L'ITALIA
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Re: L'ITALIA
=paO= ha scritto:DI DON PAOLO FARINELLA
mir.it/servizi/ilmanifesto
Il mio nome è Paolo Farinella, prete della Chiesa cattolica residente nella diocesi di Genova. Come cittadino della Repubblica Italiana, riconosco la legittimità formale del suo governo, pur pensando che lei abbia manipolato l’adesione della maggioranza dei pensionati e delle casalinghe che si formano un’idea di voto solo attraverso le tv, di cui lei ha fatto un uso spregiudicato e illegittimo.
Lei in Italia possiede tre tv e comanda quelle pubbliche nelle quali ha piazzato uomini della sua azienda o a lei devoti e proni. Nel mese di agosto 2009 ha inaugurato una nuova tv africana, Nessma, a cui ha fatto pubblicità sfruttando illecitamente la sua posizione di presidente del consiglio e dove ha detto il contrario di quello che opera in politica e con le leggi varate dal suo governo in materia di immigrazione. Se lei è pronto a smentire, come è suo solito, ecco, si guardi il seguente filmato e giudichi da lei perché potrebbe trattarsi di Veronica Lario travestita da lei: https://www.youtube.com/watch?v=Se3yqycsMyg&feature=video_response
Faccia vedere il video ai suoi amici leghisti e nel frattempo ascolti cosa dice il sindaco di Treviso, lo sceriffo Giancarlo Gentilini del partito di Bossi, ad un raduno del suo partito xenofobo dove ha esposto «Il vangelo secondo Gentilini» con chiarezza diabolica: «Voglio la rivoluzione contro gli extracomunitari. Voglio la rivoluzione contro i bambini degli immigrati. Ho distrutto due campi di nomadi e ne vado orgoglioso. Voglio la rivoluzione contro coloro che vogliono le moschee: i musulmani se vogliono pregare devono andare nel deserto, ecc. ecc. Questo è il Vangelo secondo Giancarlo Gentilini (sindaco di Treviso): “Tutto a noi e se avanza qualcosa agli altri, ma non avanzerà niente”». Questo il link con la sua voce in diretta; si prepari ad ascoltare il demonio in persona: https://www.youtube.com/watch?v=_WCZNQJkV3E&feature=related
Legittimità elettorale e dignità etica
Riconoscere la legittimità del suo governo, con riserva etico-giuridica, non significa riconoscere anche la sua legittimità morale a governare il Paese perché lei non ha alcuna cultura dello Stato e delle sue Istituzioni, ma solo quella di difendere se stesso dalla Giustizia e i suoi interessi patrimoniali che sotto i suoi governi prosperano alacremente. Il conflitto di interessi pesa come un macigno sulla Nazione e la sua economia, ma lei è bravo ad imbrogliare le carte, facendolo derubricare nella coscienza della maggioranza che ne paga le conseguenze economiche e democratiche. Cornuti e mazziati dicono a Napoli.
Quando la sua maggioranza si sveglierà dall’oppio che lei ha diffuso a piene mani sarà troppo tardi e intanto il Paese paga il conto dei suoi avvocati, nominati da lei senatori, cioè stipendiati con soldi pubblici. Allo stesso modo stiamo pagando i condoni fiscali che lei si è fatto su misura sua e della sua azienda, sottraendo denaro al popolo italiano. In morale questo viene definito come doppio furto.
Da quando lei «è sceso in campo», l’Italia ha iniziato un degrado inesorabile e costante che perdura ancora oggi, codificato nel termine «berlusconismo» che è la sintesi delle maledizioni che hanno colpito l’Italia sia sul piano economico (mai l’economia è stata così disastrata come sotto i suoi governi), su quello sociale (mai si sono avuti tanti poveri, disoccupati e precari come sotto i suoi governi), e su quello civile (mai come sotto i suoi governi è sorta la categoria del «nemico» da odiare e da abbattere). Lei, infatti, usa la menzogna come verità e la calunnia come metodo, presentandosi come modello di furbizia e di utilizzatore finale di leggi immorali e antidemocratiche come tutte quelle «ad personam».
Nei confronti dell’ultima illegalità, che grida giustizia al cospetto di Dio, il decreto 733-B/2009, che segna una pietra miliare nel cammino di inciviltà e di negazione di quelle radici cristiane di cui la sua maggioranza ama fare i gargarismi, sappia che siamo cento, mille, diecimila, milioni che faremo obiezione di coscienza all’ignobile e illegale decreto, pomposamente detto «decreto sicurezza»: diventeremo tutti clandestini e sostenitori dei cittadini di altri Paesi, specialmente africani, in quanto «persone», anche se clandestini, a costo della nostra vita. Dobbiamo ubbidire alla nostra coscienza piuttosto che alle sue leggi razziali e disumane. La legge che definisce l’immigrazione come illegalità è un insulto a tutte le Carte internazioni e nazionali sui «diritti», un vulnus alla dottrina sociale della Chiesa e colloca l’Italia tra le nazioni responsabili delle stragi degli innocenti, perseguitati e titolari del diritto di asilo.
Essere «alto» ed essere »grande»
Lei non è e non sarà mai uno «statista» se sente il bisogno di fare vedere alle sue donnine i filmati che lo ritraggono tra i «grandi». Per essere «grande», non basta rialzare le suole delle scarpe, ma occorre avere una visione oltre se stesso, una visione «politica» che a lei è estranea del tutto, incapace come è di vedere oltre i suoi interessi. Per potere emergere dallo squallore in cui lei è maestro, ha profuso a piene mani il virus dell’antipolitica, il qualunquismo populista, trasformando la «polis» da luogo di convergenza di ideali e di interessi a mercato di convenienza e di sopraffazione. Lei, da esperto di vecchio pelo, ha indotto i cittadini ad evadere il fisco che in uno Stato democratico è prevalentemente un dovere civile di solidarietà e per un cristiano un obbligo di coscienza perché strumento di condivisione per servizi essenziali alla corretta e ordinata convivenza civile e sociale. Durante il suo governo le tasse sono aumentate perché incapace di porre un freno alla spesa pubblica che anzi galoppa come non si è mai visto.
Non faccia confusione tra «essere alto» e «essere grande», come insegna Napoleone che lei ben volentieri scimmiotta, senza riuscire ad eguagliare l’ombra del dittatore.
Lei non può negare di essere stato piduista (tessera n. 1816) e forse di esserlo ancora, se come sembra, con il suo governo cerca di realizzare la strategia descritta nei documenti sequestrati al gran maestro Licio Gelli, a Castiglion Fibocchi (Comunicato Ansa del 17 marzo 1981 ore 12:18, da cui emerge il suo numero di tesserato; cf intervista di Licio Gelli su Repubblica.it del 28-09-2003).
La maledizione italiana
A lei nulla importa dei valori religiosi, etici e sociali, che usa come stracci a suo comodo esclusivo, senza esimere di vantarsi di essere ossequioso degli insegnamenti etici e sociali della Chiesa cattolica, di cui si è sempre servito per averne l’appoggio e il sostegno. Partecipa convinto al «Family-Day» in difesa della famiglia tradizionale, monogamica formata da maschio e femmina e poi ce lo ritroviamo con prostitute a pagamento che registrano la sua voce nel letto di Putin; oppure spogliarelliste che lei ha nominato ministre: è lecito chiedersi, in cambio di cosa? Come concilia questo suo comportamento con le sue dichiarazioni di adesione agli insegnamenti della Chiesa cattolica? La «corrispondenza d’amorosi sensi» tra lei, il Vaticano e la gerarchia cattolica è la maledizione piombata sull’Italia ed una delle cause del progressivo e costante allontanamento dalla Chiesa delle persone migliori. I prelati, come sempre nella storia, fanno gli affari loro e lei che di affari se ne intende si è lasciato usare ed ha usato senza scrupoli offrendo la sua collaborazione e cercando quella della cosiddetta «finanza cattolica» legata a doppia mandata con il Vaticano. Se volesse avere la documentazione si legga il molto istruttivo saggio di Ferruccio Pinotti e Udo Gümpel, «L’unto del Signore», BUR, Rizzoli, Milano 2009.
Gli ecclesiastici, da perfetti «uomini di mondo, hanno capito che con lei al governo potevano imporre al parlamento leggi e decreti di loro interesse, utilizzandolo quindi come braccio secolare. Per questo obiettivo, devono però rinunciare alla loro religiosità e adeguarsi alla paganità del potere che esige la contropartita. Lei, infatti, è sostenuto dall’Opus Dei, da Comunione e Liberazione e da tutte le organizzazioni e sètte cattoliche che si lasciano manovrare a piacimento con lo spauracchio dei«comunisti» e con l’odore satanico dei soldi.
Il Vaticano e i vescovi, non essendo profeti, ma esercenti gestori di una ditta pagana, non hanno saputo o voluto cogliere le conseguenze nefaste che sarebbero derivate al Paese da questo connubio incestuoso; di fatto sono caduti nella trappola che essi stessi e lei avevate preparato. L’incidente di Vittorio Feltri, da lei, tramite la famiglia, nominato direttore del suo «Il Giornale» con cui uccide sulla pubblica piazza Dino Boffo, direttore di «Avvenire» portavoce della Cei, va oltre le vostre intenzioni e come un granellino di sabbia inceppa il motore. Oppure, secondo l’altra vulgata, tutto sarebbe stato progettato da lei e Bertone per permettere a questi di mettere le mani sulla Cei e a lei di fare tacere un sussurro appena modulato di critica sui suoi comportamenti disgustosi. Senza volersi arrampicare sugli specchi forse si è verificato un combinato disposto, non nei tempi e nelle forme da voi progettato.
Il giorno 7 agosto 2009, in un colloquio riservato con il cardinale Angelo Bagnasco, lo misi in guardia: «Stia attento – gli dissi – e si prepari alla guerra d’autunno perché con la nomina di Feltri al Giornale di Berlusconi (20-07-2009), la guerra sarà totale e senza esclusione di colpi. Berlusconi non può rispondere alle domande di la Repubblica e non può andare in TV a dare spiegazioni. Può continuare a negare sulle piazze per gli allocchi, ma nemmeno lui, menzognero di professione potrebbe negare davanti a domande precise e contestazioni puntuali. Per questo non lo farà mai, tanto meno in Parlamento. Non ha che un mezzo: sguazzare nel fango facendolo schizzare su tutti e su tutto, in base al principio che se tutto è infangato, nessuno è infangato». Il cardinale mi guardò come stupito e incredulo, reputando impossibile la mia previsione. Credo che ora si morda le labbra. Eppure credo anche che lei sia finito: per la finanza internazionale e per gli interessi di coloro che lo hanno sostenuto, Vaticano compreso, lei ora è ingombrante e impresentabile e deve essere sostituito, ma lei non cadrà indenne, farà più danni che potrà, un nuovo Sansone in miniatura. Lei sa che deve andarsene, ma sa anche che passerà alla storia non come quel «grande, immenso» presidente che è stato lei, ma come «l’utilizzatore finale di prostitute che altri pagavano per conto suo». Non c’è che dire: lei è un grande in bassezza e amoralità.
Spergiuro
Nella trappola non è caduto il popolo di Dio, formato da «cristiani adulti» che tanto dispiacciono al papa «pro tempore» Benedetto XVI: lei non potrà mai manipolarli come non potrà mai possedere le coscienze dei non credenti austeri, cultori della laicità dello Stato che lei vilipende e svende, sempre e comunque, per suo inverecondo interesse. Lei ha la presunzione ossessiva di definirsi liberale, ma non sa cosa sia il liberismo, mentre è l’ultima caricatura di promettente e decadente comunista sovietico di stampo breshnieviano, capace di usare il popolo per affermare la propria ingordigia patologica di potere. D’altronde il suo amico per la pelle non è l’ex «kgb» Vladimir Vladimirovic Putin, nella cui dacia è ospitato secondo la migliore tradizione comunista italiana?
Dal punto di vista della morale cattolica, lei è uno spergiuro perché ha giurato sulla testa dei suoi figli, senza pudore e alcuni giorni dopo il «ratto di Noemi», ha dato dello stesso fatto diverse versioni differenti, condannando se stesso e la testa dei suoi figli alla pena dello spergiuro che già Cicerone condannava con la «rovina» e l’esposizione all’umana infamia: «Periurii poena divina exitium, humana dedecus – La pena divina dello spergiuro è la rovina e l’infamia/il disprezzo degli uomini»(De legibus, II, 10, 23; cf anche De officis, III, 29, 104;in Cicerone, Opere politiche e filosofiche, a c. di Leonardo Ferrero e Nevio Zorzetti, vol. I, UTET, Torino, 1974, risp. p. 489 e p. 823). Anche il Diritto Canonico, per sua informazione, riserva allo spergiuro «una giusta pena» (CJC, can. 1368), demandata all’Autorità, in questo caso il papa, che avrebbe dovuto comminarle la pena canonica, invece di indirizzarle una lettera diplomatica per il G8 e i suoi «deferenti saluti». Non ci può essere deferenza, tanto meno papale, per un uomo che ha toccato il fondo della dignità politica e morale.
Gli ultimi fatti di Villa Certosa e Palazzo Grazioli hanno sprofondato lei (non era difficile), ma anche l’Istituto Presidenza del Consiglio in un letamaio senza precedenti. Mai l’Italia è stata derisa nel mondo intero (ormai da quattro mesi continui) a causa di un suo Presidente del Consiglio che, su denuncia della moglie, frequenta le minorenni e sempre per ammissione della moglie che lo frequenta da oltre trent’anni, per cui si presume lo conosca bene, è malato e come un dio d’altri tempi esige per la sua perversione, sacrifici di giovani vergini per nascondere a se stesso i problemi del tempo che inesorabilmente passa, nonostante il trucco abbondante.
Affari privati o deriva di Stato?
Lei dice di volere difendere la sua privacy, ma non c’è privacy per uno che ha portato i suoi fatti «privati» in TV attaccando indecorosamente la sua stessa moglie che ha intrapreso la strada del divorzio. Forse lei ha dimenticato che sull’immagine della sua «felice famiglia italiana» lei ha costruito se stesso e la sua fortuna politica ed economica. Lei si comporta per quello che è: uno spaccone che in piazza si vanta di tutto ciò che non ha mai fatto e poi pretende che nessuno ne parli. Se lei mette il segreto di Stato sulle sue ville, queste diventano ipso facto «affare politico» perché lei le usa anche per incontri istituzionali e quindi fanno parte dell’Istituzione della presidenza del consiglio. Lei non ha diritto alla vita privata, quando si comporta da uomo pubblico e promette carriere TV o posti in parlamento a donnine compiacenti che la sollazzano nel suo «privato». Non è lei che ha detto in una intercettazione, parlando con Saccà che «le donne più son cattoliche più son troie»? Può spiegare, di grazia, il significato di queste parole altamente religiose e rispettose delle donne e indicarci a chi si riferiva? C’entrano le due donne che siedono nel suo governo e che si vantano di essere cattoliche: la Carfagna e la Gelmini?
don Paolo Farinella, prete e biblista della diocesi di Genova
Lei e suoi paraninfi continuate a dire che si tratta di questioni private senza rilevanza pubblica, sapendo di mentire ancora e senza pudore. Sarebbero affari privati se Silvio Berlusconi non fosse Presidente del Consiglio che alle donnine che gli accompagnano anche a pagamento, non promettesse incarichi in aziende pubbliche (TV) o posti in parlamento se non addirittura al governo. Vorrei chiederle per curiosità: quali sono i meriti e le benemerenze delle ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini per essere assurte, non ancora quarantenni, a posti di rilievo nel suo governo? Perché Mara Carfagna posavanuda o la Gelmini prendeva l’abilitazione in Calabria? Le sue ville sono ancora sotto la tutela del segreto di Stato e quindi guardate a vista da polizia, carabinieri, esercito? A spese di chi? Può ancora dire che sono residenze private? Fu lei in persona ad andare dal suo devoto suddito Bruno Vespa a rispondere pubblicamente a suo moglie, Veronica Lario, rendendo pubblici i fatti che la riguardavano e attaccando sua moglie senza alcuna pietà, facendo pubblicare dal suo «killer mediatico» le foto di sua moglie a seno nudo di quando faceva l’attrice. Non credo che lei possa dire che le sue vicende sono private perché ci riguardano tutti, come cittadini e come suoi «sovrani» costituzionali perché una cosa è certa: noi non abdicheremo mai alla nostra dignità di cittadini sovrani figli orgogliosi della nostra insuperabile Costituzione. Noi non permetteremo mai che lei diventi il «padrone» della nostra dignità.
Per lei è cominciato l’inizio della fine perché il suo declino è iniziato nel momento stesso in cui è andato nella TV di Stato compiacente e, senza contraddittorio, alla presenza del solo cerimoniere e maggiordomo fidato, ha cominciato a farfugliare bugie, contraddizioni, falsità che non hanno retto l’urto dei fatti crudi. Se lei fosse onesto, anche solo per una parte infinitesimale, dovrebbe rassegnare le dimissioni, come aveva promesso nel suddetto, compiacente recital.
Strategie convergenti
Lei può fare affari col Vaticano e chiudere nel cassetto morale e dignità, ma sappia che il Vaticano non è la Chiesa, per nostra fortuna e per sua e vostra disgrazia. Noi, uomini e donne semplici, vogliamo onorare e difendere la nostra dignità e la nostra fede, contro ogni tentativo di manipolazione e di incesto tra altare e politica. Purtroppo lei, supportato da parte della gerarchia, ha fatto scadere la «politica» da arte, a servizio del bene comune, a mercimonio di malaffare e a sentina maleodorante. Le istituzioni cattoliche che lo hanno appoggiato ne portano, con lei, la responsabilità morale, in base al principio giuridico della complicità.
Strana accoppiata: i difensori della moralità ufficiale, costretti a tacere per mesi di fronte a comportamenti indegni e a leggi inique, perché lautamente ricompensati o in vista della mancia promessa. Trattasi solo di un baratto di cui i responsabili dovranno rendere conto. I vescovi hanno ritrovato la parola quando si sono visti attaccare, inaspettatamente, da lei con avvertimenti di stampo mafioso (per interposta persona). La gerarchia, in genere felpata e compassata, in questo frangente è risorta come un sol uomo, arruolando anche il papa alla bisogna, ma cogliendo anche l’occasione per dare corpo alle vendette interne e regolare i conti tra ruiniani e bertoniani. Come insegna l’amabile Andreotti «la vendetta è un piatto che si gusta freddo». Strategie convergenti che hanno sprigionato il disgusto del popolo cattolico e dei cittadini che ancora pensano con la propria testa.
Ripudio
Io, Paolo Farinella, prete mi vergogno della sua presidenza, per me e la mia Nazione e, mi creda, in Italia siamo la maggioranza che non è quella elettorale, ottenuta da una «legge porcata» che ben esprime l’identità della sua maggioranza e del governo e di lei che lo presiede (o lo possiede?). Lei potrà avere il sostegno del Vaticano (uno Stato estero) e della Cei che con il loro silenzio e le loro arti diplomatiche condannano se stessi come complici di ingiustizia e di immoralità. Per questi motivi, per quanto mi concerne in forza del mio diritto di cittadino sovrano, non voglio più essere rappresentato da lei in Italia e all’Estero, io la ripudio come politico e come Presidente del Consiglio: lei non può rappresentarmi né in Italia e tanto meno all’estero perché lei è la negazione evidente di tutto quello in cui credo e spero di vedere realizzato per il mio Paese. sia perché non mi rappresenta sia perché è indegno di rappresentare il buon nome dell’Italia seria, laboriosa e civile e legale che amo e per la quale lotto e impegno la mia vita. Non importa che lei abbia la maggioranza parlamentare, a me interessa molto di più che non abbia la mia coscienza
Io, Paolo Farinella, prete, ripudio lei, Silvio Berlusconi, presidente pro tempore del consiglio dei ministri e tutto quello che rappresenta insieme a coloro che l’adulano, lo ingannano, lo manipolano e lo sorreggono: li/vi ripudio dal profondo del cuore. in nome della politica, dell’etica e della fede cattolica. La ripudio e prego Dio che liberi l’Italia dal flagello nefasto della sua presenza.
Paolo Farinella
si può quotare tutto quello che ha detto???mi ci ritrovo perfettamente...
(bella...abbiamo trovato un prete anticlericale???tutti i commenti non tanto velati sui vescovi e sul papa...bah...)
quanto ai video, sapete come la penso sulla libertà di parola ai leghisti...ma una bella bombetta, sotto i palchi dei raduni, così da farne fuori un bel numero tutti insieme???un bel "sacrificio per la patria"???
per la cronaca ne ho retto 40 secondi, poi ho smesso per non farmi inacidire il sangue...ma mi sa che l'avevo già sentito,per mia sfortuna....
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Re: L'ITALIA
Io voglio andare via al più presto dall'italia, ma gia so che non crederete mai a ciò che sto per dire.Konrad37 ha scritto:apro questo topic xk da tempo mi pongo una domanda...sono l'unico a pensare che l'italia sia un paese di cacca e non vede l'ora di andare a vivere in ighilterra(o altri paesi)...oppure qualcun'altro la pensa come me???
discutiamo in questo topic del nostro paese delle cose che ci piacciono e no.
Unoin classe mie, fino a due anni fa viveva a Londra e dice che gli piace più stare a Napoli che a Londra.
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Re: L'ITALIA
DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info/
C’è un dubbio fondamentale che perseguita le menti di tanti lettori intelligenti e coscienziosi, non scherzo, non c’è ironia. Essi sanno bene che, a dir la verità, diversi fra i nomi che costellano la loro progressione civica e intellettuale sono non proprio immacolati, eppure servono. Travaglio pecca di arroganza, è un filosionista quindi paladino di una giustizia part time, si dimostra omertoso coi suoi compagni di merende, non parla mai del vero Potere, il suo giornale meno che meno, ci annebbia la vista ipertrofizzando Berlusconi. Ma è innegabile che senza di lui migliaia di cittadini, soprattutto i giovanissimi, non avrebbero mai avuto le conoscenze per combattere l’odierna Casta, poiché Travaglio è a tutti gli effetti un cronista che morde duro alle calcagna del clan di Arcore. I lettori sanno che Milena Gabanelli… oddio, avete letto Dagospia l’altro giorno? Che brutto l’inciucio della signora di Report con Prodi, la Sogin e Massimo Romano; se è tutto vero c’è da preoccuparsi tanto. E poi che fastidio la vicenda con Barnard e Censura Legale, una bruttissima macchia per lei. E le puntate pro Tav e quella sul debito pubblico? Ohi, ohi…
Così come la culla craxiana da cui la paladina proviene, non proprio un pedigree da paladina, appunto. Ma se togli Report cosa rimane in Italia? Senza le puntate di Milena, è innegabile, c’è il buio, la morte civile in Tv. I lettori sanno altresì che Antonio Di Pietro ha firmato lo scandaloso Trattato di Lisbona, che maneggia i denari di partito con una certa disinvoltura, che quel suo figlio lo ha a dir poco allevato male e protetto troppo, che sguazza nel fango inquietante della Casaleggio Associati, con tutte quelle connessioni in Telecoms e banche d’investimento (leggi la Mafia maggiore), e che l’ex magistrato puzzicchia un poco (tanto) di giustizialista di destra. Eppure Tonino fa battaglie che non si possono non condividere, e di nuovo va detto che se togli lui, alle urne che si fa? Grillo, mamma mia, neppure inizio, già sapete, i miliardi, il merchandising alla Vanna Marchi, le sparate nel mucchio, la censura sul suo blog, la “gestione fascistoide delle sue liste”, la Cultura della Visibilità replicata… Ma anche Beppe rappresenta in Italia una sponda fortissima che ha fermato il naufragio dei Movimenti dopo il 1999 e dopo il flop di Nanni Moretti, l’unica così potente a dir la verità. Facebook, in ultimo, si sa che è uno strumento di obnubilazione di massa, che ha strappato ai cittadini la più immensa banca di dati personali nella Storia (se la ridono alla CIA, Microsoft, Telecoms, e ITCompanies, o i tipi alla Bearing Point, Murdoch, Pio Pompa ecc.) e che sta esasperando il rovinoso attivismo di tastiera. Tutto vero, però è Facebook e non altri che permette oggi a tantissimi membri della famosa ‘massa’, e di nuovo ai ragazzini/ragazzine, di essere raggiunti dalle parole dei sopraccitati, dei dissidenti, dalle notizie censurate, e anche dalle tue di parole caro Barnard, cosa che non sarebbe mai accaduta senza. Allora, sono da tenere o da buttare tutti costoro?
Qui sta il dilemma di tanti. Esso alberga in quell’angolo recondito dell’anima dove ha luogo un fastidioso tiro alla fune fra la coscienza (“non sono puliti, non fidarti”) e il realismo (“sarà anche, ma sono utili però”). La coscienza reclama l’integrità morale sopra ogni cosa, il realismo la considera, al contrario, una pericolosa devianza fanatica che finisce per cancellare dalla società anche quel poco di buono che c’è. E Barnard ne incarna il peggio, alcuni dicono, fosse per lui avremmo un mondo senza Marco, Milena, Tonino, Beppe e neppure Facebook. Bella roba. Voglio rispondere a quel dilemma, una volta per tutte, è terribilmente importante. E vi dico subito che la vittoria nel tiro alla fune delle forze del realismo è una catastrofe, le cui propaggini precedono nel tempo il fenomeno dei ‘paladini’ dell’Antisistema e le cui conseguenze pagherete terribilmente care. Per capire cosa sto dicendo considerate Striscia la Notizia, il Costanzo Show, le Iene. Questi fenomeni di comunicazione di massa ricalcano perfettamente gli ingredienti dei sopraccitati fenomeni di comunicazione alternativa. Vi si trova infatti un abile mix di negativo e positivo, talmente abile che il medesimo dilemma assale altri cittadini: sì, sono buffonate, è tutto per far soldi, Costanzo è un padrino piduista, tritano tette culi e gossip caciarone… ma... Ma a dire il vero Striscia e le Iene denunciano una valanga di porcherie a milioni di cittadini (a delle audience mille volte la nostra) che altrimenti non le saprebbero mai, e i politici rispondono in fretta; a dire il vero hanno il coraggio (e i soldi) di sputtanare un sacco di malfattori su segnalazioni di persone comuni, cosa che il Corriere o il TG1 e neppure il Fatto farebbero mai, ed è questo lo stare dalla parte della ‘gente’; a dire il vero l’Italia è costellata oggi da migliaia di famiglie che devono la loro salvezza o perlomeno un aiuto vitale a Greggio, Lucci, o a Costanzo. E non fu quest’ultimo che portò in televisione per primo la lotta contro la discriminazione dei sieropositivi? Non ha proprio lui contribuito all’accettabilità dei disabili, degli emarginati, degli ammalati portandola per decenni nei salotti dell’Italietta discriminatoria e razzista? Ed ecco che milioni di italiani degni risolvono quel loro tiro alla fune col medesimo realismo che nell’Alternativa assolve Travaglio, Grillo e Facebook: ok, hanno mille difetti, ma alla fine fanno una montagna di cose giuste, punto.
Lo so che siete già schizzati in avanti con la risposta, ma vi blocco. Attenti. Vi è facile scartare queste ultime conclusioni seppellendole con una montagna di critiche all’abiezione del sistema massmediatico Mediaset, dopotutto lo amministra “il diavolo”, dico bene Tonino? Ma chiedo: se riuscite per un attimo a rimanere osservatori esterni, distaccati, potete forse evitare di vedere che il paradigma dell’assoluzione di Striscia, Iene e Costanzo è identico a quello che invece così generosamente applicate a Grillo, Gabanelli e Co.? Non è forse vero che in entrambi i casi entra in funzione una bilancia sui cui piatti è stato messo il male e il bene, e che si è fatta pendere dalla parte del bene nel nome di un interesse collettivo superiore? Lo fate voi coi paladini e con Facebook, ma lo fanno milioni di altri esseri umani degni con Ricci, Blasi e Costanzo. Forse che il vostro interesse è di natura superiore al loro?
Eppure la cosa è, e vi è, ovvia: voi stessi argomentereste subito, in un dibattito con i fans dei paladini di Striscia e Co., che il danno complessivo e a lungo termine che il Sistema massmediatico berlusconiano fa alla società è immensamente superiore ai vantaggi a breve termine delle loro battaglie civiche e di denuncia. Gli direste che, parafrasando il Vangelo, “non puoi servire due padroni”, o stai dalla parte della morale civica sempre oppure non vali nulla; non puoi da una parte rimestare Vippismo e culi e dall’altra predicare virtù; il mix che ne esce è mefitico, la gente ne viene inquinata, anzi, peggio, in essa si innesta una dissociazione percettiva fatale, quella che avvalla il fatto che se con una mano fai il bene con l’altra puoi anche lordare il tuo mondo, te lo si perdona.
Bene, ogni singola parola scritta sopra io ve la rigiro sui vostri paladini e su Facebook. Chi come loro è morale part time; chi è mosso da compassione da questa parte ma spietato da quell’altra; chi sfodera la spada con quei potenti ma fa lo stuoino con questi altri; chi si batte per i diritti di qua ma affossa quelli di là; chi grida alla censura contro i suoi compagni ma si zittisce su quella contro i suoi avversari; chi grida i fatti di questo potere ma tace su quelli dell’altro Potere; o chi regala libertà di sapere a milioni mentre incatena i medesimi milioni dietro le spalle, produce nel lungo termine un danno alla fibra etica della collettività che è immensamente superiore a qualsiasi beneficio nel breve termine. Perché, sia chiaro e scolpito nella memoria: dal principio morale esteso a 360 gradi non ci si dissocia mai se si vuole veramente cambiare la Storia, a costo di soccombere per anni, secoli. Perché solo una cosa, e una cosa sola, può alterare la corruttibilità della nostra epoca: persone che sappiano aderire a quel principio morale a qualsiasi costo, sempre, e non part time.
Non so pensare a un esempio migliore per illustrare ciò della parabola di Nelson Rolihlahla Mandela, che è qui terribilmente illuminante. Quell’uomo fu una luce per l’Africa e per l’umanità intera finché mantenne una fanatica adesione al principio morale a 360 gradi. Divenne poi un deplorevole zimbello nell’istante in cui si perdonò, e gli fu perdonato, di essere una luce part time, perché, si disse, “va bè, intanto è utile però”. Nel 1994, quando ero in Sudafrica come corrispondente, parlai a lungo con Kader Asmal, membro del Comitato Esecutivo Nazionale dell’ANC di Mandela, e rimasi affascinato dal racconto che egli mi fece dei tanti e crudeli tentativi del regime di spegnere la luce di Nelson. Nei suoi 27 anni passati a spaccare pietre fra Robben Island e altre carceri, con le cornee bruciate dalle polveri dei sali, con le angoscianti notizie sulla sorte di sua moglie e sulle torture e i massacri dei suoi compagni, Mandela fu costantemente sottoposto a offerte di libertà su condizioni: firma questo, rinuncia a quello, impegnati a non dire più quest’altro, compromettiti anche solo un poco, media sulla tua fanatica adesione ai principi… e avrai la libertà, e salverai i tuoi compagni dalle sevizie, e tornerai nelle braccia di quella povera donna là fuori. Immaginate, se potete, cosa significhi dover scegliere in quelle condizioni, consapevole che la probabile alternativa era la morte in cella e il buio per milioni di neri. Ma Nelson Rolihlahla Mandela disse sempre no. Al principio morale non si deroga mai, neppure in una microscopica percentuale. Non si possono “servire due padroni”. Nelson sapeva allora che la convivenza della rettitudine con l’occasionale cedimento al vizio, e cioè quello che gli veniva proposto, avrebbe certamente portato grandi benefici nel breve termine a tutta la sua gente, ma danni indicibilmente superiori nel lungo termine. Poi fu liberato, e cadde nelle mani del Fondo Monetario Internazionale e dei ‘pedagogisti’ politici del Washington Consensus: cambiò, tanto, forse era, a quel punto, veramente sfibrato. Di fatto fu il tracollo, la storia politica ed economica del Sudafrica del Presidente Mandela è stata deplorevole, vergognosa, ma non è questo il luogo in cui trattarla. La rovina di quell’immenso eroe civico e di tutto il suo popolo fu proprio l’accettazione da parte di se stesso e da parte dei suoi sostenitori, negli anni della sua ascesa al potere, del paradigma che ho spiegato sopra, precisamente quello: “va bè, non è immacolato, ma senza di lui sarebbe peggio”. La Storia non si fa coi se, ma sono profondamente convinto che se la sua gente gli avesse gridato in massa di rimanere cocciutamente fedele ai principi morali a 360 gradi della sua prigionia, e se anche nel nome di ciò Nelson Mandela non fosse mai stato presidente, il futuro del Sudafrica non sarebbe l’incubo odierno di 10 milioni di persone senza acqua né elettricità, di violenza inaudita nero su nero, e di soffocamento a tempo indeterminato nelle morse di un regime ben peggiore dell’Apartheid, quello Neoliberale.
Che la vittoria nel tiro alla fune del realismo ("hanno falle, ma dopotutto sono utili") contro la coscienza ("utile è solo il principio morale senza deroghe") abbia sempre portato (come porterà nel caso dei vostri paladini e dei social networks) a danni immani nel lungo termine, è dimostrato da molte altre istanze, che esse siano la deplorevole discesa nel compromesso dei sindacati occidentali da 30 anni a questa parte nel nome del realismo economico, o del movimento dei neri americani dopo la morte di Luther King nel nome dell'accesso all'American Dream, oppure la diluizione del principio della sacralità dei beni comuni come l’acqua, la salute e l’istruzione nel nome dell'efficienza. In ciascuno di questi casi una folta schiera di pensatori realisti aveva sostenuto, gridato, che pretendere l'integrità morale a 360 gradi da sindacati, leader di minoranze, o gestori del bene pubblico, cioè dirgli "o così oppure tanto vale senza", era "una pericolosa devianza fanatica che finisce per cancellare dalla società anche quel poco di buono che c’è". Nulla di più errato, e infatti nel lungo termine siano giunti all'epoca della svendita del diritto al lavoro, alla permanenza della schiavitù da salario, al razzismo non più per colore ma per accesso ai consumi, e all'idea aberrante che la vita stessa si possa privatizzare.
E dunque, quando io sostengo che nell’interesse della fibra etica della nostra collettività nel lungo termine sarebbe sicuramente meglio che sparisse Report se Report deve essere Milena Gabanelli, o il Fatto se il Fatto deve essere Marco Travaglio, o i blog/social networks se devono essere Grillo e Facebook, non bestemmio affatto. Per salvare l’Italia sarebbe augurabile che esistesse un nugolo di anonimi cittadini coi piedi fermamente puntati sull’idea che il principio morale deve essere mantenuto a 360 gradi, sempre, a qualsiasi costo, in ogni azione e verso chiunque, piuttosto che bearci di una folla immane guidata dai paladini part time che voi perdonate.
Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info/
paolobarnard.info/
C’è un dubbio fondamentale che perseguita le menti di tanti lettori intelligenti e coscienziosi, non scherzo, non c’è ironia. Essi sanno bene che, a dir la verità, diversi fra i nomi che costellano la loro progressione civica e intellettuale sono non proprio immacolati, eppure servono. Travaglio pecca di arroganza, è un filosionista quindi paladino di una giustizia part time, si dimostra omertoso coi suoi compagni di merende, non parla mai del vero Potere, il suo giornale meno che meno, ci annebbia la vista ipertrofizzando Berlusconi. Ma è innegabile che senza di lui migliaia di cittadini, soprattutto i giovanissimi, non avrebbero mai avuto le conoscenze per combattere l’odierna Casta, poiché Travaglio è a tutti gli effetti un cronista che morde duro alle calcagna del clan di Arcore. I lettori sanno che Milena Gabanelli… oddio, avete letto Dagospia l’altro giorno? Che brutto l’inciucio della signora di Report con Prodi, la Sogin e Massimo Romano; se è tutto vero c’è da preoccuparsi tanto. E poi che fastidio la vicenda con Barnard e Censura Legale, una bruttissima macchia per lei. E le puntate pro Tav e quella sul debito pubblico? Ohi, ohi…
Così come la culla craxiana da cui la paladina proviene, non proprio un pedigree da paladina, appunto. Ma se togli Report cosa rimane in Italia? Senza le puntate di Milena, è innegabile, c’è il buio, la morte civile in Tv. I lettori sanno altresì che Antonio Di Pietro ha firmato lo scandaloso Trattato di Lisbona, che maneggia i denari di partito con una certa disinvoltura, che quel suo figlio lo ha a dir poco allevato male e protetto troppo, che sguazza nel fango inquietante della Casaleggio Associati, con tutte quelle connessioni in Telecoms e banche d’investimento (leggi la Mafia maggiore), e che l’ex magistrato puzzicchia un poco (tanto) di giustizialista di destra. Eppure Tonino fa battaglie che non si possono non condividere, e di nuovo va detto che se togli lui, alle urne che si fa? Grillo, mamma mia, neppure inizio, già sapete, i miliardi, il merchandising alla Vanna Marchi, le sparate nel mucchio, la censura sul suo blog, la “gestione fascistoide delle sue liste”, la Cultura della Visibilità replicata… Ma anche Beppe rappresenta in Italia una sponda fortissima che ha fermato il naufragio dei Movimenti dopo il 1999 e dopo il flop di Nanni Moretti, l’unica così potente a dir la verità. Facebook, in ultimo, si sa che è uno strumento di obnubilazione di massa, che ha strappato ai cittadini la più immensa banca di dati personali nella Storia (se la ridono alla CIA, Microsoft, Telecoms, e ITCompanies, o i tipi alla Bearing Point, Murdoch, Pio Pompa ecc.) e che sta esasperando il rovinoso attivismo di tastiera. Tutto vero, però è Facebook e non altri che permette oggi a tantissimi membri della famosa ‘massa’, e di nuovo ai ragazzini/ragazzine, di essere raggiunti dalle parole dei sopraccitati, dei dissidenti, dalle notizie censurate, e anche dalle tue di parole caro Barnard, cosa che non sarebbe mai accaduta senza. Allora, sono da tenere o da buttare tutti costoro?
Qui sta il dilemma di tanti. Esso alberga in quell’angolo recondito dell’anima dove ha luogo un fastidioso tiro alla fune fra la coscienza (“non sono puliti, non fidarti”) e il realismo (“sarà anche, ma sono utili però”). La coscienza reclama l’integrità morale sopra ogni cosa, il realismo la considera, al contrario, una pericolosa devianza fanatica che finisce per cancellare dalla società anche quel poco di buono che c’è. E Barnard ne incarna il peggio, alcuni dicono, fosse per lui avremmo un mondo senza Marco, Milena, Tonino, Beppe e neppure Facebook. Bella roba. Voglio rispondere a quel dilemma, una volta per tutte, è terribilmente importante. E vi dico subito che la vittoria nel tiro alla fune delle forze del realismo è una catastrofe, le cui propaggini precedono nel tempo il fenomeno dei ‘paladini’ dell’Antisistema e le cui conseguenze pagherete terribilmente care. Per capire cosa sto dicendo considerate Striscia la Notizia, il Costanzo Show, le Iene. Questi fenomeni di comunicazione di massa ricalcano perfettamente gli ingredienti dei sopraccitati fenomeni di comunicazione alternativa. Vi si trova infatti un abile mix di negativo e positivo, talmente abile che il medesimo dilemma assale altri cittadini: sì, sono buffonate, è tutto per far soldi, Costanzo è un padrino piduista, tritano tette culi e gossip caciarone… ma... Ma a dire il vero Striscia e le Iene denunciano una valanga di porcherie a milioni di cittadini (a delle audience mille volte la nostra) che altrimenti non le saprebbero mai, e i politici rispondono in fretta; a dire il vero hanno il coraggio (e i soldi) di sputtanare un sacco di malfattori su segnalazioni di persone comuni, cosa che il Corriere o il TG1 e neppure il Fatto farebbero mai, ed è questo lo stare dalla parte della ‘gente’; a dire il vero l’Italia è costellata oggi da migliaia di famiglie che devono la loro salvezza o perlomeno un aiuto vitale a Greggio, Lucci, o a Costanzo. E non fu quest’ultimo che portò in televisione per primo la lotta contro la discriminazione dei sieropositivi? Non ha proprio lui contribuito all’accettabilità dei disabili, degli emarginati, degli ammalati portandola per decenni nei salotti dell’Italietta discriminatoria e razzista? Ed ecco che milioni di italiani degni risolvono quel loro tiro alla fune col medesimo realismo che nell’Alternativa assolve Travaglio, Grillo e Facebook: ok, hanno mille difetti, ma alla fine fanno una montagna di cose giuste, punto.
Lo so che siete già schizzati in avanti con la risposta, ma vi blocco. Attenti. Vi è facile scartare queste ultime conclusioni seppellendole con una montagna di critiche all’abiezione del sistema massmediatico Mediaset, dopotutto lo amministra “il diavolo”, dico bene Tonino? Ma chiedo: se riuscite per un attimo a rimanere osservatori esterni, distaccati, potete forse evitare di vedere che il paradigma dell’assoluzione di Striscia, Iene e Costanzo è identico a quello che invece così generosamente applicate a Grillo, Gabanelli e Co.? Non è forse vero che in entrambi i casi entra in funzione una bilancia sui cui piatti è stato messo il male e il bene, e che si è fatta pendere dalla parte del bene nel nome di un interesse collettivo superiore? Lo fate voi coi paladini e con Facebook, ma lo fanno milioni di altri esseri umani degni con Ricci, Blasi e Costanzo. Forse che il vostro interesse è di natura superiore al loro?
Eppure la cosa è, e vi è, ovvia: voi stessi argomentereste subito, in un dibattito con i fans dei paladini di Striscia e Co., che il danno complessivo e a lungo termine che il Sistema massmediatico berlusconiano fa alla società è immensamente superiore ai vantaggi a breve termine delle loro battaglie civiche e di denuncia. Gli direste che, parafrasando il Vangelo, “non puoi servire due padroni”, o stai dalla parte della morale civica sempre oppure non vali nulla; non puoi da una parte rimestare Vippismo e culi e dall’altra predicare virtù; il mix che ne esce è mefitico, la gente ne viene inquinata, anzi, peggio, in essa si innesta una dissociazione percettiva fatale, quella che avvalla il fatto che se con una mano fai il bene con l’altra puoi anche lordare il tuo mondo, te lo si perdona.
Bene, ogni singola parola scritta sopra io ve la rigiro sui vostri paladini e su Facebook. Chi come loro è morale part time; chi è mosso da compassione da questa parte ma spietato da quell’altra; chi sfodera la spada con quei potenti ma fa lo stuoino con questi altri; chi si batte per i diritti di qua ma affossa quelli di là; chi grida alla censura contro i suoi compagni ma si zittisce su quella contro i suoi avversari; chi grida i fatti di questo potere ma tace su quelli dell’altro Potere; o chi regala libertà di sapere a milioni mentre incatena i medesimi milioni dietro le spalle, produce nel lungo termine un danno alla fibra etica della collettività che è immensamente superiore a qualsiasi beneficio nel breve termine. Perché, sia chiaro e scolpito nella memoria: dal principio morale esteso a 360 gradi non ci si dissocia mai se si vuole veramente cambiare la Storia, a costo di soccombere per anni, secoli. Perché solo una cosa, e una cosa sola, può alterare la corruttibilità della nostra epoca: persone che sappiano aderire a quel principio morale a qualsiasi costo, sempre, e non part time.
Non so pensare a un esempio migliore per illustrare ciò della parabola di Nelson Rolihlahla Mandela, che è qui terribilmente illuminante. Quell’uomo fu una luce per l’Africa e per l’umanità intera finché mantenne una fanatica adesione al principio morale a 360 gradi. Divenne poi un deplorevole zimbello nell’istante in cui si perdonò, e gli fu perdonato, di essere una luce part time, perché, si disse, “va bè, intanto è utile però”. Nel 1994, quando ero in Sudafrica come corrispondente, parlai a lungo con Kader Asmal, membro del Comitato Esecutivo Nazionale dell’ANC di Mandela, e rimasi affascinato dal racconto che egli mi fece dei tanti e crudeli tentativi del regime di spegnere la luce di Nelson. Nei suoi 27 anni passati a spaccare pietre fra Robben Island e altre carceri, con le cornee bruciate dalle polveri dei sali, con le angoscianti notizie sulla sorte di sua moglie e sulle torture e i massacri dei suoi compagni, Mandela fu costantemente sottoposto a offerte di libertà su condizioni: firma questo, rinuncia a quello, impegnati a non dire più quest’altro, compromettiti anche solo un poco, media sulla tua fanatica adesione ai principi… e avrai la libertà, e salverai i tuoi compagni dalle sevizie, e tornerai nelle braccia di quella povera donna là fuori. Immaginate, se potete, cosa significhi dover scegliere in quelle condizioni, consapevole che la probabile alternativa era la morte in cella e il buio per milioni di neri. Ma Nelson Rolihlahla Mandela disse sempre no. Al principio morale non si deroga mai, neppure in una microscopica percentuale. Non si possono “servire due padroni”. Nelson sapeva allora che la convivenza della rettitudine con l’occasionale cedimento al vizio, e cioè quello che gli veniva proposto, avrebbe certamente portato grandi benefici nel breve termine a tutta la sua gente, ma danni indicibilmente superiori nel lungo termine. Poi fu liberato, e cadde nelle mani del Fondo Monetario Internazionale e dei ‘pedagogisti’ politici del Washington Consensus: cambiò, tanto, forse era, a quel punto, veramente sfibrato. Di fatto fu il tracollo, la storia politica ed economica del Sudafrica del Presidente Mandela è stata deplorevole, vergognosa, ma non è questo il luogo in cui trattarla. La rovina di quell’immenso eroe civico e di tutto il suo popolo fu proprio l’accettazione da parte di se stesso e da parte dei suoi sostenitori, negli anni della sua ascesa al potere, del paradigma che ho spiegato sopra, precisamente quello: “va bè, non è immacolato, ma senza di lui sarebbe peggio”. La Storia non si fa coi se, ma sono profondamente convinto che se la sua gente gli avesse gridato in massa di rimanere cocciutamente fedele ai principi morali a 360 gradi della sua prigionia, e se anche nel nome di ciò Nelson Mandela non fosse mai stato presidente, il futuro del Sudafrica non sarebbe l’incubo odierno di 10 milioni di persone senza acqua né elettricità, di violenza inaudita nero su nero, e di soffocamento a tempo indeterminato nelle morse di un regime ben peggiore dell’Apartheid, quello Neoliberale.
Che la vittoria nel tiro alla fune del realismo ("hanno falle, ma dopotutto sono utili") contro la coscienza ("utile è solo il principio morale senza deroghe") abbia sempre portato (come porterà nel caso dei vostri paladini e dei social networks) a danni immani nel lungo termine, è dimostrato da molte altre istanze, che esse siano la deplorevole discesa nel compromesso dei sindacati occidentali da 30 anni a questa parte nel nome del realismo economico, o del movimento dei neri americani dopo la morte di Luther King nel nome dell'accesso all'American Dream, oppure la diluizione del principio della sacralità dei beni comuni come l’acqua, la salute e l’istruzione nel nome dell'efficienza. In ciascuno di questi casi una folta schiera di pensatori realisti aveva sostenuto, gridato, che pretendere l'integrità morale a 360 gradi da sindacati, leader di minoranze, o gestori del bene pubblico, cioè dirgli "o così oppure tanto vale senza", era "una pericolosa devianza fanatica che finisce per cancellare dalla società anche quel poco di buono che c’è". Nulla di più errato, e infatti nel lungo termine siano giunti all'epoca della svendita del diritto al lavoro, alla permanenza della schiavitù da salario, al razzismo non più per colore ma per accesso ai consumi, e all'idea aberrante che la vita stessa si possa privatizzare.
E dunque, quando io sostengo che nell’interesse della fibra etica della nostra collettività nel lungo termine sarebbe sicuramente meglio che sparisse Report se Report deve essere Milena Gabanelli, o il Fatto se il Fatto deve essere Marco Travaglio, o i blog/social networks se devono essere Grillo e Facebook, non bestemmio affatto. Per salvare l’Italia sarebbe augurabile che esistesse un nugolo di anonimi cittadini coi piedi fermamente puntati sull’idea che il principio morale deve essere mantenuto a 360 gradi, sempre, a qualsiasi costo, in ogni azione e verso chiunque, piuttosto che bearci di una folla immane guidata dai paladini part time che voi perdonate.
Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info/
Re: L'ITALIA
Ora, sull'ultimo numero del "Venerdì" di Repubblica, mi viene in soccorso la memoria storica di Curzio Maltese, che mi ricorda chi - oltre all'attuale leader del "Partito dell'Amore", ha usato, nel corso degli ultimi 80 anni, l'espressione "campagna d'odio". Gli esempi riportati da Curzio Maltese non sono, purtroppo, molto edificanti. Ecco un estratto dall'articolo di Curzio Maltese:
"E' in atto una campagna d'odio contro di me, il fascismo e l'Italia»
(Benito Mussolini, discorso al Senato, 1932).
«Gli ebrei alimentano una campagna di odio internazionale contro il governo. Gli ebrei di tutto il mondo sappiano: questo governo non è sospeso nel vuoto, ma rappresenta il popolo tedesco. Chi lo attacca, offende la Germania»
(Adolf Hitler, programma nazionalsocialista, 1933).
Ho cominciato dalle citazioni per ricordare chi sono i due inventori della più fortunata formula del moderno vittimismo politico: «campagna di odio». In tempi più recenti, i razzisti degli Stati del Sud accusarono Martin Luther King di aver lanciato «una campagna d'odio contro i bianchi».
Osama bin Laden parla nei suoi messaggi della «campagna d'odio dell'Occidente contro l'Islam». Tutto questo per spiegare perché rabbrividisco ogni volta che sento l'espressione «campagna d'odio» in bocca a un politico. Non verrebbe mai in mente a una persona pacifica. Neppure in presenza di una vera campagna d'odio nei suoi confronti.
Martin Luther King per esempio non l'ha mai usata. La ragione è ovvia. Chi si sente non oggetto di una critica legittima, ma vittima di un'ondata di odio che minaccia la sua stessa vita, si autorizza immediatamente a qualsiasi rappresaglia. Per molti giorni, una campagna mediatica ha diffuso la demenziale equazione fra la critica politica e giornalistica al premier e l'aggressione di piazza del Duomo. Quasi che Pier Luigi Bersani o Repubblica fossero i mandanti di Massimo Tartaglia. Ora, fra l'uomo disturbato che ha aggredito Berlusconi e l'opposizione politica al premier - è ridicolo ma necessario precisarlo - non esiste alcuna relazione. Mentre ne esiste una strettissima, da mandante a esecutore, fra Silvio Berlusconi e Vittorio Feltri, uno che distrugge la vita delle persone, come nel caso Boffo, e dopo tre mesi dice che si trattava solo dí fesserie.
Sembra Johnny Stecchino: «D'accordo, gli ho ammazzato la moglie, ma poi gli ho chiesto scusa...». Questo a proposito del clima d'odio e di violenza. Eppure il Corriere della Sera o il TgUno non hanno dedicato una riga di commento a denunciare i responsabili della barbarie che avanza. Guarda caso. Chiunque svolga un'attività pubblica sa per esperienza personale che purtroppo il mondo è pieno di spostati. Questa era l'unica morale che si poteva onestamente trarre dall'episodio di Milano. Il resto è infamia.
(da Curzio Maltese - Venerdì di Repubblica)
Porca miseria questo articolo è coi fiocchi!!!!
"E' in atto una campagna d'odio contro di me, il fascismo e l'Italia»
(Benito Mussolini, discorso al Senato, 1932).
«Gli ebrei alimentano una campagna di odio internazionale contro il governo. Gli ebrei di tutto il mondo sappiano: questo governo non è sospeso nel vuoto, ma rappresenta il popolo tedesco. Chi lo attacca, offende la Germania»
(Adolf Hitler, programma nazionalsocialista, 1933).
Ho cominciato dalle citazioni per ricordare chi sono i due inventori della più fortunata formula del moderno vittimismo politico: «campagna di odio». In tempi più recenti, i razzisti degli Stati del Sud accusarono Martin Luther King di aver lanciato «una campagna d'odio contro i bianchi».
Osama bin Laden parla nei suoi messaggi della «campagna d'odio dell'Occidente contro l'Islam». Tutto questo per spiegare perché rabbrividisco ogni volta che sento l'espressione «campagna d'odio» in bocca a un politico. Non verrebbe mai in mente a una persona pacifica. Neppure in presenza di una vera campagna d'odio nei suoi confronti.
Martin Luther King per esempio non l'ha mai usata. La ragione è ovvia. Chi si sente non oggetto di una critica legittima, ma vittima di un'ondata di odio che minaccia la sua stessa vita, si autorizza immediatamente a qualsiasi rappresaglia. Per molti giorni, una campagna mediatica ha diffuso la demenziale equazione fra la critica politica e giornalistica al premier e l'aggressione di piazza del Duomo. Quasi che Pier Luigi Bersani o Repubblica fossero i mandanti di Massimo Tartaglia. Ora, fra l'uomo disturbato che ha aggredito Berlusconi e l'opposizione politica al premier - è ridicolo ma necessario precisarlo - non esiste alcuna relazione. Mentre ne esiste una strettissima, da mandante a esecutore, fra Silvio Berlusconi e Vittorio Feltri, uno che distrugge la vita delle persone, come nel caso Boffo, e dopo tre mesi dice che si trattava solo dí fesserie.
Sembra Johnny Stecchino: «D'accordo, gli ho ammazzato la moglie, ma poi gli ho chiesto scusa...». Questo a proposito del clima d'odio e di violenza. Eppure il Corriere della Sera o il TgUno non hanno dedicato una riga di commento a denunciare i responsabili della barbarie che avanza. Guarda caso. Chiunque svolga un'attività pubblica sa per esperienza personale che purtroppo il mondo è pieno di spostati. Questa era l'unica morale che si poteva onestamente trarre dall'episodio di Milano. Il resto è infamia.
(da Curzio Maltese - Venerdì di Repubblica)
Porca miseria questo articolo è coi fiocchi!!!!
Re: L'ITALIA
sono rimaste in poche le persone che ancora si oppongono a questa bella personcina che è Berlusconi... ma per fortuna qualcuno che muove una vera critica ancora c'è
zeelfs- Divinità Capo di Skins Italian Forum
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Re: L'ITALIA
breve e conciso. dice tutto.
CiGNeTTa- Divinità Capo di Skins Italian Forum
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