per 4 giorni, uscendo solo per mangiare, o io per dare da mangiare ad Edvige. Eravamo diventati degli strani uomini primitivi sesso-dipendenti. Le indicai la mia Firebolt quella mattina, mentre ci vestivamo, pensando che le sarebbe piaciuto fare un giro. Ahhh, come sono dolce.

Sì, giusto.

Era salita sulla scopa con me, e si era messa davanti. Aveva paura di volare, lo sapevo, quindi all’inizio andai piano, tenendola stretta a me con un braccio e la mia testa sulla sua spalla. Visto che non si era lamentata iniziai a girare attorno al campo di Quidditch piuttosto velocemente, fino a volare verso la foresta, che ora era coperta di neve.

Dopo 2 minuti lei iniziò ad essere inquieta e a dimenarsi e subito pensai che stava andando nel panico. Invece vidi che sollevava una gamba, con la gonna che si alzava leggermente. Rallentai immediatamente accorgendomi che eravamo piuttosto in alto. Non volevo rischiare che cadesse.

Riuscì a girarsi, usando le mie spalle come leva...è proprio una contorsionista...e mi sistemò le sue braccia attorno al collo. Le sorrisi ed accelerai di nuovo non appena fui sicuro che non corresse rischi.

Lei iniziò a toccare in basso, sempre più in basso, finchè ebbe la mano sul bottone dei miei pantaloni. Ed ecco quello sguardo malizioso, quello che le riesce così bene. Mi sbottonò i pantaloni e balzò su di me, e la sua gonna scozzese- che prima mi era sembrata così poco adatta per una giornata così fredda- ora mi sembrava decisamente appropriata. Spinse le mie gambe con le sue per permettermi di penetrarla, dopo che ebbe spostato di lato le mutandine. E alla fine ci riuscii.

Le due cose che preferisco al mondo: Hermione e volare. Mi stavano venendo le vertigini. Lei continuava a succhiarmi il collo come un vampiro mentre roteava i fianchi senza mai fermarsi. Lento e poi veloce. Fare sesso con Hermione a 60 miglia orari era abbastanza per farmi girare la testa, ma a quest’altezza e con l’aria pungente per via della neve...pensai che ero sul punto di svenire.

Volavo velocemente e furiosamente, proprio come stava facendo lei. Alla fine iniziai a sentire che stava arrivando, come lei. Iniziò a roteare sempre più velocemente e con forza, poi afferrò la mia faccia e mi baciò, la sua lingua che lottava con la mia. Stavo facendo uno sforzo inimmaginabile per tenere gli occhi aperti e guardare dietro di lei. Una mano dietro di lei, una sulla scopa. Cerca di ricordartene Harry, ok? Non lasciarle andare.

Alla fine, mi strinse dentro più forte di quando riuscissi a sopportare e venni. Venni come un rubinetto aperto. Anche se faceva freddo, stavo sudando. Stavo sudando come se avessi corso una maratona. Quando ebbi finito e mi ripresi incominciammo a scendere.



12 dicembre. Non c’è stato un momento della mia vita negli ultimi 4 mesi che non sia stato segnato da lui.”



Sì, conosco la sensazione.



***



Era il nostro ultimo giorno da soli.

Ero in piedi nella stanza del Quidditch e guardavo i muri, guardavo quello che avevo fatto; guardavo quello che mi aveva tenuto occupato tutta la notte e anche una parte della mattina. Attaccai l’ultimo pezzo di pergamena al muro e guardai la piccola scatola illuminata sul pavimento in un rettangolo creato da un raggio di sole.

Alla fine l’avevo tirata fuori dal cassetto.

Avevo lasciato Hermione la notte precedente, mentre dormiva, ed ero andato nella mia stanza. Avevo guardato la scatoletta per almeno un’ora, pensando ad ogni buona e logica ragione che la facesse sembrare una cosa davvero stupida da fare. E ce n’erano davvero tante. Avevo fatto una lista.

Invece, riuscivo pensare ad una sola ragione per farlo, ma questa riusciva a prevalere su tutte le altre.

Guardai la scatola, lì, seduto. Sembrava che volesse sfidarmi a raccoglierlo e far finta che non fosse mai successo. Ma non volevo. Non potevo.

Come avremmo potuto farlo? Come avremmo potuto ricominciare a dormire in letti separati? Amavo andare in giro con lei furtivamente, lo amavo davvero.

Ma non volevo smettere per nessuna ragione. Non volevo smettere di svegliarla. Non volevo smettere di rincorrerla per la Sala Comune o di volare con lei. Niente più spazzolate di denti insieme. Niente più torta al cioccolato.

Che schifo.

Non sapevo come sarei riuscito a lasciarla andare. Era la prima volta nella mia vita in cui amavo qualcosa e venivo ricambiato. Sapevo bene che non era l’unica ragione per cui stavo facendo tutto questo, ma era comunque importante. Ora ero maledettamente nervoso mentre mi guardavo attorno, con l’istinto di strapparli tutti.

Avevo scritto ogni singola parola che avrei voluto dirle su pezzi di pergamena e li avevo attaccati ai muri. Ogni parola, ogni frase, ogni pensiero sporco, ogni piccola cosa che riuscii a ricordare.

Ogni ragione per cui l’amavo, e perchè. Tutte le cose che le avevo detto solo nella mia mente. Tutte le ragioni che le dimostrassero che quello che stavo per fare aveva un senso.

Anche se non avevo mai parlato, finalmente lei avrebbe sentito. Avrebbe sentito ogni cosa.



***



Era seduta sul letto, sbucciava un’arancia, quando entrai. Restai lì per un momento, pensando seriamente a quello che stavo facendo. Mi sorrise e me ne offrì un pezzo.

Sorrisi a mia volta. La presi per mano, facendole cenno di seguirmi.

Camminammo all’interno della stanza, lei dietro di me. Mi fermai e la guardai prima che potesse vedere quello che avevo fatto, e la baciai. Mi stava venendo un flashback della nostra prima volta qui, proprio dove ora lei mi stava guardando. Ma questa volta invece lei fece qualche passo avanti, e guardò i muri. Spalancò la bocca.

Camminò lentamente, sorpassandomi, girando su se stessa per vedere tutto, nell’insieme. Si avvicinò per leggere alcuni pezzi di pergamena, ne accarezzò altri con la mano, leggermente, come se fossero la più fine e delicata opera d’arte che avesse mai visto. Sorrise. Scoppiò a ridere. Mi fissò dopo averne letti alcuni tra i più significativi. E improvvisamente, non ero più nervoso. Non ero neppure ben sicuro del perchè io lo fossi mai stato. Incrociai le braccia e mi appoggiai contro una delle alte finestre.

Lei tracciò alcune parole con le dita. Camminò lungo il muro cercando di leggerli tutti, ma erano troppi. Non c’era quasi un centimetro di muro libero.

Infine, vide la piccola scatola aperta sul pavimento.

Mi guardò con un’espressione che non sapevo bene come interpretare. Pensai che avesse intenzione di urlarmi addosso, o gridare, o correre via. Ma non lo fece. Mi guardò, semplicemente, proprio con quello sguardo che mia aveva portato a questo punto.

E per la prima volta, parlai.

“Sposami.”
oddio mi sto sciogliendo...ohhhhhhh che dolceeeeeee... Embarassed Embarassed Embarassed I love you I love you I love you
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Messaggio Da Konrad37 Dom Giu 29, 2008 9:14 pm

non c'è la faccio a resistere...gian devi asssolutamente darmi il link di tutta la fanfic...e se ti rifiuti lo chiederò a chiaXD
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Messaggio Da Light. Lun Giu 30, 2008 3:39 pm

Ma non ti serve, mancano solo due capitoli. Ecco il penultimo:


Note dell’autrice:

Nulla di particolare...succederanno solo belle cose!



Note della traduttrice:

Non ho più molto da dire...ormai siamo agli sgoccioli...per chi l’ha chiesto, la storia consiste di 9 capitoli...quindi vi aspetta solo più l’epilogo (lasciatemelo dire...un capolavoro di epilogo...)!
Nel frattempo...godetevi l’8!




8. Pelle e minestra


Le mie dita si allargavano sul suo ventre.



La mia mano sulla sua gamba.



La mia bocca tra i suoi seni.



La sua mano sul mio torace.



I suoi capelli sul pavimento.



Le sue labbra sulla mia schiena.



Il mio braccio su di lei.



E tornavamo di nuovo calmi. Perchè fare grandi discorsi, quando puoi avere tutto questo?



***



- 10 minuti prima -



“Non è una domanda. Non ti sto chiedendo di sposarmi,” le dissi, appoggiandomi contro la finestra e guardandola possessivamente. “Non c’è bisogno che io te lo chieda.”

E come ogni cosa, tra noi, fu tutto molto semplice. Certo che lo fu. Lei non avrebbe potuto agire in nessun altro modo.

“Okay”

Disse esattamente così. Come se qualcuno le avesse chiesto di leggere un libro...per tutta la vita.

Battei leggermente le mani, facendole cenno di venire da me e sorridendo. Corse e mi saltò in braccio, sistemando le gambe attorno alla mia vita, e mi baciò con passione. La tenni stretta facendola girare.

‘Aria!’ urlarono i miei polmoni.

Silenzio!

Crollammo sul pavimento. Mi allungai verso l’anello per darglielo. Le afferrai il polso e sganciai il braccialetto, vi feci scivolare dentro l’anello e poi lo richiusi. Non al dito. Sarebbe stato un po’ troppo evidente per chiunque altro, e per adesso era qualcosa che riguardava soltanto noi. Sembrava più naturale che ciondolasse lì piuttosto che in qualsiasi altro posto.

Mi sfilai la maglia e le bloccai le mani contro il pavimento. La guardai, mentre stava lì sdraiata sul pavimento sotto di me, e mi guardava con quegli occhi e quel sorriso.

E’ tutta mia.



***



-2 mesi più tardi-



Eravamo seduti nella biblioteca, apparentemente normali agli occhi di tutti nel nostro piccolo mondo, completamente concentrati sui nostri importantissimi studi. Però noi stavamo vivendo in un altro mondo...un mondo sotto il tavolo.

Lei non avrebbe mai potuto fare a me qualcosa di simile. Sarei stato scoperto immediatamente. I ragazzi non riescono a nascondere un orgasmo come invece riesce una donna. Potevo starmene seduto lì, facendola impazzire con le dita, provocandole piccole esplosioni, una dopo l’altra, e lei non avrebbe battuto ciglio. Di tanto in tanto smetteva di scrivere e chiudeva gli occhi. Potevo continuare a provocarle un orgasmo dopo l’altro proprio lì, davanti a mezza scuola, e nessuno l’avrebbe mai scoperto. E io amavo farlo. La bilancia del potere pendeva momentaneamente dalla mia parte. Ha-ha! Beccati questa, diavolo d’una donna!

Un vero depravato, non vi pare..?

Naturalmente, mi restituì il favore. Me lo restituì contro il muro della biblioteca, in un angolino nascosto da libri che nessuna leggeva più da anni. Fatta eccezione per Hermione, probabilmente. Mi spinse contro il muro con violenza e io la presi sbattendola contro gli scaffali. Vari libri caddero per via della nostra maldestria. Si mise a ridere e si coprì la bocca per evitare che qualcuno si accorgesse di noi e del nostro piccolo appuntamento sporco. Ero eccitato. Ero decisamente pronto.

E fummo interrotti. Non saprei dire quanto ne fui infastidito.

Aveva appena iniziato a succhiarmi il collo, proprio come mi piace, nel modo in cui sono certo che la rende felice, quando sentii Neville e Dean camminare verso di noi. Che cosa diavolo volevano quei due in questo posto?! Non avevano mai visto questa parte della biblioteca, dunque perchè avevano dovuto decidere proprio adesso di esplorarla? Bastardi.

Mi spostai con Hermione lungo lo scaffale fino ad un angolo della biblioteca dove trovai la mia salvezza: c’era una piccola vecchia finestra che portava fuori nel sottotetto della biblioteca. Mi sorrise. Gli dei ci sono favorevoli. Gli dei sono generosi.

Stava diluviando, potevamo sentire la pioggia sui nostri volti nell’esatto istante in cui uscimmo fuori nel sottotetto ghiaioso. Era un pomeriggio strano, il cielo aveva assunto una strana sfumatura di un pallido grigio-blu, che appariva quasi color porpora, e i tuoni e fulmini erano continui. Lunghe saette squarciavano il cielo assumendo strane forme e linee. Era un gelido temporale di Febbraio. Ma non m’importava.

Era stato davvero difficile tornare di nuovo alle fughe furtive, dopo essere stati insieme per tutto il tempo a Natale. Mi sentivo come un tossicomane in crisi d’astinenza, ero alla disperata ricerca di una dose. Una stupenda giornata, sdraiati nella Sala Comune, addormentati nella vasca da bagno, risvegliarci insieme la mattina...questa era la mia dose. Perchè i prefetti non possono avere una stanza tutta per loro, maledizione? Sarebbe davvero molto carino e conveniente. Invece così non era affatto carino, perchè iniziavo ad avere dei seri problemi a dormire senza di lei.

Eravamo già totalmente fradici. Mi scostò i capelli dalla fronte e io mi tolsi gli occhiali, infilandoli nella tasca interna del vestito. Afferrai con forza i suoi vestiti sotto le braccia, e la baciai con passione, la mia lingua che si mescolava alla sua, alla pioggia e alla sua pelle.

Mi circondò il collo con le braccia, stringendomi le mani tra i capelli, e mi baciò con ancora più insistenza.

“Ahi, ahi, ahi...” cercai di dire. Il suo braccialetto si era di nuovo impigliato tra i miei capelli. Hermione aveva questa stupenda abitudine di passarmi le dita tra i capelli ogni volta che eravamo insieme, e l’anello, che aveva la forma di una piccola corona creata da foglie e tralci intrecciati, si agganciava ogni volta. Se continuiamo così, sarò calvo intorno ai 30 anni.

Nelle ultime settimane avevo aggiunto alcuni ciondoli incantati al braccialetto: una scopa, una torta, un spazzolino da denti. Hermione giocherellava spesso con l’anello, qualche volta l’avevo sorpresa a sorridere nel bel mezzo di una lezione.

La sollevai contro il muro di pietra e mi allontanai leggermente per slacciare la cintura. Lei restò a guardarmi, con l’acqua che le scivolava giù sulla faccia, i capelli bagnati. Restò lì, contro il muro, fissandomi, poi mi tirò verso di lei prendendomi per la vita dei pantaloni, voleva farlo lei. Io misi le mani sui suoi fianchi e sospirai. Adoravo i suoi fianchi.

Feci scorrere le mie mani sulla sua gonna, tirandola un po’ su, le misi una mano attorno al ginocchio e lo sollevai fino al mio fianco mentre la penetravo. L’appoggiai contro il muro e le presi l’altro ginocchio. Il muro la sosteneva mentre io spingevo le sue ginocchia indietro, entrando in lei con più forza e più a fondo.

Dovrò aggiungere un altro ciondolo al braccialetto: una cravatta. Considerando il modo in cui si sta muovendo su di me tenendosi alla mia cravatta appunto, mi sembra il minimo. Giuro che non dirò mai più che le cravatte sono inutili.

Non spingevo molto, stavamo semplicemente dondolando insieme avanti e indietro, guardandoci attraverso la pioggia. Mosse la mano libera e per un attimo l’appoggiò sulla mia guancia, facendola poi scivolare più in basso sul mio collo. Tracciò la linea del mio pomo d’Adamo e scese sul mio petto, accarezzandolo pigramente per almeno un minuto. Infine si mosse ancora più in basso e mi toccò esattamente nel punto in cui ero unito a lei, sentendo quanto ero duro dentro.

Ecco, questo è esattamente il motivo per cui non potrei mai farmi toccare nello stesso modo in cui io toccavo lei in biblioteca. Non posso farlo, assolutamente. Solamente la sensazione e la vista delle sue dita su di me mi eccita.

Riesci a percepire quello che mi fai?

Non ero sicuro se fosse la carica elettrica dell’aria gelida attorno a noi, o la pioggia, ma sentii dei brividi e la pelle d’oca su tutto il corpo. Correvano dalle mie braccia, fin giù nella schiena e per le gambe anche i peli dietro al collo erano dritti. Le presi la mano nella mia e appoggiandola contro il muro spinsi, sentendola gemere. Era davvero un gemito? Capii che stava per lascirsi andare, potevo percepirlo. Feci ruotare i miei fianchi spingendo ancora, ed esplodemmo entrambi.

Restammo così, uno sopra l’altra, contro il muro, per qualche minuto. Solo guardandoci. Era come se riuscissi a sentire i suoi pensieri.

Alla fine rientrammo attraverso la finestra, gocciolando. Cercai nella tasca gli occhiali.

“Oh no,” dissi piano osservando il vetro incrinato di una lente. Hermione sorrise tirando fuori la bacchetta.

“Oculus Reparo,” disse sussurrando e facendo ondeggiare la bacchetta davanti ai miei occhi.

Per un istante ebbi di nuovo davanti agli occhi l’immagine di quella piccola, brillante ragazzina di 11 anni sul treno per Hogwarts che mi aveva riparato gli occhiali mentre io la guardavo terrorizzato.

Ora sta per diventare mia moglie.

Incredibile quanta strada abbiamo fatto.



***





-San Valentino-





Una delle mille ragioni per cui odio San Valentino: nulla va mai secondo i piani.

Senza contare il fatto che tutti oggi se ne vanno in giro succhiando cioccolatini coperti di ogni genere di cosa, avvolti nelle loro stupende, esagerate e rosse scatole di cellophan. Cosa che normalmente non mi avrebbe dato alcun fastidio, ma ora non faccio altro che pensare ad una certa brunetta fare queste cose. E vi assicuro, il pensiero di Hermione che succhia qualcosa è di solito- anzi sempre- una bella cosa. Ma adesso non è a questo che devo pensare.

Mentre tutti gli altri erano ad Hogsmeade in questo sdolcinato sabato tutto tinto di rosso, ascoltando canzoni romantiche così dolci, io invece ero seduto fuori dalla porta del bagno di Hermione, ad ascoltare i rumori così dolci dei suoi conati di vomito.

L’influenza per i maghi è decisamente più forte di quella dei Babbani. Molti maghi hanno una naturale resistenza a molte malattie grazie ad un sistema immunitario decisamente superiore; non ci ammaliamo spesso. Ma Hermione è per metà Babbana e per questo l’influenza l’aveva colpita pesantemente.

Era rimasta in infermeria per almeno due giorni, a dormire. Era svenuta proprio nel mezzo della sua esposizione durante la lezione del professor Vitious. Non era stata bene per tutta la settimana. Pensavo che avesse il ciclo perchè non aveva voglia di fare l’amore. Ma sapevo che c’era qualcosa che non andava, me ne accorgevo dal suo aspetto. E poi era svenuta. Ero totalmente terrorizzato quando la vidi colpire il pavimento. Il mio cervello semplicemente smise di ragionare. Scattai fuori dalla sedia e mi precipitai verso di lei di corsa, nel punto in cui Vitious stava cercando di svegliarla.

Non riesci davvero a capire più nulla quando sei preoccupato per qualcuno. Non ci fu nulla del tipo ‘Hermione, mio amore adorato, che succede? Rispondimi, cuore del mio cuore!’. Nella mia mente non c’erano frasi complete. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era ‘Ti prego. Ehi. Cosa..? Hermione? No, no. Oddio. Oh, oh, oh...Dio...Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego.’ Solo questo. Dire ‘panico allo stato puro’ non è abbastanza.

Vitious la fece fluttuare in aria con un Wingardium Leviosa e la portò fino in infermeria, mentre io e Ron insistemmo per accompagnarla. La mia mente era affollata da mille pensieri. Brutti pensieri. Non mi ero neppure accorto di aver iniziato ad ansimare finchè Ron mi prese da parte, fuori dall’infermeria, dicendomi di calmarmi.

Madama Chips ci informò che stava bene. Era solo disidratata e stanca e aveva bisogno di riposo assoluto.

La morsa che stritolava il mio cuore si allentò tutta d’un colpo. Grazie a Dio. Grazie a Madama Chips. Grazie a chiunque.

Che ci crediate o no, mi avevano detto che il fatto che vomitasse era un buon segno. Significava che stava iniziando a guarire. Era solamente stanca, calda, a volte aveva brividi di freddo, a volte era sudata. Domani sarebbe passato tutto, grazie alle medicine magiche della Chips.

Dunqueero lì, seduto nella sua stanza, la prima occasione che avevamo di essere da soli da Natale, e la stavo ascoltando mentre si lavava i denti invece di guardarla mentre succhiava un cioccolatino ricoperto di...qualsiasi cosa.

Sorrisi e guardai verso la mia zip. ‘Tu non sei di nessun aiuto’.

Povera lei. Povero me.

Mi lanciò questo sguardo quando uscì dal bagno. Uno sguardo che diceva che non ero obbligato a restare con lei, che mi liberava da ogni dovere. Ma non volevo andarmene. Mi alzai e l’abbracciai. Sentivo questo incontenibile bisogno di prendermi cura di lei, di farlo seriamente. Odiavo il fatto di saperla malata e di non poter fare nulla per lei. Quindi feci l’unica cosa utile. Le portai della minestra.

Fu l’unica cosa che mi venne in mente. Era apppoggiata sul comodino e stava diventando fredda; appena lei la vide, si lasciò scappare una risata, nonostante stesse male. Stava tremando per i brividi. La portai fino al letto e la coprii. Le avevo portato un bigliettino di San Valentino e una margherita, erano appoggiati sul suo baule ai piedi del letto. Le rose erano il fiore tradizionale, ma a lei piacevano le margherite.

Andai dall’altro lato del letto e mi sdraiai, sentendo il letto tremare con lei. Mi dava la schiena, così iniziai a sfregarle il braccio avanti e indietro per cercare di scaldarla. Non funzionava molto, ma volevo cercare di rendermi utile. Mi diede qualche colpetto sulla mano, per ringraziarmi.

E finalmente...inevitabilmente...

“Ti amo, Harry”

Pausa.

“Lo so”

“Mi dispiace di averti rovinato il San Valentino”

“Non m’importa,” dissi, realizzando improvvisamente che era proprio così. Non m’importava di tutte quelle stupidaggini a cui avevo pensato, per nulla. Ero con lei. Per quanto si sentisse male e –purtroppo- apparisse brutta e trasandata, era meglio che essere in qualsiasi altro posto. Le accarezzai la fronte con le dita, baciandole la tempia.

“Dormi, Hermione”. E dopo averle accarezzato la fronte ancora per qualche minuto, si addormentò.

E fu così che trascorremmo il giorno di San Valentino.
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Taste - Sapore (di Kate J) - Pagina 2 Empty Re: Taste - Sapore (di Kate J)

Messaggio Da Konrad37 Lun Giu 30, 2008 8:26 pm

Light. ha scritto:Ma non ti serve, mancano solo due capitoli. Ecco il penultimo:


Note dell’autrice:

Nulla di particolare...succederanno solo belle cose!



Note della traduttrice:

Non ho più molto da dire...ormai siamo agli sgoccioli...per chi l’ha chiesto, la storia consiste di 9 capitoli...quindi vi aspetta solo più l’epilogo (lasciatemelo dire...un capolavoro di epilogo...)!
Nel frattempo...godetevi l’8!




8. Pelle e minestra


Le mie dita si allargavano sul suo ventre.



La mia mano sulla sua gamba.



La mia bocca tra i suoi seni.



La sua mano sul mio torace.



I suoi capelli sul pavimento.



Le sue labbra sulla mia schiena.



Il mio braccio su di lei.



E tornavamo di nuovo calmi. Perchè fare grandi discorsi, quando puoi avere tutto questo?



***



- 10 minuti prima -



“Non è una domanda. Non ti sto chiedendo di sposarmi,” le dissi, appoggiandomi contro la finestra e guardandola possessivamente. “Non c’è bisogno che io te lo chieda.”

E come ogni cosa, tra noi, fu tutto molto semplice. Certo che lo fu. Lei non avrebbe potuto agire in nessun altro modo.

“Okay”

Disse esattamente così. Come se qualcuno le avesse chiesto di leggere un libro...per tutta la vita.

Battei leggermente le mani, facendole cenno di venire da me e sorridendo. Corse e mi saltò in braccio, sistemando le gambe attorno alla mia vita, e mi baciò con passione. La tenni stretta facendola girare.

‘Aria!’ urlarono i miei polmoni.

Silenzio!

Crollammo sul pavimento. Mi allungai verso l’anello per darglielo. Le afferrai il polso e sganciai il braccialetto, vi feci scivolare dentro l’anello e poi lo richiusi. Non al dito. Sarebbe stato un po’ troppo evidente per chiunque altro, e per adesso era qualcosa che riguardava soltanto noi. Sembrava più naturale che ciondolasse lì piuttosto che in qualsiasi altro posto.

Mi sfilai la maglia e le bloccai le mani contro il pavimento. La guardai, mentre stava lì sdraiata sul pavimento sotto di me, e mi guardava con quegli occhi e quel sorriso.

E’ tutta mia.



***



-2 mesi più tardi-



Eravamo seduti nella biblioteca, apparentemente normali agli occhi di tutti nel nostro piccolo mondo, completamente concentrati sui nostri importantissimi studi. Però noi stavamo vivendo in un altro mondo...un mondo sotto il tavolo.

Lei non avrebbe mai potuto fare a me qualcosa di simile. Sarei stato scoperto immediatamente. I ragazzi non riescono a nascondere un orgasmo come invece riesce una donna. Potevo starmene seduto lì, facendola impazzire con le dita, provocandole piccole esplosioni, una dopo l’altra, e lei non avrebbe battuto ciglio. Di tanto in tanto smetteva di scrivere e chiudeva gli occhi. Potevo continuare a provocarle un orgasmo dopo l’altro proprio lì, davanti a mezza scuola, e nessuno l’avrebbe mai scoperto. E io amavo farlo. La bilancia del potere pendeva momentaneamente dalla mia parte. Ha-ha! Beccati questa, diavolo d’una donna!

Un vero depravato, non vi pare..?

Naturalmente, mi restituì il favore. Me lo restituì contro il muro della biblioteca, in un angolino nascosto da libri che nessuna leggeva più da anni. Fatta eccezione per Hermione, probabilmente. Mi spinse contro il muro con violenza e io la presi sbattendola contro gli scaffali. Vari libri caddero per via della nostra maldestria. Si mise a ridere e si coprì la bocca per evitare che qualcuno si accorgesse di noi e del nostro piccolo appuntamento sporco. Ero eccitato. Ero decisamente pronto.

E fummo interrotti. Non saprei dire quanto ne fui infastidito.

Aveva appena iniziato a succhiarmi il collo, proprio come mi piace, nel modo in cui sono certo che la rende felice, quando sentii Neville e Dean camminare verso di noi. Che cosa diavolo volevano quei due in questo posto?! Non avevano mai visto questa parte della biblioteca, dunque perchè avevano dovuto decidere proprio adesso di esplorarla? Bastardi.

Mi spostai con Hermione lungo lo scaffale fino ad un angolo della biblioteca dove trovai la mia salvezza: c’era una piccola vecchia finestra che portava fuori nel sottotetto della biblioteca. Mi sorrise. Gli dei ci sono favorevoli. Gli dei sono generosi.

Stava diluviando, potevamo sentire la pioggia sui nostri volti nell’esatto istante in cui uscimmo fuori nel sottotetto ghiaioso. Era un pomeriggio strano, il cielo aveva assunto una strana sfumatura di un pallido grigio-blu, che appariva quasi color porpora, e i tuoni e fulmini erano continui. Lunghe saette squarciavano il cielo assumendo strane forme e linee. Era un gelido temporale di Febbraio. Ma non m’importava.

Era stato davvero difficile tornare di nuovo alle fughe furtive, dopo essere stati insieme per tutto il tempo a Natale. Mi sentivo come un tossicomane in crisi d’astinenza, ero alla disperata ricerca di una dose. Una stupenda giornata, sdraiati nella Sala Comune, addormentati nella vasca da bagno, risvegliarci insieme la mattina...questa era la mia dose. Perchè i prefetti non possono avere una stanza tutta per loro, maledizione? Sarebbe davvero molto carino e conveniente. Invece così non era affatto carino, perchè iniziavo ad avere dei seri problemi a dormire senza di lei.

Eravamo già totalmente fradici. Mi scostò i capelli dalla fronte e io mi tolsi gli occhiali, infilandoli nella tasca interna del vestito. Afferrai con forza i suoi vestiti sotto le braccia, e la baciai con passione, la mia lingua che si mescolava alla sua, alla pioggia e alla sua pelle.

Mi circondò il collo con le braccia, stringendomi le mani tra i capelli, e mi baciò con ancora più insistenza.

“Ahi, ahi, ahi...” cercai di dire. Il suo braccialetto si era di nuovo impigliato tra i miei capelli. Hermione aveva questa stupenda abitudine di passarmi le dita tra i capelli ogni volta che eravamo insieme, e l’anello, che aveva la forma di una piccola corona creata da foglie e tralci intrecciati, si agganciava ogni volta. Se continuiamo così, sarò calvo intorno ai 30 anni.

Nelle ultime settimane avevo aggiunto alcuni ciondoli incantati al braccialetto: una scopa, una torta, un spazzolino da denti. Hermione giocherellava spesso con l’anello, qualche volta l’avevo sorpresa a sorridere nel bel mezzo di una lezione.

La sollevai contro il muro di pietra e mi allontanai leggermente per slacciare la cintura. Lei restò a guardarmi, con l’acqua che le scivolava giù sulla faccia, i capelli bagnati. Restò lì, contro il muro, fissandomi, poi mi tirò verso di lei prendendomi per la vita dei pantaloni, voleva farlo lei. Io misi le mani sui suoi fianchi e sospirai. Adoravo i suoi fianchi.

Feci scorrere le mie mani sulla sua gonna, tirandola un po’ su, le misi una mano attorno al ginocchio e lo sollevai fino al mio fianco mentre la penetravo. L’appoggiai contro il muro e le presi l’altro ginocchio. Il muro la sosteneva mentre io spingevo le sue ginocchia indietro, entrando in lei con più forza e più a fondo.

Dovrò aggiungere un altro ciondolo al braccialetto: una cravatta. Considerando il modo in cui si sta muovendo su di me tenendosi alla mia cravatta appunto, mi sembra il minimo. Giuro che non dirò mai più che le cravatte sono inutili.

Non spingevo molto, stavamo semplicemente dondolando insieme avanti e indietro, guardandoci attraverso la pioggia. Mosse la mano libera e per un attimo l’appoggiò sulla mia guancia, facendola poi scivolare più in basso sul mio collo. Tracciò la linea del mio pomo d’Adamo e scese sul mio petto, accarezzandolo pigramente per almeno un minuto. Infine si mosse ancora più in basso e mi toccò esattamente nel punto in cui ero unito a lei, sentendo quanto ero duro dentro.

Ecco, questo è esattamente il motivo per cui non potrei mai farmi toccare nello stesso modo in cui io toccavo lei in biblioteca. Non posso farlo, assolutamente. Solamente la sensazione e la vista delle sue dita su di me mi eccita.

Riesci a percepire quello che mi fai?

Non ero sicuro se fosse la carica elettrica dell’aria gelida attorno a noi, o la pioggia, ma sentii dei brividi e la pelle d’oca su tutto il corpo. Correvano dalle mie braccia, fin giù nella schiena e per le gambe anche i peli dietro al collo erano dritti. Le presi la mano nella mia e appoggiandola contro il muro spinsi, sentendola gemere. Era davvero un gemito? Capii che stava per lascirsi andare, potevo percepirlo. Feci ruotare i miei fianchi spingendo ancora, ed esplodemmo entrambi.

Restammo così, uno sopra l’altra, contro il muro, per qualche minuto. Solo guardandoci. Era come se riuscissi a sentire i suoi pensieri.

Alla fine rientrammo attraverso la finestra, gocciolando. Cercai nella tasca gli occhiali.

“Oh no,” dissi piano osservando il vetro incrinato di una lente. Hermione sorrise tirando fuori la bacchetta.

“Oculus Reparo,” disse sussurrando e facendo ondeggiare la bacchetta davanti ai miei occhi.

Per un istante ebbi di nuovo davanti agli occhi l’immagine di quella piccola, brillante ragazzina di 11 anni sul treno per Hogwarts che mi aveva riparato gli occhiali mentre io la guardavo terrorizzato.

Ora sta per diventare mia moglie.

Incredibile quanta strada abbiamo fatto.



***





-San Valentino-





Una delle mille ragioni per cui odio San Valentino: nulla va mai secondo i piani.

Senza contare il fatto che tutti oggi se ne vanno in giro succhiando cioccolatini coperti di ogni genere di cosa, avvolti nelle loro stupende, esagerate e rosse scatole di cellophan. Cosa che normalmente non mi avrebbe dato alcun fastidio, ma ora non faccio altro che pensare ad una certa brunetta fare queste cose. E vi assicuro, il pensiero di Hermione che succhia qualcosa è di solito- anzi sempre- una bella cosa. Ma adesso non è a questo che devo pensare.

Mentre tutti gli altri erano ad Hogsmeade in questo sdolcinato sabato tutto tinto di rosso, ascoltando canzoni romantiche così dolci, io invece ero seduto fuori dalla porta del bagno di Hermione, ad ascoltare i rumori così dolci dei suoi conati di vomito.

L’influenza per i maghi è decisamente più forte di quella dei Babbani. Molti maghi hanno una naturale resistenza a molte malattie grazie ad un sistema immunitario decisamente superiore; non ci ammaliamo spesso. Ma Hermione è per metà Babbana e per questo l’influenza l’aveva colpita pesantemente.

Era rimasta in infermeria per almeno due giorni, a dormire. Era svenuta proprio nel mezzo della sua esposizione durante la lezione del professor Vitious. Non era stata bene per tutta la settimana. Pensavo che avesse il ciclo perchè non aveva voglia di fare l’amore. Ma sapevo che c’era qualcosa che non andava, me ne accorgevo dal suo aspetto. E poi era svenuta. Ero totalmente terrorizzato quando la vidi colpire il pavimento. Il mio cervello semplicemente smise di ragionare. Scattai fuori dalla sedia e mi precipitai verso di lei di corsa, nel punto in cui Vitious stava cercando di svegliarla.

Non riesci davvero a capire più nulla quando sei preoccupato per qualcuno. Non ci fu nulla del tipo ‘Hermione, mio amore adorato, che succede? Rispondimi, cuore del mio cuore!’. Nella mia mente non c’erano frasi complete. L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era ‘Ti prego. Ehi. Cosa..? Hermione? No, no. Oddio. Oh, oh, oh...Dio...Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego.’ Solo questo. Dire ‘panico allo stato puro’ non è abbastanza.

Vitious la fece fluttuare in aria con un Wingardium Leviosa e la portò fino in infermeria, mentre io e Ron insistemmo per accompagnarla. La mia mente era affollata da mille pensieri. Brutti pensieri. Non mi ero neppure accorto di aver iniziato ad ansimare finchè Ron mi prese da parte, fuori dall’infermeria, dicendomi di calmarmi.

Madama Chips ci informò che stava bene. Era solo disidratata e stanca e aveva bisogno di riposo assoluto.

La morsa che stritolava il mio cuore si allentò tutta d’un colpo. Grazie a Dio. Grazie a Madama Chips. Grazie a chiunque.

Che ci crediate o no, mi avevano detto che il fatto che vomitasse era un buon segno. Significava che stava iniziando a guarire. Era solamente stanca, calda, a volte aveva brividi di freddo, a volte era sudata. Domani sarebbe passato tutto, grazie alle medicine magiche della Chips.

Dunqueero lì, seduto nella sua stanza, la prima occasione che avevamo di essere da soli da Natale, e la stavo ascoltando mentre si lavava i denti invece di guardarla mentre succhiava un cioccolatino ricoperto di...qualsiasi cosa.

Sorrisi e guardai verso la mia zip. ‘Tu non sei di nessun aiuto’.

Povera lei. Povero me.

Mi lanciò questo sguardo quando uscì dal bagno. Uno sguardo che diceva che non ero obbligato a restare con lei, che mi liberava da ogni dovere. Ma non volevo andarmene. Mi alzai e l’abbracciai. Sentivo questo incontenibile bisogno di prendermi cura di lei, di farlo seriamente. Odiavo il fatto di saperla malata e di non poter fare nulla per lei. Quindi feci l’unica cosa utile. Le portai della minestra.

Fu l’unica cosa che mi venne in mente. Era apppoggiata sul comodino e stava diventando fredda; appena lei la vide, si lasciò scappare una risata, nonostante stesse male. Stava tremando per i brividi. La portai fino al letto e la coprii. Le avevo portato un bigliettino di San Valentino e una margherita, erano appoggiati sul suo baule ai piedi del letto. Le rose erano il fiore tradizionale, ma a lei piacevano le margherite.

Andai dall’altro lato del letto e mi sdraiai, sentendo il letto tremare con lei. Mi dava la schiena, così iniziai a sfregarle il braccio avanti e indietro per cercare di scaldarla. Non funzionava molto, ma volevo cercare di rendermi utile. Mi diede qualche colpetto sulla mano, per ringraziarmi.

E finalmente...inevitabilmente...

“Ti amo, Harry”

Pausa.

“Lo so”

“Mi dispiace di averti rovinato il San Valentino”

“Non m’importa,” dissi, realizzando improvvisamente che era proprio così. Non m’importava di tutte quelle stupidaggini a cui avevo pensato, per nulla. Ero con lei. Per quanto si sentisse male e –purtroppo- apparisse brutta e trasandata, era meglio che essere in qualsiasi altro posto. Le accarezzai la fronte con le dita, baciandole la tempia.

“Dormi, Hermione”. E dopo averle accarezzato la fronte ancora per qualche minuto, si addormentò.

E fu così che trascorremmo il giorno di San Valentino.
ohhhhhhhhhhhhhhh...come sono carini...
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Messaggio Da Konrad37 Gio Lug 03, 2008 12:31 pm

ma mica è finita?no perché se è così non so se riusciro a vivere...XD
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Messaggio Da Light. Gio Lug 03, 2008 4:58 pm

No, non è finita, manca l'ultimo capitolo, l'epilogo. Buona lettura!


Note dell’autrice:

Grazie a tutti coloro che hanno apprezzato tutto questo. Siete davvero delle persone stupende, bellissime. Grazie.



Note della traduttrice:

Ragazzi, ci siamo. Ecco l’epilogo, l’ultimo capitolo. Molto, molto dolce. Geniale, direi. Non credo ci fosse modo più tenero per concludere una storia come questa...*si asciuga lacrimuccia*...dunque ho proprio finito eh..? Incredibile...beh, vi lascio alla storia.


*****



9. Epilogo






“Oggi mi sposo”.

Me ne stavo lì, in quel posto non molto famigliare, le foglie che svolazzavano ai miei piedi. Il sole era appena sorto. Non ero mai stato lì prima d’allora. Avevo pensato che era davvero ora che ci andassi.

Perchè è così difficile...? Devi solo parlare, Harry.

“L’adorereste, ne sono sicuro”. Mi misi le mani in tasca, tirando calci alle foglie e sorridendo.

“E’ incinta. Me l’ha detto ieri”. Pausa. “Diventerò padre. Penso che la sola idea mi ecciti più del fatto in sè”. Sorrisi, ricordando Hermione mentre me lo diceva.

Pausa.

“Vorrei che foste qui. Vorrei potervi parlare...chiedervi dei consigli”, dissi guardando le lapidi. “Andrà tutto bene. Lei è stupenda. E potrò sempre prendermi cura di lei, grazie a voi due. Forse sembra sciocco ringraziarvi per questo, ma sono così felice di poter provvedere a lei per sempre”.

“E lei si prenderà sempre cura di me”. Pausa.

“E’ davvero felice. Lo siamo entrambi. Forse sono più felice di quanto dovrei essere. Ero...così contento quando me l’ha detto...”

“Abbiamo comprato una casa insieme 4 mesi fa, dopo esserci diplomati. Non abbiamo ancora svuotato tutti gli scatoloni e non è ancora arredata, nonostante l’aiuto dei nostri amici. Lei è così occupata con la sua nuova libreria, e io sono così impegnato con i programmi per le lezioni. E siamo anche impegnati l’uno con l’altra”.

Feci un passo avanti e piegandomi spazzai via le foglie dalle pietre rettangolari. Tracciai con le dita le lettere incise.

‘Lily Evans-Potter’

‘James Potter’

“Mi rende felice. So che sembra così semplice. Infatti è così. E’ per questo che è magnifico”. Guardai a terra.

“Ho così tanta paura di perderla”

Pausa.

“Ho paura che in un anno avremo questo bambino, e poi una persona orribile busserà alla nostra porta. E la ucciderà. E poi ucciderà me. E non ci saremo più”. Raccontai loro una storia piuttosto famigliare.

“E so bene che è stupido, perchè non posso continuare a vivere la mia vita nel terrore”. Pausa. “Ma sarebbe davvero terribile perdere tutto questo”.

“Mi dispiace che voi l’abbiate perso. Mi dispiace per tutte quelle volte in cui mi sono arrabbiato...ero così arrabbiato...con voi, perchè mi avevate lasciato. Mi dispiace, perchè so che non avreste mai voluto. Riesco a capire solo ora quanto non avreste voluto che accadesse. E so che avete lottato”.

Non fermarti.

“Adesso lo so, più di quanto lo sapessi prima. Prima non avrei potuto capire”.

Mi asciugai una lacrima.

“Sapete...vorrei poterla chiudere in una scatola in modo che nessuno possa farle del male o toccarla”.

Pausa. “Potrei anche metterla in una bara a questo punto. Ma non posso. Non potrei mai farle una cosa simile. Non posso far altro che sperare che non accada mai nulla. E’ l’unica cosa che posso fare...e questo pensiero mi uccide”.

Lunga pausa.

“Siamo delle persone molto tranquille” dissi, ridendo forte.

“C’è sempre stato molto rumore nella mia testa. Domande e dubbi su di voi, domande su chi ero. O domande su questa maledetta cicatrice e su ciò che significava”. Mi grattai la testa. “Stare con lei invece è come essere in vacanza da tutto quel rumore”

Pausa.

“Parliamo, ogni tanto”.

“Non molto”.

Pausa.

“Mi mancate. Mi mancate così tanto... non riesco neppure a spiegarlo. Mi mancherete oggi. Mi mancherà non potervi invitare al cenone di Natale. Mi mancherà il non poter dire a mio figlio ‘ehi, andiamo a visitare il nonno e la nonna’ ”.

“Oggi mi sposo”. Pausa.

“Vi voglio bene”.



***



Fine.
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Messaggio Da Konrad37 Gio Lug 03, 2008 5:03 pm

Light. ha scritto:No, non è finita, manca l'ultimo capitolo, l'epilogo. Buona lettura!


Note dell’autrice:

Grazie a tutti coloro che hanno apprezzato tutto questo. Siete davvero delle persone stupende, bellissime. Grazie.



Note della traduttrice:

Ragazzi, ci siamo. Ecco l’epilogo, l’ultimo capitolo. Molto, molto dolce. Geniale, direi. Non credo ci fosse modo più tenero per concludere una storia come questa...*si asciuga lacrimuccia*...dunque ho proprio finito eh..? Incredibile...beh, vi lascio alla storia.


*****



9. Epilogo






“Oggi mi sposo”.

Me ne stavo lì, in quel posto non molto famigliare, le foglie che svolazzavano ai miei piedi. Il sole era appena sorto. Non ero mai stato lì prima d’allora. Avevo pensato che era davvero ora che ci andassi.

Perchè è così difficile...? Devi solo parlare, Harry.

“L’adorereste, ne sono sicuro”. Mi misi le mani in tasca, tirando calci alle foglie e sorridendo.

“E’ incinta. Me l’ha detto ieri”. Pausa. “Diventerò padre. Penso che la sola idea mi ecciti più del fatto in sè”. Sorrisi, ricordando Hermione mentre me lo diceva.

Pausa.

“Vorrei che foste qui. Vorrei potervi parlare...chiedervi dei consigli”, dissi guardando le lapidi. “Andrà tutto bene. Lei è stupenda. E potrò sempre prendermi cura di lei, grazie a voi due. Forse sembra sciocco ringraziarvi per questo, ma sono così felice di poter provvedere a lei per sempre”.

“E lei si prenderà sempre cura di me”. Pausa.

“E’ davvero felice. Lo siamo entrambi. Forse sono più felice di quanto dovrei essere. Ero...così contento quando me l’ha detto...”

“Abbiamo comprato una casa insieme 4 mesi fa, dopo esserci diplomati. Non abbiamo ancora svuotato tutti gli scatoloni e non è ancora arredata, nonostante l’aiuto dei nostri amici. Lei è così occupata con la sua nuova libreria, e io sono così impegnato con i programmi per le lezioni. E siamo anche impegnati l’uno con l’altra”.

Feci un passo avanti e piegandomi spazzai via le foglie dalle pietre rettangolari. Tracciai con le dita le lettere incise.

‘Lily Evans-Potter’

‘James Potter’

“Mi rende felice. So che sembra così semplice. Infatti è così. E’ per questo che è magnifico”. Guardai a terra.

“Ho così tanta paura di perderla”

Pausa.

“Ho paura che in un anno avremo questo bambino, e poi una persona orribile busserà alla nostra porta. E la ucciderà. E poi ucciderà me. E non ci saremo più”. Raccontai loro una storia piuttosto famigliare.

“E so bene che è stupido, perchè non posso continuare a vivere la mia vita nel terrore”. Pausa. “Ma sarebbe davvero terribile perdere tutto questo”.

“Mi dispiace che voi l’abbiate perso. Mi dispiace per tutte quelle volte in cui mi sono arrabbiato...ero così arrabbiato...con voi, perchè mi avevate lasciato. Mi dispiace, perchè so che non avreste mai voluto. Riesco a capire solo ora quanto non avreste voluto che accadesse. E so che avete lottato”.

Non fermarti.

“Adesso lo so, più di quanto lo sapessi prima. Prima non avrei potuto capire”.

Mi asciugai una lacrima.

“Sapete...vorrei poterla chiudere in una scatola in modo che nessuno possa farle del male o toccarla”.

Pausa. “Potrei anche metterla in una bara a questo punto. Ma non posso. Non potrei mai farle una cosa simile. Non posso far altro che sperare che non accada mai nulla. E’ l’unica cosa che posso fare...e questo pensiero mi uccide”.

Lunga pausa.

“Siamo delle persone molto tranquille” dissi, ridendo forte.

“C’è sempre stato molto rumore nella mia testa. Domande e dubbi su di voi, domande su chi ero. O domande su questa maledetta cicatrice e su ciò che significava”. Mi grattai la testa. “Stare con lei invece è come essere in vacanza da tutto quel rumore”

Pausa.

“Parliamo, ogni tanto”.

“Non molto”.

Pausa.

“Mi mancate. Mi mancate così tanto... non riesco neppure a spiegarlo. Mi mancherete oggi. Mi mancherà non potervi invitare al cenone di Natale. Mi mancherà il non poter dire a mio figlio ‘ehi, andiamo a visitare il nonno e la nonna’ ”.

“Oggi mi sposo”. Pausa.

“Vi voglio bene”.



***



Fine.
cioè:cosa?o.O'e questo sarebbe il finale?...che schifo...mi aspettavo di più...cmq davvero una bellissima fanfic grazie gian per averla postata Very Happy
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Messaggio Da LukaSkins Dom Ago 10, 2008 9:34 pm

stupenda...
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Messaggio Da CiGNeTTa Dom Lug 05, 2009 11:56 pm

che bellina!!!!l'ho letta tutta di fila...sono proprio dolci...e il finale è tenerissimo, corry, sei senza cuore!!!!
grazie per averla postata!! <3
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